Capitolo 5

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Caldo. Troppo caldo. Beh, a maggio fa caldo. Ma non dovrebbe fare così tanto caldo. Mi sentivo male. In quel palazzo non c'era l'ascensore. Lui abitava all'ultimo piano. Precisamente il decimo. Non ce la facevo più. 

In un tempo che mi sembrò interminabile ci trovammo davanti a casa sua. Il vestito era decisamente troppo stretto. Non respiravo bene. Michele ancora stava trafficando nella borsa a tracolla che aveva per cercare le chiavi.

La mia vista si stava annebbiando sempre di più. Sentii lo scatto della serratura e poi nient'altro. Solo un tonfo e una fitta di dolore alla testa.

MICHELE'S POV.

Ero appena riuscito ad aprire la porta quando non sentii più la presa di lei sul mio braccio e subito dopo un forte rumore.

Merda. Era svenuta. Come...?

"Giulio! Vieni!" Chiamai il mio coinquilino per farmi dare una mano a portarla in casa mia.

"Che vuoi?! Stavo dorm..." Si fermò appena notò il corpo della ragazza a terra. "Che le hai fatto?"

"Che cazzo stai dicendo? Secondo io potrei fare del male a una ragazza?" Dissi stupito dalla sua domanda. "Aiutami a portarla dentro!" Dissi cercando di alzare la parte superiore del suo corpo senza farle male.

Arrivammo dentro casa. La sdraiamo sul divano.

"Beh non stare lì impalato" Mi disse Giulio per spronarmi a fare qualcosa. "Chiama un'ambulanza" Quasi gridò vedendomi impalato a fissare il corpo di lei.

Era bellissima. Tutto sul suo corpo era al posto giusto. Era semplicemente perfetta. La stavo ancora guardando quando mi ricordai era svenuta.

"Non posso. Non so nemmeno come si chiama" Risposi un po' impaurito. Quando chiami un' ambulanza devi dire nome e cognome del 'ferito'. Ma io non sapevo assolutamente niente di lei.

"COME E' POSSIBILE CHE NON SAI NEMMENO COME SI CHIAMA?" Urlò Giulio facendomi sobbalzare sul posto. "Come mai era con te allora?" Chiese. Il suo tono leggermente più dolce.

"Lei correva e quando mi ha scontrato mi ha abbracciato. Stava piangendo. Non potevo lasciarla in mezzo alla strada. Aveva un evidente bisogno di aiuto." Dissi io dispiaciuto.

"E' una tua fan?" Io annuii. "Sai che ora può dire dove abiti a chiunque?" Io lo guardai come se fosse un canguro vestito da ciambella.

"Diciamo che di lei mi posso fidare..." Non ne ero convinto pienamente. Ma qualcosa nel suo sguardo mi aveva fatto capire che mi potevo fidare pienamente di lei. O forse era solo il modo in cui mi aveva guardato. Un modo adorante. Appena mi vide era felice, anche se stava piangendo dome un dannato. Ma anche in quel momento era perfetta.

"Guarda... Fatica a respirare!" Disse lui allarmato indicando il suo petto che si alzava a fatica.

"Il vestito è evidentemente troppo stretto. Glielo dobbiamo togliere" Dissi io guardando quella sottospecie di bustino che portava. 

" A te l'onore! Infondo la hai portata tu qui quindi..." Io mi girai stizzito e mi avvicinai a lei.

"Vammi a prendere una mia maglietta. Non può stare nuda" Annunciai continuando a guardarla.

Non avevo fatto mai nulla del genere. Le alzai la testa e la appoggiai sulla mia spalla in odo che non fosse troppo scomoda e che io potessi slacciare il vestito. Le spostai delicatamente i capelli su una spalla e abbassai la cerniera. Intanto arrivò Giulio con una mia maglietta un mano. La presi e gliela infilai. Le stava a mo' di vestito. Le arrivava a metà coscia.

La stesi di nuovo sul divano e le sfilai il vestito stando attento a non fare alzare la maglietta che la copriva.

Posai il vestito su una sedia e mi sedetti vicino a lei per guardarla meglio.

Mai 'Na Gioia || Michele BraviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora