Capitolo Sette

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La legge di Murphy affermava che, se qualcosa poteva andare storto, sarebbe sicuramente andata nel peggiore dei modi

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La legge di Murphy affermava che, se qualcosa poteva andare storto, sarebbe sicuramente andata nel peggiore dei modi.

Riassunto della vita di Melissa Wolff.

Nei momenti peggiori, potevo sempre sperare nel peggio del peggio. Non c'era mai un limite nelle situazioni, riuscivano a risultare sempre più gravi.

«Merda!» Scesi dalla macchina di corsa, non ero neanche ai dieci all'ora, non doveva essere... Grave.

Osservai con stupore la macchina blu notte, con ormai la portiera del conducente rientrata in modo troppo ovvio, per potermene andare. Ma chi parcheggia in quel modo?

Mi voltai in quel giardino recintato, notando che in realtà erano posizionate tutte in quel modo, perfino la mia, prima di fare una manovra che non ricordavo di aver fatto.

Tirai fuori il cellulare, componendo il numero di mio zio. Non mi era mai capitato, non sapevo come comportarmi. Dopo nemmeno due squilli rispose.

«Ho bocciato.» Sussurrai cercando di non farmi prendere dal panico e non iniziare a piangere dal nervosismo. Non ci voleva, non bastava George, ora anche questo.

«Che? Ti sei fatta male?» Domandò alzando la voce, come se stesse chiedendo ai dipendenti intorno a lui di chiamare aiuto.

«Non io, la macchina dell'altro...» Continuai con tono basso, sperando non mi sentisse.

«La?» Infatti chiese nuovamente, facendomi girare a osservare la portiera rientrata. Il mio vestitino dello stesso colore della vettura, si era attaccato al corpo, stavo sudando freddo.

«La macchina dell'altro è... Ammaccata.» Mormorai prendendo lunghi respiri profondi per non uscire di testa. Mollai il telefono in vivavoce sul sedile della mia auto, legandomi i capelli.

«Ma dove sei?» Cercai di fare mente locale, non ricordavo più nulla, avevo il cervello che stava andando in palla.

«Nel parcheggio, qui, ancora nel paddock, cosa devo fare, verrò denunciata, mi troveranno?» Iniziai a macchinetta, mordendomi il labbro con forza per errore, sentendo addirittura il sangue iniziare a uscire dalla pelle.

«E l'altra persona? Il proprietario della macchina, dov'è?» Cercò di aggiungermi cose a cui pensare, come se non stessi già per esplodere.

«Non c'è... Ho incidentato una macchina ferma...» Mi osservai dal riflesso del finestrino, che, nel mentre a una crisi di nervi, stavo ridendo.

«Melissa...» Sentii Toto sbuffare, ma cercando anche lui di trattenere un sorriso, «Lascia un biglietto, devi ripagare i danni...» Annuii alla sua affermazione senza che potesse vedermi, sì, avrei fatto proprio quello.

«Ma che cazzo?!» Un urlo mi fece cadere il telefono dalle mani. Veniva proprio dalle mie spalle e, mentre mi voltai per raccogliere il cellulare, vidi l'ultima persona che mi sarei mai aspettata.

Adrenaline | Max VerstappenWhere stories live. Discover now