Capitolo Quattordici

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Non avere più punti cardini per una porta la fa crollare

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Non avere più punti cardini per una porta la fa crollare.

Non era detto che la caduta la rompesse, ma non sarebbe stata più come prima.

Con qualche parte in meno, segni, graffi, lividi e dolori, ma non era detto che al di fuori si notassero.

Fuori dal mio balcone di Montecarlo, rimasi in silenzio a guardare gli ultimi spiragli del sole, ormai nascosto dietro al mare.

La mano di Charles mi stringeva la spalla, mentre Natalia sedeva in silenzio sul divanetto di fronte.

Nessuno si era più mosso dopo la mia confessione. A volte chiudevamo gli occhi alle folate di venticello fresco che ci colpiva la pelle, ma nessuno aveva detto ancora niente.

Melissa la stupida Wolff.

Mi fidavo di rado, quasi mai, eppure ero io la porta a terra. Ero io che, nonostante non si notassero, mi sentivo piena di lividi, segni, dolori e graffi.

«Io e Max eravamo al locale quella sera, io sono andato via prima di lui...» Iniziò Charles, dovendo schiarirsi la voce.

«Lo so. George me l'ha detto.» Mormorai appoggiando la schiena al divano. Lui tolse la mano dal mio braccio, passandosi le dita nei capelli.

«Prima di tornare in hotel, quel pomeriggio, ho bocciato con Max nel parcheggio del paddock e siamo tornati con la mia macchina. Ha guidato lui, poi per sbaglio si è tenuto le chiavi.» Nuovi dettagli fecero tornare sull'attenti il monegasco, che sicuramente questa parte della storia non la sapeva ancora. Sospirai, guardando le mie unghie con un po' di ricrescita, ma sempre laccate di blu.

«Ero uscita a fare una corsa» Iniziai a vergognarmi, perché se Natalia non era al corrente del mio modo di togliere lo stress, Charles sapeva esattamente cosa volesse dire, «Quando sono tornata in hotel, poco dopo ha bussato Max, per ridarmi le chiavi della mia macchina. Sapevo che George sarebbe uscito, e ho intuito che forse, Verstappen doveva essere nello stesso posto.» Mi alzai, feci due passi e mossi nervosamente le sedie del tavolo del balcone, tenendomi impegnata a non soffrire. Il pensiero di Max tornò a tormentarmi però.

Nonostante il mio desiderio di voltare pagina, il ricordo della sua voce, di come mi aveva guardata nel box della Red Bull, continuava a ripresentarsi, come una ferita che non voleva guarire. Mi imposi di non pensarci, di concentrarmi solo sulla serata davanti a me, ma il suo fantasma era ancora lì, in agguato.

«Quando ho nominato George ha cambiato atteggiamento, è andato via subito e... Dopo aver visto il video e capito di che serata si trattasse, ho semplicemente unito i pezzi. Prima sono andata anche da Max, ha detto che non doveva essere lui a dirmelo.» Sussurrai, attendendo che l'unica e vera persona su cui potessi ormai contare nel paddock, mi dicesse qualcosa. L'opinione di Charles era sempre stata schietta e sincera, e proprio per questo, qualche volta la sincerità faceva male, anche se la conoscevi già.

Adrenaline | Max VerstappenWhere stories live. Discover now