Kate:
Siamo arrivati in hotel e purtroppo per la valigia non c'è stato niente da fare.
Per fortuna i documenti li avevo tutti nella borsetta, ma a parte i vestiti che indosso, non ho nient'altro.«Queste sono le chiavi delle vostre camere. Centodieci e centoundici.»
La ragazza della reception fa un sorriso e le consegna.
La ringraziamo e insieme andiamo verso l'ascensore, entrando poi in silenzio.
Dopo quello che è successo in aeroporto, non abbiamo più parlato, forse perché non sappiamo bene come comportarci a vicenda. Io ero un po' in imbarazzo, lui pensieroso.
Quando l'ascensore si apre, usciamo fuori per poi percorrere un lungo corridoio dove in entrambi i lati ci sono delle porte marroni con il numero della camera corrispondente.
Quando arriviamo alle nostre, ognuno di noi va si ferma davanti alla sua porta.
Lancio un'occhiata verso Ashton e nello stesso momento anche lui si gira verso di me, così distolgo lo sguardo e giro la chiave nella serratura, lui fa la stessa identica cosa.
Ma subito dopo lo guardo di nuovo e anche lui a me, come se entrambi stessimo pensando la stessa cosa.«Va tutto bene, vero?»
«Va tutto bene, vero?»Diciamo entrambi la stessa frase nello stesso identico momento, per poi guardarci a vicenda un po' scioccati.
Subito dopo scoppiamo a ridere.
Mi avvicino a lui, e il contrario, finché non siamo uno di fronte all'altra.Annuisco con un sorriso, felice che abbia pensato la stessa cosa. «Va tutto bene. Per te?»
«Stessa cosa.» Mormora, accennando un sorriso.
«Ti ho visto pensieroso.»
«E io, a te silenziosa.»
«Ero sovrappensiero anche io.»
«Dobbiamo comportarci come sempre.»
«Quindi, iniziare a litigare?» ci scherzo su e lui ride.
«Fra mezz'ora devo andare a una riunione, tu però puoi anche non venire, se vuoi. Fatti un giro, comprati qualche vestito e poi ci vediamo quando torno.»
«Sei sicuro?»
«Sì certo. Bruxelles è una bella città. Goditela un po'.»
«Be', da sola non è il massimo.» Mi stringo nelle spalle. «Ma ci proverò.»
«Ti raggiungo appena finisco e ceniamo insieme. Si tratta solo di qualche ora.»
Annuisco, con un sorriso. «Va bene. Allora, a dopo.»
«A dopo, Winnie.»
Gli sorrido per il nomignolo ed entro in camera.♡♡♡♡
Sto girando da sola per le strade di Bruxelles, da ore.
Ho passato tutto il pomeriggio in vari negozi e adesso ho tre buste in una mano e tre in un'altra, mentre cammino per la strada mi fermo a guardare la vetrina dell'ennesimo negozio.In genere non faccio molto shopping, ma dato che non ho più neanche una mutanda, sono stata praticamente costretta.
Sto guardando il manichino di una ragazza che indossa un abito rosso senza spalline, con uno scollo a cuore, fatto interamente di pizzo.
È stupendo.Sembra un abito da cerimonia e per un attimo mi immagino con quello addosso.
È aderente e mette in risalto tutte le forme.
Quindi no, non mi starebbe affatto bene, anzi probabilmente sarei a disagio.
Sì, decisamente.«Saresti bellissima con quello addosso.
Perché non lo misuri?» la voce maschile che sento dietro di me, mi fa sussultare, così mi giro di scatto.
Deglutisco e spalanco gli occhi quando vedo il ragazzo che stamattina mi è finito addosso a causa mia e di quello zaino.
Mi fa un sorriso e inclina la testa, poi guarda le buste che ho in mano e sgrana gli occhi.
«Hai svaligiato Bruxelles, per caso?» punta i suoi occhi su di me e io faccio un piccolo sorriso.
«Ho perso la valigia, quindi...»
Fa un passo verso di me e corruga la fronte guardandosi attorno, come se stesse cercando qualcuno.
«Dov'è il tuo ragazzo?»
«Ehm, quale ragazzo?» chiedo, confusa.
«Il ragazzo biondo che era con te stamattina» mi sorride e io arrossisco nel sentirlo nominare.
«Ashton non... Non è il mio ragazzo, io sono... sono la sua dipendente.»
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Scusa, ma non ricordo
RomanceKate Fischer ha continui vuoti di memoria causati da un incidente stradale. Questi "vuoti" sono abbastanza imbarazzanti, arrivano all'improvviso e durano la bellezza di qualche secondo, solo che possono diventare significativi se vuole lavorare per...