Cap.8 Regola non scritta

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KAL

Trentotto.

Come gli anni che ho.

Ventiquattro.

Come gli anni che ha lei.

Dieci.

Gli anni trascorsi senza vederci.

Quando Christopher mi ha telefonato per dirmi che aveva un affare da propormi, mai avrei potuto immaginare che l'affare riguardasse proprio lei, sua sorella. Caitlyn Hill, l'incubo di tutti gli amici di Christopher Hill, me compreso.

Piccola, con troppa vitalità e una felicità fin troppo contagiosa, ha animato per anni quelli che sono stati i pomeriggi passati tra le mura di casa Hill. Una ragazzina fin troppo sveglia per l'età che si ritrovava; frequentare le amicizie del fratello più grande ha avuto i suoi pro. Ma anche i suoi contro. Non ho mai apprezzato fino in fondo la sua compagnia. O almeno, se l'ho fatto, non l'ho dato certamente a vedere.

Ma per quanto lei fosse convinta del fatto che io non mi perdessi a guardarla, per quanto fosse convinta che io non prendessi in considerazione le sue piccole attenzioni, beh, si è sbagliata. Di grosso.

Era una ragazzina, cazzo.

Una ragazzina fastidiosamente interessante e troppo intelligente per avere solo quattordici anni. Quattordici, porca miseria. Pensava davvero di ammaliare un ragazzo come me? Un ragazzo che certamente le avrebbe spezzato il cuore? Cosa che sicuramente ho fatto, dato il mio comportamento poco gentile nei suoi confronti.

Ma è stato solo un bene. Se l'avessi illusa, se avessi permesso a me stesso di giocare anche con lei, non me lo sarei mai perdonato. Non si gioca con il cuore delle sorelline dei propri amici. È una regola non scritta che vige tra noi uomini. E mai come in questo momento sono felice di non averlo fatto.

Anche se, devo ammetterlo; non pensavo che l'avrei rivista. O almeno, non pensavo che l'avrei rivista in un'occasione simile. Devo organizzare il suo matrimonio, dannazione. Questo è il prezzo che devo pagare per averla presa in giro durante la sua adolescenza quando, convinto che i suoi brufoli sarebbero rimasti sul suo viso per tutta la vita, l'ho derisa dicendole che non avrebbe mai trovato nessuno disposto ad amarla.

Karma, stronzo. Ecco come si chiama tutto questo.

Potrei delegare completamente il lavoro alla wedding planner che ho scelto per Caitlyn e il suo fidanzato – di cui fatico a ricordare il nome – ma Chris non me lo perdonerebbe mai se io lo facessi. Così mi ritrovo a studiare con largo anticipo il luogo dove si svolgerà la cerimonia, la location del ricevimento e tutte quelle cazzate che mi annoiano a morte.

La verità è che io detesto i matrimoni.

Il fatto che abbia deciso di tirare su un'azienda anche in questo settore altro non è che un'utile tornaconto economico. Al giorno d'oggi, sono poche le persone che decidono di sposarsi. Tuttavia, i miei sono clienti dal portafoglio gonfio tanto quanto il loro ego. Se vogliono un matrimonio all'altezza delle aspettative che hanno, chiamano me. Se vogliono un matrimonio degno di un ricevimento della Casa Reale, chiamano me. Più è influente il cognome, più sono disposti a pagare per avere il top del top.

Modestamente parlando, il top del top sono io.

E farò di tutto affinché questo concetto possa entrare bene nella testa di Caitlyn.

La stessa Caitlyn che ha rischiato di mandare tutto a monte decidendo di nuotare seminuda nella mia piscina. Come diavolo le è saltato in mente? Possibile mai che sia riuscita a mantenere un tratto fanciullesco come l'ingenuità anche a questa età? Come ha potuto minimamente pensare che nessuno l'avrebbe sorpresa lì, in quel momento?

