Cap.15 "Figlia di"

244 30 24
                                    

CAITLYN

Se Dio – o chi per lui – ha deciso di punirmi per qualcosa di sbagliato che ho commesso involontariamente, lo sta facendo in modo impeccabile.

Quarantacinque minuti.

Quarantacinque dannatissimi minuti alle prese con un'attesa estenuante che sembra quasi destinata a durare in eterno.

I clienti del lotto di oggi non sono ancora arrivati e inizio a sentire la stanchezza del tacco dodici lungo tutta la schiena. Continuo a passeggiare avanti e indietro in attesa di un loro riscontro, controllando di tanto in tanto il telefono, speranzosa di trovare anche un minimo accenno di vita ma... nulla. Volatilizzati. Spariti.

Inoltre, come se non bastasse, Kal è scomparso.

Non ha risposto al mio messaggio – ovviamente – e non si è nemmeno degnato di lasciare i suoi dati per il ritiro del diamante che ha acquistato all'asta. Non è solo un grandissimo maleducato ma è anche cafone. Decisamente un uomo delle caverne, non mi spiego chi altro avrebbe mai messo in scena un atteggiamento simile, altrimenti.

«Signorina Hill, perdoni il ritardo!»

La voce di una donna proveniente dal marciapiede posto difronte a me mi fa alzare la testa di scatto. M'illumino velocemente alla vista dei coniugi Bloom, una giovane coppia proveniente dall' Upper East Side in cerca di un piccolo angolo di paradiso qui in California. Ok, piccolo non è l'aggettivo giusto per descrivere la villa da loro scelta ma ci chiuderemo un occhio su.

«Benvenuti», dico, sorridendo a entrambi, «non vi preoccupate, sono appena arrivata».

Mento spudoratamente, mantenendo un sorriso forzato per tutto il tempo in cui la conversazione rimane su un terreno neutrale.

È un affare da ventuno milioni di dollari e non ho nessuna intenzione di lasciarmelo scappare dalle mani a causa di un leggero ritardo.

Ok, non è un leggero ritardo.

Ok, non sopporto chi si comporta così.

Ma in questo caso mi tocca scomodare la mia parte zen – remotissima e poco utilizzata nel corso della mia breve esistenza – perché diversamente, l'affare non si potrebbe concludere.

Mi conosco.

Conosco la mia lingua lunga.

Conosco la mia testa dura.

E conosco bene, purtroppo, le conseguenze che si scatenerebbero se solo io non lavorassi "come si deve". Avete presente il detto:" il cliente ha sempre ragione"? Bene, chi ha inventato una stronzata simile non ha mai lavorato a contatto con questo tipo di cliente altrimenti non me lo spiego. Non mi spiego come possa avere ragione un essere umano che a stento riesce a presentarsi in orario a un appuntamento fissato secondo le proprie regole e necessità. Non ho scelto io di incontrarli qui alle dieci del mattino. Non ho scelto io di farlo nel weekend. Avrei benissimo potuto sorseggiare un latte macchiato in riva al mare con le mie amiche invece di subirmi quarantacinque minuti di litigi mentali tra la mia testa e il mio caratteraccio in attesa del loro arrivo. È assurdo che siano i primi a disinteressarsi di una questione che dovrebbe rappresentare per loro una priorità.

«Allora, siete pronti per questo tour?», dico con tono frizzante.

La signora Bloom mi sorride, entusiasta e felice, il signor Bloom si limita a fare un cenno con il capo.

«Bene, seguitemi».

Entriamo in quella che è una delle ville più belle – e grandi – presenti sul panorama californiano. È nelle nostre mani da circa un anno e nonostante le diverse offerte ricevute, nessun acquirente si è poi dimostrato all'altezza dell'affare. Il tintinnio leggero dei miei tacchi risuona nell'atrio luminoso mentre mi destreggio tra un mobile e l'altro per raggiungere il centro della stanza.

Not your brideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora