Questa è solamente una traduzione, i diritti vanno tutti all'autrice/ore. Fatemi notare errori. ▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃▃
【Capitolo Due】
62 DC
A cinque anni, Baelon si riconcilia con una brutta verità: i bambini sono orribili—le bambine, ancora di più.
Non c'è gioia nell'essere un fratello maggiore, alle prese con una patata gorgogliante e troppo cresciuta che non fa altro che piangere e gocciolare e—inspiegabilmente—lo trova ovunque si nasconda. Non c'è modo di sfuggire ad Alyssa, non c'è tregua dai passi irregolari della sua andatura, dalle gambe mollicce e tozze che riescono a trasportarla da un'ala all'altra del castello.
Quando Aemon è libero dai suoi studi, correndo nel cortile per un'ora di gioco, lei è lì. Sempre lì. Gli strattona i pantaloni con mani grasse e afferranti finché non cade, e Aemon non è che un puntino che si restringe all'orizzonte.
Come si lamenta! Si struscia nel fango come un cane ferito, sporcando i suoi bei vestiti e i suoi capelli d'oro. Non basta mai che le infermiere la aiutino—no. È lui che lei invoca; è lui che deve avvicinarsi alla piccola massa che si dimena e sollevarla in piedi.
La principessa non vuole che sia altrimenti.
Baelon è lì quando lei ha fame. Baelon è lì quando è triste. Baelon è lì a salire sul suo lettino quando si sveglia di notte, scuotendo i pilastri della sua gabbia finché non si infila sotto le coperte e la scalda contro il suo petto.
Non c'è gioia nell'essere un fratello maggiore. Non c'è riposo.
Ma...
Baelon non odia il modo in cui lei gli stringe le dita mentre dorme.
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