Folle. Era tutto folle. E dannatamente pericoloso.
Fae Lavigne era una donna molto esile, dai lunghi capelli bruni, occhi grandi e con un sorriso timido. Gesticolava nervosamente e Gabriel non sapeva spiegarsi se fosse una sua caratteristica specifica, oppure se si sentisse tanto nervosa a causa della loro presenza. Anche Luke Grey era una novità, per lui, ma la percepiva alla stregua di un'interferenza sullo sfondo, un elemento di disturbo all'interno della vista periferica.
Folle. Erano tutti dei folli. Che cosa avrebbero ottenuto da quella storia? Per quanto anche Blaze potesse vantare una situazione economica e sociale stabile, restava un puntino insignificante al confronto con i Paxton. E lui li stava mettendo tutti in pericolo, Fae compresa.
La sua totale attenzione venne catturata, ancora, da lei, che ricordava essere un'infermiera, e che stava versando loro del caffè, tentando di centrare le tazze. Caffè americano: solo l'odore gli dava fastidio, ma evitò di commentare alcunché per evitare di apparire troppo scortese. Si sentiva, tuttavia, scortese. Scontroso. Irritabile e irritante. Stizzito. Infastidito.
Detestava ogni cosa, ogni angolo della stanza in cui Fae li aveva accolti, dai soprammobili in ceramica che sembravano essere usciti fuori dagli anni Ottanta, ai piattini appesi alle pareti che raffiguravano ritratti di gattini e che gli ricordarono paurosamente la stanza delle torture di Dolores Umbridge.
Fae parve seguire la direzione del suo sguardo, per poi riportarlo su di lui. «Mia madre ha un gusto per l'arredamento alquanto eccentrico.»
Gabriel aggrottò la fronte. Non aveva importanza chi avesse arredato la casa, il divano in stile anni Settanta, con tanto di rivestimento in poliestere, per quanto potesse risultare carino – per alcuni – con la sua fantasia a fiorellini di campo, gli stava facendo sudare l'interno e la parte posteriore delle cosce, facendolo scivolare sulla seduta, impedendogli di ragionare in maniera lucida.
Era troppo distratto da troppi fattori, primo fra tutti il fatto che ricordava fin troppo bene Fae Lavigne. Lei si ricordava di lui? Magari si sentiva braccata da qualcuno che stava pretendendo qualcosa da lei, anche se quel qualcuno, per primo, non aveva mai avuto le palle di mettersi in gioco? «È carino.»
Blaze si schiarì la gola: era certo che non se la fosse bevuta.
Blaze. Blaze che lo coccolava, lo abbracciava. Blaze che lo faceva sentire accolto. Era piacevole, troppo. Era spaventoso, tanto.
Fae fece scattare lo sguardo sull'uomo, prima di riportarlo su di lui. «Come stai?»
Si irrigidì all'istante, i pensieri si azzerarono, il sangue fluì veloce al cervello, facendolo sentire ancora più accaldato. Come stava? Non lo sapeva neppure lui come stava, da quando aveva parlato con Blaze il mondo aveva cominciato a girare troppo vertiginosamente, dandogli l'impressione che si stesse perdendo troppi dettagli importanti della sua stessa vita.
La sua vita: non quella di qualcun altro, non quella che aveva rubato a qualcun altro.
La sua vita. La sua vita con troppi angoli bui, troppe cose non dette e non affrontate.
La sua vita con Drake e Lucy. Martha. E Blaze. Una vita piena come non lo era mai stata e che gli faceva paura. Ma non aveva alcuna intenzione di dire tutto ciò a Fae. «Seduto.»
Blaze si schiarì di nuovo la gola. Avrebbe voluto rispondere a tono pure a lui. Detestava quella situazione, detestava l'idea che così tante persone fossero venute a conoscenza dei suoi segreti, delle sue paure. Delle sue debolezze. Detestava l'idea di dover dimostrare di essere forte e rischiare di vedersi fallire – ancora. Ma, più di tutto, era spaventato all'idea di ciò che Blaze avrebbe tratto da tutta questa storia. Gli aveva ripetuto più volte che non si sarebbe “stancato” di lui, ma tutti si erano sempre stancati di lui.
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FIREFLY ~ Una Luce Nel Buio
Genç Kız Edebiyatı«Mi piacerebbe riuscire a non farti sentire più solo. Mi piacerebbe che trovassi qui, con me, il tuo posto nel mondo.»