La cosa più assurda, però, è stata la mia "confessione"; uno stupido avrebbe agito meglio di me in quella situazione. Situazione in cui mi sono buttato a capofitto da solo, con le mie cazzo di gambe.

Se solo avesse temporeggiato un solo secondo in più, se solo non avesse ascoltato il mio invito a rientrare in casa, se solo avesse avvicinato maggiormente la sua bocca alla mia... non sarei stato qui a rimuginare su quanto successo. Anzi, su quanto non è successo.

Perché non è successo nulla tra di noi.

Eppure. Eppure non riesco a smettere di pensarci. Non riesco a smettere di pensare al suo respiro corto, alle sue labbra schiuse che sembravano ciliegie, ai suoi occhi lucidi e colmi di desiderio. Lo stesso desiderio che ardeva nei suoi occhi quando ha osservato ogni centimetro del mio corpo cavalcare il toro meccanico.

Lussuria

Desiderio

Peccato

«Signor Evans, la signorina Phoebe è qui per lei», la voce della mia segretaria mi riporta alla realtà, scuotendomi.

«Falla accomodare», taglio corto, mantenendo lo sguardo fisso sul pc.

Dato che Cait e il suo futuro marito non hanno scelto la wedding planner perché a detta loro nessuna rispecchiava le caratteristiche da loro richieste, mi sono permesso di accelerare il processo di decisione scegliendola io stesso. Mossa astuta quanto idiota: Caitlyn andrà su tutte le furie quando lo scoprirà.

Ma a me non frega nulla.

Lavoro mio, scelte mie.

Phoebe LeClerc è una delle più famose wedding planner di tutto il mondo; ha lavorato per diversi VIP, senatori, uomini e donne di ogni rango sociale rispettabile. E non. Vanta una carriera prestigiosa; una carriera fatta di sfarzo, lusso, sorrisi da copertina e scandali giornalistici ben insabbiati.

«Ciao, Kal», la sua voce melodiosa accarezza le mie orecchie, costringendomi a spostare lo sguardo su di lei.

Il suo sorriso raggiante illumina tutta la stanza; avanza a passo lento, diminuendo la distanza tra di noi con stoccate decise ed eleganti.

«Ciao, Phoeby», dico, andandole incontro.

Bacio teneramente le sue guance, invitandola ad accomodarsi con un gesto amichevole.

«A cosa devo la tua telefonata? Abbiamo un nuovo incarico?», chiede, sistemandosi meglio sulla poltrona.

«Mi dispiace che tu sia dovuta volare fino a qui con questo caldo», mi scuso sinceramente, incrociando le mani sulla scrivania. «Ma dovevo parlartene di persona. Abbiamo un incarico grosso».

«Definisci grosso», ribatte lei, interessata.

«Caitlyn Hill convolerà a nozze tra un anno», sgancio la bomba senza pensarci troppo su.

L'espressione sul viso di Phoebe è un toccasana per il mio umore; non credo di averla mai vista così tanto stupita in tutti questi anni di lavoro al mio fianco.

Sorrido divertito.

«Quella Hill?»

«Già», prendo una piccola pausa, osservandola meglio. «Si sposerà a Los Angeles, la raggiungeremo lì quando sarà necessario».

«Sarà un evento dalla portata immensa, ne sei consapevole?»

Dal tono assunto sembra quasi spaventata.

Il mio sorriso si allarga, questa volta per l'arroganza e l'orgoglio che mi gonfia il petto.

«Lo so bene», ribatto, «e voglio assolutamente che l'evento porti la nostra firma».

Phoebe si rilassa leggermente contro lo schienale della poltrona; socchiude gli occhi per qualche secondo, sospirando. Al contrario suo, io sono fin troppo tranquillo. Non è la prima volta che qualcuno dal cognome importante mi chiede di organizzare un evento dalla portata immensa in così poco tempo.

Posso farcela.

Ce la farò.

«Va bene, ci sto. A cosa avevi pensato?»

Not your brideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora