«Non dovrebbe esserci problema per oggi... no... no... sì... te l'ho detto, ci vediamo al solito posto, alle sette... va bene, va bene.... Ah senti... ci sarebbe ancora una cosa....»
Carlo sta parlando al cellulare da un'ora circa e Alessia comincia a essere seccata. Gli fa cenno di tagliare.
Lui alza le spalle e allarga un braccio come per dire che non può.
Alessia si scosta da lui e si allontana un poco sulla panchina, corrucciata. Hanno un'ora e mezza per vedersi e lui impiega i tre quarti del tempo a chiacchierare con Gioele.
Finalmente Carlo chiude la comunicazione e si mette il cellulare in tasca.
Silenzio.
Alessia prova a ravvivare la conversazione: «Dove devi andare stasera alle sette?»
«In palestra, al solito» risponde l'altro quasi sgarbato. Arriva un messaggio e lui sfodera di nuovo il cellulare, legge il messaggio e comincia a rispondere.
Alessia guarda il volto triste di Carlo. È un biondino grazioso, magrissimo, con l'aria sempre arrabbiata.
«Scusa» dice lei confusa. Gli si accosta un poco mettendogli un braccio dietro la spalla.
Lui rimane lì, rigido come un baccalà a finire la risposta al cellulare. Poi, rimettendolo in tasca, sospira.
«Sei arrabbiato?» chiede Alessia.
«No. Non più del solito» dice lui.
Negli ultimi tempi, la maggior parte del tempo tra i due passa nel silenzio. Alessia ha la sensazione che le cose tra loro non vadano più tanto bene, eppure lui le telefona sempre per uscire. Poi quando sono insieme sfodera quell'aria triste da vittima, sospira continuamente e non le dice niente.
«C'è qualcosa che non va?» decide di chiedergli.
Lui sospira nuovamente poi si volta a guardarla con un'espressione indecifrabile. I suoi occhi grigi si muovono nervosamente a scatti come se cercasse qualcosa o qualcuno e non lo trovasse. Poi improvvisamente le prende le mani: «Senti Alessia ti devo dire una cosa»
«Ci siamo» dice lei tra sé e sé, mentre un'ondata di lacrime calde le invade gli occhi e le annebbia la vista.
«Tu sei fantastica» attacca lui «E io mi sono divertito un sacco con te.... Abbiamo fatto delle cose... divertenti... Ma lo sai... io... Non mi sento... come dire... cioè... è colpa mia, lo so... perché io mi sento... un po' sfigato... e tu sono sicuro che hai delle altre prospettive...»
«Non capisco» fa Alessia ricomponendosi.
«Cioè, io voglio dire che tu sicuramente puoi stare con qualcuno che sia meglio di me...» balbetta lui.
«Se esco con te è perché sto bene...» dice Alessia con la voce rotta «cioè, io mi trovo bene con te.»
«Dai, lo so benissimo che ti annoi e che ci vediamo solo perché stiamo insieme...»
«Scusa» fa lei sorridendo «è evidente che usciamo perché stiamo insieme....»
«Ma no... cioè... voglio dire che non ti devi sentire obbligata a uscire con me se non hai voglia di vedermi....»
«Ma io ho voglia di vederti» fa lei.
Lui si rabbuia e si raccoglie irritato in se stesso.
«Certe volte ho l'impressione che tu non abbia voglia di uscire con me» conclude alla fine.
«Diciamo qualcosa di sensato» fa lei un po' più rigida.
«Lo so che sono noioso, che non sono interessante.... Che stare con le tue amiche ti piace di più... sarebbe bello che tu ci mettessi un po' più di entusiasmo...» fa lui un po' acido.
«La smetti di farla così tragica?» sbotta improvvisamente Alessia «Tu vai bene come sei. Mi piaci così. Non ti vorrei in un altro modo»
Carlo fa una smorfia di disappunto.
