Cap.7 Insomnia

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CAITLYN

Stamattina faticherò a guardare negli occhi Kal. Lo sento.

Per tutta la notte non ho fatto altro se non rimuginare su ciò che è accaduto – o meglio su ciò che non è accaduto – tra di noi. Dire che ho le stesse sembianze di uno zombie è dire poco; spero vivamente che Christopher e Oliver non se ne accorgano o quantomeno, spero che non ne facciano parola. Non potrei sopportare l'ennesimo confronto.

Raggiungo la cucina silenziosamente e quando penso di essere la prima a varcare la soglia, lo noto. È girato di spalle, sta lavando qualcosa nel lavandino. La t-shirt verde che indossa scolpisce perfettamente le sue spalle allenate; il flusso d'acqua scorre lento mentre l'odore di caffè invade la stanza. Mi blocco istintivamente, poggiandomi con una spalla all'arco. Osservo ogni suo movimento, beandomi di quella vista per qualche secondo di troppo.

Sto davvero sbavando dietro al miglior amico di mio fratello? Torna in te, Cait!

«Hai intenzione di darmi una mano?»

D'un tratto la sua voce roca e profonda mi riporta alla realtà. Rinsavisco, imbarazzata. Non solo sono stata sorpresa a spiarlo ma si sta comportando anche come se non fosse accaduto nulla tra di noi ieri sera.

Bene.

Si volta nella mia direzione, addentando una fragola con un morso solo. Mastica il boccone lentamente, mantenendo il contatto visivo; i suoi occhi chiari s'incatenano ai miei, creando un uragano al mio interno. Giuro che vorrei oppormi ma è come se il mio corpo avesse perso ogni capacità reazionale.

«Io, ecco», avanzo lentamente, arrivando a poggiarmi con entrambe le mani sulla penisola posta al centro, «a proposito di ieri...»

«Non è successo nulla, ieri», mi interrompe in modo brusco, evitando così che io possa continuare il discorso.

Distoglie lo sguardo, dandomi nuovamente le spalle. Sento le gambe molli d'improvviso; detesto quando qualcuno svia il discorso, evitandolo. E Kal lo sta facendo con una maestria fuori dal normale. Chiude l'acqua, scola il liquido dalla ciotola e ripone la stessa sul piano. Frutta. Stava lavando la frutta per la colazione. Ha pensato a tutto: c'è del caffè, del latte, uova strapazzate, bacon a volontà, cereali. Sembra quasi di aver pernottato in un albergo e non in una casa "normale".

Sono sul punto di dirgli che non è vero, che qualcosa è successo, che non è giusto che lui continui a trattarmi così ma vengo interrotta prima ancora di poterlo fare da Oliver e Christopher che, felici come non mai, salutano Kal.

Ci accomodiamo tutti e quattro attorno al tavolo nel salone; Kal è seduto difronte a me mentre Oliver è al mio fianco e Christopher è al fianco di Kal. I due chiacchierano del più e del meno mentre io ignoro con tutte le mie forze Oliver che, imperterrito, continua a sfiorare la mia pelle con la sua mano. Alzo lo sguardo nella direzione di Kal e noto che ci stava già osservando; i suoi occhi freddi e glaciali sono fissi sulla mano del mio fidanzato che, adagio, continua a sfiorare la mia pelle.

Rabbrividisco.

E no, non a causa di Oliver.

«Allora, sei felice che per un po' non ci vedrai?», Christopher spezza l'incantesimo, attirando l'attenzione dell'amico su di lui.

Deglutisco a vuoto, imbarazzata.

Giro lo sguardo nella direzione di Oliver, implorandolo di levare la mano.

Sono ancora arrabbiata con lui e non voglio risultare sgarbata. Non davanti a Kal. Tuttavia mi rendo conto che se mi ritrovassi nella sua situazione, probabilmente, agirei allo stesso modo. Il suo love language è questo: contatto fisico e poche parole. Ho sempre apprezzato questo suo lato caratteriale ma al momento tutto ciò mi disturba. Non so nemmeno io perché ma... lo fa.

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