➤𝒞apitolo diciassette

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Siamo finalmente davanti alla casa di Deva ovviamente con mezz'ora di ritardo, ma almeno siamo qui.
In questo momento mi trovo in uno stato di ansia infinito siccome devo tenere d'occhio mia cugina per tutta la sera e ho una paura esagerata di fallire nella mia missione, anche se in realtà Celeste è una persona abbastanza tranquilla quindi non dovrei preoccuparmi.
Allo stesso tempo però la conosco e so che ha un carattere molto simile al mio, quindi di conseguenza so che per farsi notare farebbe anche le peggio cose, come ubriacarsi anche se gli è stato esplicitamente vietato.
A me mia madre e mia zia lo hanno vietato solo perché devo badare lei se no potrei bere quanto voglio anche se visti i miei trascorsi mi è andata meglio così.

"Che lavoro fanno i genitori di questa tua amica per vivere qui?"

"In realtà so solo che il padre di Deva è un direttore di banca".

"Gran bella casa anche lei" sorrido all'affermazione di mia cugina mentre suono ripetutamente il campanello visto che nessuno mi ha ancora aperto, non mi meraviglio che nessuno mi senta, lì dentro al quanto pare si stanno divertendo visto il volume della musica.

"Sei sicura che ci sia davvero qualcuno?" domanda mia cugina.

"Sì che sono sicura però sono sordi e non ci sentono".

"Ma adesso mi metto a prendere a pugni la porta e  vedi come ci aprono".

"Che cosa fai Lavinia dai su" Dice Celeste indignata mentre le mie nocche battono insistentemente sulla porta di casa della mia migliore amica.

"'Ma che razza di problemi hai?" il mio peggior incubo finalmente mi apre la porta, almeno per qualcosa torna utile.

"Imparate ad abbassare la musica quando aspettate altra gente" dico guardandolo negli occhi con aria di sfida.

"E allora voi imparate ad arrivare puntuali" gli tiro un calcio nella caviglia per zittirlo e riuscire a superare lo stipite della porta visto che sono fuori al freddo da dieci minuti.

Per un istante mi dimentico anche dell'esistenza di mia cugina, infatti prima di proseguire mi volto e la trovo che ci fissa con uno sguardo interrogativo.
Poverina non starà capendo un cavolo di quello che ci stiamo dicendo.

"Quella quindi è tua cugina?" mi domanda Hector, annuisco e vado avanti per raggiungere gli altri.

"Devaa, Camilaa" urlo appena trovo le mie amiche.

"Lavii" urlano saltandomi addosso per abbracciarmi.

"Dove sono gli altri?"

"Eravamo in camera mia con la musica a e la vodka che aspettavamo te e tua cugina per giocare a sette minuti in paradiso".
Davvero, sette minuti in paradiso? l'unica e ultima volta che ci ho giocato é stato al campo estivo della parrocchia in prima media.

"Chi ha avuto quest'idea di merda?"

"Noi insieme".
Lo classifico un gioco inutile ma mi adatterò.

"Va bene gioco ma prima un po' di vodka la gradirei" se ne berrò qualche sorso non perderò totalmente il controllo delle mie azioni, spero.

"Tua cugina dov'è?" mi domanda Camila.

"L'ho persa di vista all'entrata, la recupero e sono subito da voi" sembro veramente irresponsabile, ma devo tenerla d'occhio o mi sorbirò una ramanzina da mia madre e da mia zia.

Esco dal salotto per dirigermi nuovamente verso la porta d'ingresso e noto mia cugina che conversa con Hector, come vedo ha fatto conoscenza ma purtroppo con la persona sbagliata.

"Celeste" dico irritata.

"Dimmi Lav".

"Deva e Camila vogliono conoscerti, vieni con me" il ragazzo con cui ha parlato fino a qualche secondo fa mi guarda come se volesse ammazzarmi, scusa se ti porto via la tua conquista malamente fallita.

one night for a million times [Hector Fort]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora