Capitolo Uno

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Incrociare i piedi e saltare, questo aveva deciso George Russell come sua sfida del giorno

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Incrociare i piedi e saltare, questo aveva deciso George Russell come sua sfida del giorno. Avrei dovuto saltellare giù per le scale incrociando i piedi, qualcosa di molto più cattivo rispetto al mio innocuo lavarsi i capelli e farli asciugare con l'aria invernale.

Certo, lui avrebbe potuto prendersi la febbre a qualche giorno dalla prima gara della nuova stagione di Formula Uno, ma io rischiavo di rompermi qualche osso.

«Sono davvero obbligata?» Tenni il tono serio e spaventato, ma il suo viso da maestrina era troppo divertente. I capelli castani finalmente senza gel, gli cadevano sulla fronte, rendendolo più dolce e in pace del solito. Ci avevo messo mesi a fargli cambiare look, dovendo addirittura nascondere il male da ogni suo appartamento e hotel. Il risultato però valeva la fatica.

«Testiamo nuovamente il tuo equilibrio, lo facciamo sempre, ora vorresti tirarti indietro?» Rise mettendosi proprio alla fine delle scale, «Se cadi cercherò di non farti sbattere la testa sul pavimento.» Alzò le braccia per accentuare le sue parole. Confortante.

Melissa senza equilibrio Wolff, era uno dei tanti soprannomi che George si ricordava di affibbiarmi ogni settimana, quando tornavo da lui con lividi in posti insoliti o tagli anomali sul corpo.

Questo gioco delle penitenze era iniziato per scherzo la prima volta che c'eravamo incontrati, diventando poi una routine di ritrovo ogni volta che passavamo del tempo lontani.

Iniziai a percorrere ogni scalino con calma, non volevo aggiungere segni marroni sulla mia pelle candida, rinunciando poi a un vestitino con il caldo afoso del Bahrain.

Un gradino e pregavo di non spezzarmi il collo, un altro e speravo che l'inglese si prendesse il raffreddore. Insomma, dopo un anno la relazione tra me e il mio ragazzo non era cambiata.

C'eravamo conosciuti a un party organizzato dalla Mercedes e mio zio, che a tutti i costi voleva che entrassi nel mondo della F1, mi aveva obbligata ad andare. Toto Wolff non poteva contare su figlie femmine, ma solo su di me, unica nipote, e aveva deciso che dovessi dare il mio contributo al team di Brackley in un modo o nell'altro.

Un anno era passato dal mio incontro con George e il mio contributo alla Mercedes era ancora confuso. Avevo studiato marketing, riuscivo a riconoscere cosa potessi sfruttare in un'azienda per renderla migliore, ma solo in modo superficiale e senza pratica.

Osservare mio zio portarsi sulle spalle un team, sapere esattamente che cosa fare ogni volta, mi spingeva a voler essere come lui, dato che i miei genitori non potevano più camminare vicino a me e darmi riferimenti.

Un brutto incidente in ciò che abbracciavo ogni giorno come se fosse un sogno, un brutto incidente in quello che osservavo fare al mio ragazzo continuamente.

Doveva essere un brutto scherzo: la figlia di due genitori morti in quello sport, non cancellava l'incubo stesso.

Non ero spaventata, non avevo paura, il lavoro che volevo fare era intorno alle vetture, non dentro, ma ciò non fermava il mio pensiero.

Adrenaline | Max VerstappenWhere stories live. Discover now