Capitolo Tre

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Scesi dalle scale dell'hospitality correndo, George era sparito qualche minuto prima e nonostante lo staff sembrasse sapere di noi, lui voleva a tutti i costi nascondere l'ovvio e le apparenze

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Scesi dalle scale dell'hospitality correndo, George era sparito qualche minuto prima e nonostante lo staff sembrasse sapere di noi, lui voleva a tutti i costi nascondere l'ovvio e le apparenze.

Non esisteva nessun noi, fuori dai posti sicuri.

Avevo cambiato il top con la mia maglietta bianca della Mercedes e la gonna nera nascondeva all'interno i bordi della t-shirt.
Avevo aggiustato il trucco e deciso di legare i capelli per metà, il caldo afoso di Baku non aveva pietà per nessuno.

Arrivai nel box, presi le cuffie nere vicino allo scotch con il mio nome sopra e mi avvicinai alle due sedie davanti agli schermi. Una mia e una di Toto.

«Sei quasi in ritardo.» Sentii dire da mio zio una volta preso posto, ma feci finta di niente, impegnata ad ascoltare ciò che veniva ripetuto con voce robotica dagli auricolari.

Tirai fuori il cellulare in attesa che tutto iniziasse, l'applicazione di Twitter fu la prima che vidi e iniziando subito a scorrere tra i tweet con casualità, un post attirò la mia attenzione.

Era una fotografia della mattina stessa, io, quasi nascosta dietro Toto, e Max Verstappen davanti a entrambi, ma che in quel preciso frame aveva puntato gli occhi su di me. Mio zio aveva un ghigno non indifferente sulle labbra, l'olandese mi osservava con curiosità e io pareva quasi ricambiassi quello sguardo, anche se a tutti i costi l'avevo evitato.

Mossi la spalla di Toto con il gomito per attirare la sua attenzione, facendogli vedere la foto e leggere la didascalia che creava ancora più drammi dell'immagine stessa. Ma, c'è aria di cambiamenti nel paddock, fece solo ridere mio zio e fargli alzare gli occhi al cielo.

Lasciai il telefono sul tavolino e prestai attenzione agli schermi, perché se già le Fp1 erano state disastrose per le Mercedes, con il mio ragazzo diciassettesimo e Hamilton undicesimo, all'inizio del Q1 avevo una piccola speranza che qualcosa potesse cambiare.

Appena all'inizio delle qualifiche però, Nyck de Vries andò a sbattere oltre il lungo rettilineo, incastrando la monoposto in curva tre e causando una bandiera rossa. Ci volle fin troppo tempo per rimettere in ordine la pista, tanto che i piloti tornando verso i box, scesero dalle macchine, in attesa di poter ricominciare.

A meno della metà del tempo a disposizione per il Q1 e venticinque posizioni diverse che avevo cambiato per stare comoda sulla sedia, venne sventolata bandiera gialla, che diventò subito rossa, dato che Gasly aveva colpito lo stesso punto dell'incidente precedente.

Le qualifiche non ne volevano sapere di continuare, perciò presa dalla noia, corsi verso l'hospitality per prendermi il caffè che avevo dimenticato qualche ora prima. Con il bicchiere in mano e un passo veloce però, dovetti rinunciare a bere anche quello, perché proprio appena prima dell'entrata del box Mercedes, andai a sbattere addosso a qualcuno.

Melissa senza equilibrio Wolff non era un nomignolo senza senso, dato che per il cemento ora mi trovavo con il ginocchio sbucciato e il caffè rovesciato addosso a...

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