12. Sarà una bella giornata

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«Melanie, io non credo di riuscire a lavorare ancora per lui. Ieri è stato un completo disastro. Non riusciamo ad avere un dialogo, litighiamo ogni tre secondi.» Respiro forte e poi grido, frustrata. «È odioso!»

Mi guardo intorno e scopro parecchi sguardi rivolti verso di me. Ops, mi ero dimenticata di essere in un autobus pieno zeppo di persone e io mi sto sfogando al telefono con la mia migliore amica, come se fossi sul divano di casa, quando in realtà mi sto recando al lavoro.

«Kate, io ti conosco e quando tu pensi una cosa non ci metti molto a dirla in faccia. Dovresti controllarti un pochino.»

«Io, controllarmi? La colpa non è mia, è sua! Mi ha detto che sembro una bambina, solo perché sono arrossita con il suo complimento.»
Vedo una signora fissarmi insistentemente e mi accorgo di aver di nuovo alzato il tono di voce. Mi mantengo alla sbarra di ferro e caccio un piccolo urlo quando l'autista frena di scatto a un semaforo e per poco rischio di perdere l'equilibrio. 

«Cosa è stato?» chiede, allarmata.
«Niente, sono in autobus. Non ci sono posti liberi e sto viaggiando in piedi.»

«Okay, torniamo a noi. Allora perché sei arrossita?» usa un tono malizioso e io vado in tilt per la domanda diretta.
So già a cosa sta pensando e odio il fatto di averle parlato di lui così tanto spesso.

«Senti, non importa perché! Resta il fatto che non lo sopporto!» dico nervosa e quando la signora anziana continua a guardarmi male le faccio la linguaccia.
Che caspita.
Ora non si può neppure parlare in santa pace.

La donna spalanca gli occhi offesa e incrocia le braccia al petto guardandomi ancora peggio.
Che impicciona.
Mi giro dall'altra parte senza più guardarla e sbuffo spazientita.
«Non è che ti agita perché ti piace?»
Sgrano gli occhi e arrossisco dalla testa ai piedi.
«Assolutamente no!» ribadisco, convincendo persino me stessa. «È il mio capo. Desideravo lavorare per lui, ma non immaginavo fosse così...»
«Così bello?» fa una risatina e io una smorfia.
«No!»
«Così affascinante?»
«Melanie, smettila!»
«Ammetti, almeno, che quel bacio non ti sarebbe dispiaciuto affatto!» ridacchia.
«Ti sbagli. Ti sbagli completamente.»
Scoppia a ridere perché non riesco ad essere così convincente come vorrei.
Mannaggia a me.

«Va bene. Fingiamo che non sia così.
Parliamo di cose importanti: come sta il mio robot sexy?»
Da quando le ho detto di avere un robot in casa, è impazzita.
Ha voluto assolutamente la foto, dato che non ci siamo viste e adesso non fa altro che chiedermi di lui.

«Sempre uguale, ancora fermo in mezzo alla stanza. In effetti è un po' inquietante, ma credo di essermi abituata alla sua presenza.»

«Hai un raga... cioè, un robot super sexy che ti vuole saltare addosso e tu non ne approfitti?»
«Melanie sono single, non disperata!»

«Hai un capo strafigo e dici che è odioso, vivi con un robot sexy e dici che non ti interessa. Hai per caso novant'anni? Vuoi fare le ragnatele lì sotto?»
«Devo trovare la persona giusta. Persona...» specifico. «Non robot!»
«Kate, giuro ti voglio bene. Ma a momenti mi sembri una suora!»

«Ah, ah, ah. Che simpatica.»
Do uno sguardo fuori e noto che finalmente è la mia fermata. «Devo andare, sono arrivata. Un'altra giornata con il mio capo!» sospiro.
Intanto l'autobus si ferma e io scendo facendo un lungo respiro.
«Tieni a freno la lingua, mi raccomando.»

Sono scioccata.
«Ma stai dalla mia parte o dalla sua?Guarda che io sono dolce, è lui che mi fa arrabbiare» mentre parlo, cammino verso l'edificio, infuriata.

Melanie scoppia a ridere. «Stai calma e fai un bel respiro. Ripeti con me...
Sarà una bella giornata!»

«Sì certo. Sarà una brutta giornata...» nel mentre apro la porta e la guardia all'ingresso mi guarda malissimo, come suo solito.
Ma ciao anche a te!
«Kate!» mi riprende.
«Che c'è? Ho detto, bella giornata.»

Scusa, ma non ricordo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora