Epilogo

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«Amelia, che bella coincidenza incontrarti qui!»

Distolgo lo sguardo dalle acque della Senna per girarmi in direzione della voce maschile che mi ha appena chiamato.

«Ciao Luca.» mi avvicino al ragazzo che fino due giorni fa era il mio avversario, al suo fianco c'è lo chef che lo ha accompagnato alla gara, così come Allen è accanto a me.

«Vi siete fermati anche voi per godervi la città?» chiede in un inglese perfetto

Allen annuisce prendendomi la mano, stringendola forte. «Glielo avevo promesso.» ammicca con tanto di occhiolino.

«Fate bene, ci sono tantissimi luoghi da visitare! È stato un vero piacere rivederti e complimenti, sei stata una degna avversaria.»

Lascio la presa da Allen per stringere la mano di Luca, detesto l'idea che la sua stretta è più forte della mia. «Anche tu.» soffio via sollevando leggermente le labbra.

Con la differenza che tu hai vinto...

«Se mi lasci il tuo indirizzo e-mail ti invio alcune ricette.» afferma poco prima di andarsene. «Credo che la cucina sia un po' come la felicità: non ha senso se non viene condivisa, no?»

Gli occhi di Luca sembrano brillare di luce propria, forse è ancora elettrizzato per la vittoria o forse lo pensa davvero. Non lo so, ma annuisco e lo ringrazio di nuovo, permettendomi di abbassare gli occhi solo quando lui e il suo accompagnatore sono distanti.

Ebbene sì: sono arrivata seconda, esattamente come è successo a Zack anni fa. A quanto pare è un destino comune agli allievi di Allen.

Davanti a tutti mi sono comportata in maniera sportiva, accettando i complimenti e le consolazioni dei vari partecipanti, ma una volta tornata in albergo sono scoppiata a piangere. Ho chiesto scusa ad Allen non so quante volte, mentre mi accarezzava la testa sussurrando dolci parole di conforto.

È davvero un uomo straordinario, ho perso il conto delle volte in cui mi ha detto di essere fiero di me e del mio percorso, che questa è solo una gara e che avrò altre occasioni di riscatto. Se mi concentro, posso ancora sentire il suo profumo avvolgermi tra le lenzuola.

Il mio sorriso si fa leggermente più dolce ora che siamo di nuovo soli.

Torno al suo fianco e poggio i gomiti sul parapetto di Ponte Alessandro III, una delle meraviglie di Parigi. I lampioni neri e dorati fanno da cornice a una vista romantica, le statue dell'Imperatore posizionate sopra quattro colonne costituiscono ingresso e uscita dal ponte, imponenti ma in qualche modo rassicuranti. Un po' come lo chef di una brigata.

«Sei ancora giù di morale?» chiede Allen sottovoce.

Faccio spallucce senza trovare il coraggio per guardarlo negli occhi. «Un po'.»

Restiamo in silenzio per una manciata di secondi, Allen sbuffa dal naso e china leggermente la testa. «Allora non mi resta che fare una cosa.»

Le mie sopracciglia si aggrottano in automatico. «Che intendi?»

«Ti fidi di me?»

«Beh, certo.»

Non mi dà alcuna spiegazione ma senza troppi complimenti afferra il mio polso e insieme iniziamo a camminare lungo tutto il ponte. A nulla servono le mie proteste, lo seguo principalmente per curiosità e per capire cosa gli frulli in testa.

Una volta arrivati sul marciapiede, Allen chiama un taxi e in un francese perfetto gli dà il nome di una via che non credo di avere mai sentito.

Sono elettrizzata e curiosa, ma non smetto di guardare con entusiasmo fuori dal finestrino tutti i monumenti che ci scivolano accanto. Parigi avrebbe dovuto essere la città del mio riscatto, ho perso l'occasione eppure in qualche modo con la sua arte e quella raffinatezza che si percepisce anche nel baretto più piccolo e improbabile, mi danno la sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto.

Il taxi si ferma e non appena scendo dall'auto mi ritrovo di fronte a un negozio in cui ho sempre voluto entrare. La struttura color verde acqua ha delle colonne intervallate da enormi vetrate si affacciano sulla strada e permettono di sbirciare all'interno, ci sono lampadari simili a quelli che si trovano a Versailles, i tavolini bianchi e le sedie in ferro battuto stile rustico. Ma ciò che colpisce maggiormente è la quantità impressionante di colori al di là del bancone, un arcobaleno di dolcezza e gusto.

«Mi hai portata da Ladurée!»

La patria dei macarons, chiunque ama questi dolcetti conosce il nome di questo luogo.

Nel nostro caso non si tratta di una pasticceria qualunque.

Il mio cuore si scioglie di tenerezza, porto le mani al petto osservando il mio accompagnatore con occhi languidi.

«Non c'è niente di meglio di un dolce per sollevare il morale.» Allen mi stringe a sé con un braccio, schioccandomi poi un bacio sulla tempia. «Mangia tutti quelli che vuoi, offro io.»

«Ma...»

«E una volta tornati a casa, ti insegnerò come prepararli.»

Non gli dico che so già come si fanno e che conosco il procedimento a memoria. Tutto quello che faccio è sorridere abbassando la testa e sospirando, il morale leggermente più sollevato rispetto poco fa. «Grazie.»

«E di cosa? Dopo tutto...» si ferma di colpo, come se fosse andato a sbattere contro un muro invisibile. Mi scruta da capo a piedi, ho l'impressione che stia scandagliando anche la mia anima. «Sei il mio dolce preferito, si può dire che ti ho riportata a casa.»

Non faccio in tempo a ridacchiare alla sua battuta che torna indietro e azzera la distanza tra noi dandomi un bacio a fior di labbra.

Lo guardo negli occhi e trovo tutte le risposte alle domande che ancora non mi sono posta.

Non sono arrivata prima alla Course des Chefs, ma una cosa è certa: affidandomi a quest'uomo, imparando a conoscerlo e sopportando ogni suo piccolo difetto ho vinto nella vita.

Nessuna gara al mondo potrà mai superare questa consapevolezza.

Ti amo più dei macaron.

Non glielo dico, forse è ancora troppo presto per confessare ad alta voce queste parole magiche, aspetterò il momento giusto.

Dopo tutto in amore, come in cucina, le cose fatte di fretta sono cose fatte male.

Questa è la ricetta per la felicità e come ha detto Luca poco fa: la felicità non ha senso se non viene condivisa.

Ora più che mai ne sono convinta.

Voglio condividere con lui questo cammino. Finalmente sento di essere pronta per andare verso il mio glorioso futuro. 

Macaron Love - Gerini Alice (racconto)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora