Questa notte ho a malapena chiuso occhio. Ho passato il tempo a cercare video su Youtube riguardanti le spiegazioni delle più svariate tecniche di cucina e, con non poca sorpresa, ho trovato anche delle mini lezioni di Allen. La cosa buffa? Sono riuscita ad addormentarmi proprio grazie ai video con lui come protagonista. La sua voce, che durante il lavoro è ferma da far venire i brividi, mi ha cullata fino a diventare una dolcissima ninna nanna.
Mi sveglio di soprassalto quando sento il cellulare trillare per la sveglia impostata, avrò riposato meno di quattro ore ma va bene così, il corpo dovrebbe essere abituato a questi ritmi e mi capita spesso quando devo affrontare un evento importante. Anche a scuola dormivo pochissimo in vista di qualche interrogazione o esame importante, quindi è tutto nella norma. Mi vesto velocemente e corro a lavoro in anticipo, Allen mi sta aspettando con la colazione pronta sul bancone del bar, in uno strano flashback di meno di ventiquattro ore fa. Stamattina a darmi il buongiorno è un toast al formaggio accompagnato dal solito bicchiere di succo d'arancia.
Dopo avere mangiato tutto con gusto e chiacchierato del più e del meno -che strano vederlo in televisione e poi dal vivo! -, indosso un grembiule mettendomi al lavoro nella stessa postazione di ieri pomeriggio, con la differenza che ieri era solo una prova.
Ci siamo, il mio primo giorno da comì.
Prendo un lungo respiro dal naso cercando di non far trasparire troppo l'emozione che esplode dentro. Impugno un coltello e nei primi movimenti risulto un po' incerta, le gambe reggono per miracolo e il fastidioso insetto dell'insicurezza inizia a mordere il cuore. Sono davvero all'altezza di questo compito? E se dovessi deludere le aspettative?
No, Allen mi ha messa qui per un motivo: posso farcela!
Come uscito dai miei pensieri, lo chef si avvicina sfiorandomi leggermente la spalla, un sorriso rassicurante disegnato sul viso dà voce al suo silenzio.
Se lui ci crede, allora ci credo anch'io.A metà mattinata arriva il resto dello staff e quello che mi sorprende è che nessuno, Eva compresa, sembra sorpreso dal vedermi davanti a un tagliere e non di fronte alla lavastoviglie. L'occhiata di Allen è stata una dolce carezza ma sono ancora agitata. Indosso la maschera della donna di ferro quando in realtà dentro mi sento molliccia come burro fuso, un conto era sbagliare con accanto solo lo chef, un altro è dimostrarsi inetti davanti all'intero staff del ristorante. So che non sto simpatica a tutti, alcuni non vedono l'ora di vedermi fallire e...
Di nuovo una mano si posa sulla spalla, nello stesso punto in cui poco prima c'era quella di Allen. Non è lui, il nuovo tocco stringe con più forza e il profumo del corpo che si è avvicinato è molto diverso rispetto a quello dello chef.
Sovrappensiero e tesa come la corda di un violino, salto sul posto voltandomi. A scrutarmi sono un paio di occhi verde smeraldo e un sorriso degno di una pubblicità di dentifricio. Ci conosciamo solo perché lavoriamo nello stesso posto, ma non avevo mai avuto occasione di parlare veramente con lui: Zack Forsten, il "capo" degli auto cuoco del ristorante.
«Se sei qui c'è un motivo.» è la prima cosa che dice senza neanche salutare «Ha visto in te quel potenziale che ha visto in noi tempo fa.» prosegue con ovvia allusione al nostro capo, poi prende un coltello, sollevandolo con fierezza. «Gli sbagli sono ammessi, la delusione no. Tieni a mente questo e andrà tutto bene.»
Annuisco, anche se ancora poco convinta. Facile parlare per lui che è qui da quanto, anni?
Con la maestria degna di un samurai, Zack rigira il coltello porgendomi il manico. «Se hai un qualsiasi tipo di problema o bisogno di fare una pausa, chiedi a me.» ammicca con tanto di occhiolino. «Usa questo, è il mio.»
Smetto di tagliare, le guance avvampano e non sono sicura sia per via del calore e dei fumi che stanno uscendo dalle pentole. «Non posso.» so che il coltello per uno chef è qualcosa di estremamente personale. Magari il paragone è un po' troppo azzardato, ma è come se mi avesse chiesto di prendermi cura di suo figlio.
«Su, su, non fare storie!» insiste Zack senza smettere di sorridere.
Cedo solo perché non ho intenzione di bisticciare al primo giorno del nuovo incarico.
Afferro il manico e accade qualcosa di strano: divento improvvisamente tranquilla. Come se l'impugnatura, che si sposa alla perfezione con la mano destra, mi avesse dato quel coraggio che mancava, o meglio, è come se dentro di me si fosse spento un interruttore.Click... e il buio diventa un'accecante luce.
L'oggetto che mi sembrava ostile torna ad essere un prezioso alleato.Arriva il primo ordine so cosa fare, mi muovo con sicurezza come se avessi fatto sempre e solo questo anziché pulire le stoviglie. Scatto a ogni parola di Zack, so dove trovare tutti gli ingredienti e arnesi perché ero io a metterli a posto, sono più veloce del previsto e questo non sfugge a nessuno dei presenti.
Una volta mio padre disse una frase che, chissà per quale motivo, avevo dimenticato: "Se fai una cosa che hai nel sangue, difficilmente sbagli." Il suono di queste parole rimbomba nella testa ed esalta maggiormente il buonumore, tanto che mi ritrovo a sorridere nonostante l'euforico casino che mi circonda.
Gli insegnamenti di Allen e tutti quei video che ho guardato fino allo sfinimento, è come se fossero entrati nel mio corpo e mi scorressero nelle vene mescolati al sangue. Le mani si muovono in maniera professionale, affettando la carne per farne tartare, ho meno difficoltà con il pesce anche se le piccole lische vogliono sempre averla vinta sul mio coltello ma non importa, alla fine cedono sotto al mio tocco delicato ma deciso.
Finalmente sono convinta di quello che faccio.
Sono entrata nel mio mondo. E non ho la minima intenzione di uscirne.
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Macaron Love - Gerini Alice (racconto)
Short StoryAmelia Caufield ha un sogno: vincere la prestigiosa gara culinaria Course des Chefs e venire eletta la migliore apprendista chef del mondo. C'è solo un problema: attualmente è "solo" una lavapiatti, anche se nel ristorante di uno dei cuochi più in v...