2. Annabel

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Mentre ero seduta in mezzo a sei ragazzi il doppio di me non sapevo se ringraziare il cielo o maledirmi per essere andata insieme al ragazzo che mi aveva notata nonostante i mie tentativi di farmi piccola in un angolo e non dare nell'occhio. Ci ero riuscita per un'ora e mezza bella e buona ma lui aveva deciso di spezzare la mia quiete. Inizialmente ero un po' preoccupata, non mi dava impressione di essere un maniaco o qualcosa del genere ma non si è mai abbastanza cauti. Sono stata bene in realtà, a parte stringermi la mano nessuno dei ragazzi mi ha sfiorata con un dito. Tutti gli altri sono londinesi, solo Kai è di Edimburgo, come me, me lo hanno accennato ma lo avrei comunque capito dal diverso accento.

In questo momento sono in macchina seduta con tre ragazzi, Kai al volante, al mio fianco e dietro Oliver e Arthur. Il resto di loro sono nella seconda auto. I due dietro non sono molto sobri e stano ridendo per cavolate da quando siamo partiti.

<<Ti sei divertita?>> mi chiede lui lanciandomi un'occhiata veloce per poi tornare a posare gli occhi sulla strada illuminata dai lampioni.

<<Sono stata bene>> rispondo abbozzando un sorriso

<<Ehi Bel, qual è il tuo nome per intero? Oppure è questo? Secondo me no, Arthur dice di sì invece>> borbotta il Oliver per poi sbucare in mezzo ai sedili.

<<Isabel o Annabel?>> mi domanda Kai

<<Cavolo amico, si vede che non sei ubriaco>> il biondo gli dà una pacca sulla spalla per poi rivolgere la sua attenzione a me in attesa di una risposta

<<Annabel>> mi stringo nelle spalle, odio il mio nome intero, mi ricorda...non voglio pensarci. <<Kai ma come fai ad essere così intelligente>> gli domanda Arthur steso sui sedili

<<Non ci vuole un genio, forse se non foste ubriachi marci ci sareste arrivati>> commenta lui con una punta di divertimento nella voce

<<Io avrei detto jingle bell>> scherza Oliver facendomi scoppiare dal ridere

<<Sei proprio un coglione>> dice Kai in una mezza risata per poi girarsi verso di me sorridente così mi ricompongo.

I due dietro tornano a battibeccare su solo Dio sa che cosa. <<Hai una bella risata>> la sua voce mi arriva alle orecchie e sento il mio viso andare in fiamme, grazie al cielo è buio e probabilmente nessuno vede le mie guance diventare rosse

<<Grazie>> rispondo con l'accenno di un sorriso sulle labbra che lui ricambia <<E sei carina anche quando arrossisci>> diamine

<<Oddio>> mormoro prendendomi le guance tra le mani e lui scoppia a ridere. Non diciamo più nulla per i minuti restanti fino a casa mia.

<<Grazie del passaggio e...di avermi tenuto compagnia>> dico scendendo dall'auto e lisciandomi il vestito

<<Nessun problema, è stato un piacere>> i ragazzi mi salutano e poi chiudo la portiera incamminandomi lungo il piccolo vialetto. Appena mi chiudo la porta alle spalle sento le ruote della macchina sfrecciare e pian piano il suono diventa sempre più lontano, ha aspettato che entrassi per partire.

<<Annabel?>> diamine no...no, no, no. Entro nel salone dove trovo mia madre seduta sul divano a gambe incrociate, indossa il suo pigiama di seta lilla e in mano la tazza di camomilla, siamo in piena estate ma la sua camomilla bollente da far sciogliere l'acciaio non manca mai.

<<Si mamma?>> rispondo cercando di non mostrare la preoccupazione

<<Lo sai che ore sono?>> no, mi si è spento il cellulare <<Lo sai quante volte ti ho telefonato?>> alza la voce e io abbasso la testa incapace di ribattere.

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