Capitolo Due

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Musichetta irritante e patatine fritte, la combinazione di uno dei pomeriggi più fastidiosi della mia vita

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Musichetta irritante e patatine fritte, la combinazione di uno dei pomeriggi più fastidiosi della mia vita. Certo che se non scorrevo il video, la canzone si sarebbe ripetuta milioni di volte senza fermarsi.

Per certi versi odiavo TikTok, ma per altri sembrava un modo per beffeggiare George Russell e quel suo autocontrollo del cazzo.

Cercando Melissa Wolff nella barra di ricerca in alto, potevo trovare almeno un centinaio di video rispetto alle prime tre gare appena passate. Io nel mio abitino in Bahrain, nei miei jeans scuri a Jeddah e la gonna bianca con lo strascico nero di cui ero tanto fiera in Australia.

Cosa accomunava tutti?

Il fatto che cercassero di collegare me e il mio ragazzo in ogni fotografia, ogni dettaglio veniva osservato con cura, come se io e l'inglese fossimo costantemente sotto una lente d'ingrandimento.

George Russell dall'inizio della nostra relazione aveva messo in chiaro che avrebbe sempre negato la mia esistenza.

Aveva deciso, grazie anche a Laura, la responsabile del team di comunicazione, che nella sua immagine non gli serviva nulla, niente. Figuriamoci me.

Inizialmente non mi aveva turbato la situazione. Non mi servivano altri occhi in più su di me, il mio cognome faceva già abbastanza, ma con l'andare avanti, i mesi, le gare, le occhiatacce in pubblico, avevo dimenticato cosa fosse reale.

Negli hotel avevamo sempre camere separate e, anche se poi dormivano insieme, avevo l'obbligo di smuovere la stanza, per fare sembrare che ci avessi dormito veramente. Un teatrino, un film, un copione da seguire ogni weekend di gara.

Le fan dell'inglese non erano stupide però, le telecamere nei paddock erano ovunque e avrebbero giurato anche con una mano sul fuoco che noi due stessimo insieme.

A me creava divertimento, a lui dava solamente fastidio e sembrava fargli studiare nuovi modi per tenerci lontani davanti al pubblico.

Un cielo nuvoloso che faticava a mostrare il suo azzurro più bello.

Mi sentivo chiusa e oscurata agli occhi degli altri, ma nei posti sicuri George mi amava davvero, mi diceva che ero speciale. Come potevo non credergli?

«Melissa, vieni con noi o aspetti George?» Sentii una porta spalancarsi dopo aver sbloccato la serratura. Toto si prendeva sempre una chiave di riserva per la mia stanza e con tutta sincerità, non mi aveva mai dato fastidio.

«Ti ho già detto che io non voglio andare con lui nel paddock, il mio cognome...» Iniziai, ma solo per essere interrotta.

«Rende già difficili le cose, sì lo so, lo ripeti sempre.» Mormorò cercando di nascondere quanto questa mia affermazione lo facesse stare male.

Il mio cognome non mi rendeva difficili le cose, nello sport tutti amavano Toto Wolff e questo non faceva altro che farmi ricevere sorrisi in più, ma stranamente, mai cattiverie.

Adrenaline | Max VerstappenWhere stories live. Discover now