Si diceva che la corda, se troppo tesa, poteva spezzarsi. Ma la colpa non era di chi, ai vertici, continuava a tirare?
Aprii gli occhi, sia per la sveglia, sia per il sole dritto sulle mie palpebre. La sera prima mi erano mancate le forze per chiudere la serranda e ora stavo per diventare cieca.
Controvoglia, mi alzai, aprendo la valigia e tirando fuori un abitino blu scuro, che infilai senza perdere tempo. Andai verso il bagno, mi sciacquai il viso e lavai i denti, ma mi sentivo assente.
Mi osservavo compiere quei movimenti, stendere solo un po' di mascara sulle ciglia, prendere la chiave della stanza dopo aver infilato i sandali, chiamare l'ascensore, ma Melissa era rimasta in camera.
Era rimasta nel letto a pensare, riflettere, girarsi di continuo tra le lenzuola con nervosismo.
Non ero felice, non che solitamente lo fossi, ma la scenata di George della sera prima mi era rimasta impressa, cicatrizzata in quel cuore finto che ora aveva perso un pezzo nella macchina di Leclerc.
Si era sgretolato così facilmente, come se le fondamenta fossero create con acqua e sabbia. Instabili.
«Melissa!» Mi voltai al suono del mio nome, intravedendo i capelli ricci di Daniel Ricciardo. Lo guardai con confusione, perché avrebbe dovuto essere qui davanti a me?
«Sì?» Provai a rispondere con qualcosa di sensato, ma ne uscì una domanda disordinata. Ero arrivata nel paddock e nemmeno me n'ero accorta, impegnata a rivivere i momenti della notte prima. Nemmeno ricordavo il viaggio in auto.
«Come stai, mini Toto?» Chiese sorridendo e causandomi una veloce tosse per camuffare la risata sincera che stava per prendere il sopravvento. Per certi versi, era il soprannome più azzeccato che qualcuno mi avesse mai affibbiato.
«Uhm... Io bene, e tu?» Alzai gli angoli della bocca, vedendo il suo sguardo divertito. Sembrava che la sua frase facesse ridere più a lui che a me.
«Sono felice che tu stia bene. Sto andando nel box della Red Bull.» Mi informò e ricordai come al momento fosse solo terzo pilota del team austriaco.
Annuii, facendogli sapere che stavo cercando di non fare tardi.
«Beh, allora ci vediamo.» Mi diede una pacca sulla spalla, con ancora quell'espressione contenta sul viso, come se fosse di rito, come se la sua faccia la portasse così spesso da essere un'abitudine. Rimasi in mezzo al cemento del corridoio del paddock e toccando le labbra con le dita, le trovai in un sorriso.
Mi aveva fermato solo per chiedermi come stessi? Perché era un comportamento così ignoto per me?
Il suono del cellulare mi riportò con i piedi per terra e mi fece correre a cercarlo nella borsetta blu appoggiata sulla mia spalla.
Una notifica di Instagram giaceva sul display del mio telefono, al contrario del solito messaggio di Toto riguardante il mio ritardo.
@maxverstappen1 ha iniziato a seguirti.
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Adrenaline | Max Verstappen
Fanfiction𝗔𝗱𝗿𝗲𝗻𝗮𝗹𝗶𝗻𝗮 /a·dre·na·lì·na/ [𝑂𝑟𝑚𝑜𝑛𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑛𝑑𝑢𝑐𝑒 𝑒𝑓𝑓𝑒𝑡𝑡𝑖 𝑓𝑢𝑔𝑎𝑐𝑖, 𝑐𝑜𝑟𝑟𝑖𝑠𝑝𝑜𝑛𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑎𝑙𝑙'𝑒𝑐𝑐𝑖𝑡𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑓𝑖𝑠𝑖𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑚𝑎 𝑛𝑒𝑟𝑣𝑜𝑠𝑜 𝑠𝑖𝑚𝑝𝑎𝑡𝑖𝑐𝑜]