«Faccio schifo come ragazzo. Non so fare il fidanzato. Mi sento sempre in imbarazzo quando sono con te. Tu sei intelligente, vai bene a scuola, sai sempre quello che devi fare. Mi sembra di essere il tuo rimorchio e che tu mi consideri un buono a nulla...»
Alessia sorride stupita: «Ma io non faccio proprio niente. Io sono così e basta. Tu sei così e basta. Stiamo insieme come siamo: che cosa dovrei cambiare?»
Carlo evita il suo sguardo e comincia a tormentarsi i pollici.
«Non devi cambiare proprio niente. Sono io che dovrei cambiare. Dovrei essere più deciso, più... più... non so» e si asciuga una lacrima.
Alessia d'impeto lo abbraccia. Lui si scosta,.
«Comunque ho deciso che mi voglio prendere una pausa» comunica. Gli tremano le mani.
Alessia lo guarda senza parole.
«Che cosa?» chiede aggressiva.
«Quello che ho detto. Voglio pensarci un momento. Non è che voglio lasciarti... ma ho bisogno di stare un po' per conto mio»
Alessia si strofina nervosamente gli occhi.
«Sarebbe la prima decisione autonoma che prendi...» le scappa, cattiva.
Lui la guarda irritato: «Vedi? Questo è quello che pensi di me»
«Ma dai, Carlo. C'è qualcun'altra?» chiede lei.
Lui arrossisce: «Ma che dici?»
«Come si chiama? Chi è?»
«Non c'è nessun'altra» fa lui più debolmente.
Alessia lo guarda, nauseata.
«Ti credevo un'altra persona, Carlo» dice alla fine.
Lui alza le spalle: «Ti sbagli. Ti sbagli di grosso. Ho i miei casini. Non voglio coinvolgerti»
Alessia ride.
«Allora, guarda, tieniti i tuoi casini. Ma questa non è una pausa. È una fine»
Lui comincia a singhiozzare: «No, aspetta...»
«Devi ancora imparare che cosa vuol dire voler bene a una persona. Tu hai giocato con me proteggendoti dietro la tua debolezza. Ma in realtà sei un vigliacco. Ti piace qualcun'altra e non hai neanche il coraggio di dirmelo» gli sputa addosso.
Carlo le lascia i polsi e si gira quasi da un'altra parte: «Alessia, non è vero. Non c'è nessuna. Nessuna. Sono io che non vado. Io che non funziono. Mi sento soffocare quando usciamo insieme.»
Alessia lo guarda con aria di compatimento. Ma dentro di lei si è rotto qualcosa.
«Dunque è finita?» chiede.
Lui non risponde. Si tormenta le mani.
«Dammi un po' di tempo» le chiede.
«Tutto il tempo che vuoi» gli risponde amara: «Guarda, io vado, ti lascio tranquillo. Così puoi pensare con comodo. Non so però se mi trovi quando hai finito»
«Non farla tanto lunga» sbotta lui quasi irritato «Solo un po' di tempo...»
Alessia salta su come una vipera: «Prima mi fai tutta la manfrina, io inadeguato di qua e di là, non ti merito e bla bla, poi mi fai quasi capire che c'è qualcosa... anzi qualcuna di storto, poi mi dici che vuoi interrompere per un po', però vuoi che io me ne stia buona lì ad aspettare che la tua testa vada per il verso giusto? Ma fammi il piacere, Carlo»
Carlo si morde l'unghia dell'indice. Quando alza lo sguardo ha un'espressione affranta. Alessia per un momento prova pena per lui. Sospira.
«Senti, lasciamo perdere. Mi dispiace, io ti volevo davvero bene, ma se tu non ti senti... Ciao»
Alessia si alza decisa e si allontana senza voltarsi.
Carlo sta per un momento seduto sulla panchina. Poi quando lei ha svoltato la via, si alza di scatto e prende a calci la panchina. Quindi si allontana nero in volto.

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Pensami un istante
ChickLitNon basta essere belli, popolari e desiderati per saper amare. Questo è quello che Mark imparerà a sue spese quando farà un incontro che gli sconvolge la vita...