Cap.16 Lucifero in carne e ossa

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KAL

«Cosa diavolo ci fai a casa mia?»

Il tono stridulo e infastidito di Caitlyn è musica per le mie orecchie. Temporeggio un po' prima di voltarmi nella sua direzione. Mi soffermo con lo sguardo sulla sua figura; tailleur perfettamente stirato, camicia celeste abbottonata un bottone sopra al seno e tacchi spaventosamente vertiginosi. Per essere solo l'ora di pranzo, è vestita fin troppo bene.

«Accogli così i tuoi amici, Caitlyn?», la rimbecco, stuzzicandola.

«Io e te non siamo amici, Kal».

«Adoro il disprezzo con cui pronunci il mio nome», ribatto, osservandola da cima a fondo, «mi fa quasi sentire speciale».

«Oh», borbotta con finto tono addolorato, «è davvero un peccato spezzare le tue fantasie, allora. Perché spoiler: non sei importante».

Mi supera, dandomi una spallata degna di un giocatore di rugby.

Sorrido, consapevole del fatto che non può guardarmi.

Adoro quando le donne si comportano così. Hanno un non so che di animalesco che mi attrae tremendamente; più provano a comportarsi da predatori, più dimostrano di essere delle prede. E io adoro cacciare. Molto. Pagherà per avermi insultato, in un modo o nell'altro. Far saltare il suo matrimonio con quell'idiota di Oliver Dixton potrebbe rientrare nelle mie opzioni ma la mia priorità, ora come ora, è solo stuzzicarla fino a farle perdere il controllo. Perché io so quanto è facile farla scaldare. Ed è stato stupido da parte sua mostrarmi una parte così vulnerabile della sua personalità; quando ti trovi a giocare con uno sconosciuto, dovresti sapere che la prima regola del gioco e non mostrare le proprie debolezze. È chiaro ed evidente che Caitlyn non abbia mai avuto a che fare con qualcuno come me prima d'ora.

«Non mi fai entrare?», rincaro la dose, sfidandola con lo sguardo.

«Lo zerbino adora i tuoi stivaletti in pelle», ribatte prontamente, incrociando le braccia al petto, «credo proprio che resterai lì dove sei».

Imprevedibile ma assolutamente nel suo stile. Incrocio le braccia al petto allo stesso modo, imitando la sua posizione e la sua espressione.

«Cosa vuoi, Kal?», dice con tono improvvisamente serio.

«Oh, aspetta», estraggo il telefono dalla tasca posteriore dei miei jeans, «ho qualcosa da leggerti prima».

Apro la sua chat, faccio nuovamente mente locale e leggo ad alta voce quello che è il suo messaggio.

«Sappi solo che il tuo comportamento non è stato gradito dai presenti», inizio a leggere parte del messaggio, «sei sempre stato così maleducato? Persino il mio cane è più istruito di te e indovina? Lui neanche sa parlare o comportarsi come un essere umano eppure conosce le buone maniere», scorro ulteriormente il suo lungo sproloquio, arrivando alla mia parte preferita. «Ti odio con tutta me stessa per il guaio in cui mi hai trascinata; ti odio per avermi avvicinata in piscina, ti odio per avermi salvata da quella maledetta rissa e ti odio per l'atteggiamento burbero e strafottente che hai nei miei confronti ogni volta che ci ritroviamo nello stesso dannato posto. Ti odio, Kal Evans. Sei il peggior essere umano che abbia mai conosciuto nonché la rovina della mia dannata esistenza. TI ODIO», leggo tutto d'un fiato, bloccando il telefono subito dopo.

Alzo lo sguardo nella sua direzione, osservandola in silenzio. La sua espressione è di pietra; non sorride più, i suoi occhi furbi sono di colpo privi di luce ed è come se stesse facendo di tutto per gettare indietro delle lacrime che probabilmente scorrerebbero se solo potessero farlo.

Non la capisco.

Se qualcuno possiede un manuale d'istruzione che possa permettermi di leggere l'anima di Caitlyn Hill, me lo regali, per favore.

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