Cap.6 Heaven or Hell?

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CAITLYN

Una volta rientrati in casa, Kal sale velocemente al piano superiore mentre io e i ragazzi raggiungiamo il salotto. Christopher deve aver intuito il peso dei miei pensieri – e della mia rabbia – dato che si è volatilizzato altrove in meno di due secondi.

«Si può sapere cosa diavolo ti sta succedendo?», sbotto, incrociando le braccia al petto.

«A cosa ti riferisci, tesoro? Se è per la ragazza giuro di...»

«Mi riferisco a tutto, Oliver», lo blocco subito, fulminandolo con lo sguardo. «Sembra che io sia in procinto di sposarmi con me stessa, non con te. Possibile che ti importi davvero così poco del nostro matrimonio?»

Oliver si muove nella mia direzione, allungando una mano sul mio braccio per accarezzarlo. Rabbrividisco per una manciata di secondi a causa del suo tocco delicato, indietreggiando e sottraendomi allo stesso subito dopo. Non gli permetterò di offuscare la mia mente con questi atteggiamenti. Ho perdonato già troppe volte i suoi "colpi di testa" e non ho nessuna intenzione di lasciar correre, ora. C'è in ballo qualcosa di troppo importante per essere lasciato al caso.

«Hai ragione, ti chiedo scusa», risponde con tono calmo, pacato. «È solo che io sono una frana con i preparativi e preferirei di gran lunga che te ne occupassi tu. Tutto quello che scegli per me è perfetto», mi guarda con occhi dolci.

«Non funziona così», stringo così forte le braccia tra di loro da mozzarmi il respiro per pochi secondi, «le cose si desiderano e si fanno in due», deglutisco nervosamente, «mi chiedo se lo desideri tanto quanto me, a questo punto».

Respiro a fondo, contando fino a dieci nella mia mente per evitare di vomitargli addosso cattiverie che probabilmente non merita. Forse sono solo troppo stressata, forse la situazione non è davvero così grave come credo. Forse lui è davvero una frana con i preparativi ed è meglio che me ne occupi io. O forse è solo un modo per lavarsene le mani.

Sono combattuta. La mia mente sembra un frullatore e penso che potrebbe scoppiare da un momento all'altro.

«Cait...», la sua voce ridotta a un sussurro sembra quasi implorarmi.

«Stasera dormirò da sola», taglio corto prima che possa aggiungere qualsiasi altra cosa, «domani ne riparleremo».

Oliver china il capo in senso di assenso, voltandomi le spalle subito dopo.

Sa che ho bisogno di sbollire la rabbia da sola e sa che qualsiasi cosa dica o faccia in questo momento, è inutile.

Mi guardo intorno, spaesata; avrei bisogno di un bagno caldo in questo momento ma Christopher ha occupato la stanza e sono certa che Kal abbia fatto lo stesso al piano di sopra. Lascio cadere le ballerine sporche in un angolo del salone e a piedi nudi mi dirigo all'esterno della villa. La piscina è illuminata da piccoli faretti che le donano un'aria misteriosa e intima allo stesso tempo. Do una rapida occhiata ai miei lati e dopo aver constatato di essere completamente sola, sfilo il vestito dalla testa e mi tuffo in acqua. L'intimo mi si incolla alla pelle immediatamente, donandomi una sensazione di leggerezza ulteriore. La piscina è riscaldata e ringrazio il cielo che in questo momento nessun altro sia qui con me perché quella che sto provando è una sensazione non paradisiaca, di più.

Forse non è stato un male venire qui, in fin dei conti.

Chiudo gli occhi, abbandonandomi completamente al relax del momento; in sottofondo cicale e grilli mi tengono compagnia, intonando una melodia tutta loro. Lascio che il calore dell'acqua permei nella mia pelle, immergendomi a fondo per qualche secondo. Trattengo il respiro mentre il calore penetra sempre di più nelle mie ossa fino a quando non riemergo. Un rumore improvviso mi fa scattare in avanti, attirando la mia attenzione. Mi guardo intorno velocemente ma non noto nessuno; forse è stato uno scoiattolo o qualche altro animale. D'altronde, siamo circondati dal verde e dalla campagna, non mi sorprenderebbe affatto se vedessi una mucca nelle vicinanze.

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