Cap.13 Questione di... valzer.

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CAITLYN

Salgo velocemente le scale che mi conducono alla mia camera da letto. Oliver mi segue a passo sostenuto e mentre il mio respiro si affanna sempre di più a causa dello sforzo fisico e dell'abito decisamente troppo stretto, il rumore della folla diventa solo un ricordo in sottofondo.

Sto fuggendo da casa mia.

Sto fuggendo dalla mia festa.

«Puoi fermarti?», sento la sua mano attorcigliarsi attorno al mio polso.

Mi blocco di scatto, voltandomi nella sua direzione.

Oliver lascia cadere la mano adagio; mi scruta a fondo con i suoi occhi che sembrano ricoperti da un velo di un'emozione inspiegabile.

«Perché mi segui come un dannato cagnolino?», sbotto, incrociando le braccia al petto.

«Cosa diavolo ti prende stasera?», ribatte, assumendo la mia stessa posizione, «cos'era quello che ho visto al piano di sotto?»

Serro la mascella, osservandolo allo stesso modo. Oliver non è mai stato quel tipo di persona eppure in questo momento mi sembra quasi di parlare con mio padre e non con il mio futuro marito.

«Mi prende che ho semplicemente difeso me stessa da tutti, te compreso».

Oliver mi osserva con un'espressione che è un misto tra rabbia e rassegnazione.

O forse solo rabbia.

Gli volto nuovamente le spalle, intenzionata a non proseguire la conversazione con lui. Varco la soglia della mia camera e quando penso di averlo finalmente seminato, me lo ritrovo nuovamente alle spalle.

«Potresti smetterla di seguirmi?», dico, mantenendo lo sguardo sul balcone che dà sull'esterno.

«E tu potresti smetterla di trattarmi così? Sono venuto qui per parlare con te, non per fare la guerra».

Inspiro a fondo, buttando fuori l'aria con un gesto secco.

«Parla»

Lo sento avvicinarsi alle mie spalle lentamente, mantenendo comunque la giusta distanza tra di noi. Sa che in questo momento il contatto fisico è l'ultimo dei miei desideri. Giocherello nervosamente con il tessuto del mio vestito mentre mantengo lo sguardo fisso sul panorama. Le piccole luci illuminano l'immenso giardino che sembra quasi infinito visto da qui. Il colore caldo delle lampade mi ricorda per un secondo il momento d'intimità vissuto con Kal nel giardino di casa sua e rabbrividisco al solo pensiero.

«Perché hai deciso di vendere il tuo diamante più prezioso?»

«Perché non hai partecipato all'asta?»

Mi volto nella sua direzione giusto in tempo per osservare l'espressione shockata che attraversa il suo viso in questo momento. Sono certa che stia sudando freddo nel suo smoking da diversi mila dollari.

«Pensavo non avresti apprezzato il mio intervento», ribatte con voce poco convinta.

«Ultimamente pensi troppo e agisci troppo poco», lo incalzo con tono tagliente, «per fortuna ha partecipato qualcun altro».

L'ultima frase esce dalla mia bocca con tono decisamente troppo accondiscendente per i miei gusti. Non so se sia un bene o meno che Kal abbia acquistato il mio diamante. Tuttavia, al contrario di Oliver, ha dimostrato di tenere alla "causa" più di quanto mi aspettassi. Probabilmente è una mossa per non permettere ai pettegolezzi di infangare il suo nome ma l'ho sinceramente apprezzata.

«Già, menomale che c'è il tuo salvatore», ironizza, sollevando l'angolo della bocca in un sorriso poco naturale.

«Cosa vorresti dire?», borbotto, avanzando nella sua direzione.

Not your brideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora