Capitolo 6 - Occhi chiusi e cuori aperti

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Ora comprendo ufficialmente l'importanza del riposo e il motivo per cui Allen ha il volto scavato e delle profonde occhiaie ogni singolo giorno in cui entra in cucina.

Per studiare il libro dello chef Adrià ho dormito meno di quattro ore a notte, ho acquistato un quaderno ad anelli con una marea di fogli per annotare tutto ciò che ho reputato interessante e utile alla mia crescita culinaria. Ci sono state notti in cui mi sono addormentata sui libri esattamente come succedeva all'ultimo anno di liceo, una cosa per cui non pensavo di poter avere nostalgia.

Allo scadere del tempo che mi è stato concesso, ho riconsegnato il libro ad Allen e in cambio me ne ha lasciati altri due, questa volta dandomi quattro settimane di tempo per studiarli. Si tratta perlopiù di tomi didattici, dallo stato delle pagine deduco siano stati studiati e analizzati allo sfinimento. Ci sono le sue annotazioni, gli appunti, sottolineature dalla marcatura diversa...E nonostante la stanchezza non posso fare a meno di sorridere.

Quando una persona ci dà un libro, la prima cosa che facciamo, anche inconsciamente, è cercarla tra le pagine. Ho conosciuto Allen più in queste righe che in mesi di attività.

Ci sono dei giorni in cui mi sento così stanca da voler mandare tutto all'aria, ma non posso darmi per vinta, un'occasione così non capita tutti i giorni, riposerò quando andrò in pensione.
In cucina le cose vanno come sempre, un perfetto equilibrio e una routine da cui non ho intenzione di sottrarmi. A proposito di routine, lo sono diventate anche le sessioni in solitaria con lo chef. Tutto ciò sta iniziando a piacermi parecchio anche se – come inevitabile – sta riscuotendo qualche occhiata strana da parte dei colleghi e battutine acide da parte delle colleghe. Mi dà fastidio, certo, ma il mio sogno è molto più grande e importante della loro invidia. Non è per la loro approvazione che lo faccio, ma per me stessa. L'unico che mi incoraggia davvero e mi fa i complimenti durante il servizio è Zack, il mio superiore.
Ho scoperto un uomo molto divertente che prende il lavoro sul serio, ma con una leggerezza tale che contagia chiunque gli sta accanto. Non manca mai di fare battute divertenti e riesce a tirare su il morale di tutti anche nei momenti più difficili. Insomma, è il pilastro morale della brigata. Quando gli ho confessato che non mi aspettavo fosse così estroverso ed esuberante, è scoppiato a ridere. "Non confondere la mia professionalità con la mia personalità. Anche Allen è molto diverso da come appare, prima o poi te ne accorgerai".

Queste parole pronunciate ormai un paio di settimane fa, suonano in testa mentre osservo lo chef mettersi a proprio agio per la nostra nuova sessione di studio. Ormai non ho più paura in presenza di Allen - questo non vuol dire che abbia smesso di girare film mentali vietati ai minori -, e credo che anche lui ha notato questa mia rinnovata sicurezza: mi ha appena chiesto di chiamarlo per nome fuori dall'orario di lavoro. Un onore che fa aumentare la mia autostima.

«Pronta? Oggi ti sottoporrò ad una prova difficile» dice, compiaciuto come sempre.

«Quando vuoi.» affermo più per convincere me stessa che lui, mentre una lieve punta d'ansia spinge il cuore a frenare di un battito.

Allen batte con la mano sopra uno dei tavoli della cucina. «Siediti qui.»

Mi piace come comincia.

Obbedisco e lo osservo mentre raggiunge uno dei frigoriferi. «Faremo un test del gusto, chiudi gli occhi e cerca di capire cosa ti faccio assaggiare.»

«Che bello!» esclamo battendo le mani, felice come quando da bambina trovavo sotto l'albero di Natale il regalo tanto atteso. «È lo stesso test che fanno su MasterChef! O era Hell's Kitchen, non mi ricordo.»

Allen sbuffa, guardandomi torvo. «Lascia perdere, la televisione è tutta una montatura, fattelo assicurare da uno che l'ha frequentata per troppo tempo.»

Già, il suo periodo dietro le telecamere ha aiutato la sua fama a spiccare il volo, ma allo stesso tempo stava rischiando di strapparlo dal mondo della ristorazione per trasformarlo da chef in un presentatore e giudice. Ho guardato tutte le stagioni di tutte le serie con lui "protagonista" e in effetti, ora che ci penso, nelle ultime sembrava meno entusiasta e più spento rispetto a quando aveva iniziato. Cavoli, vorrei chiedergli tante cose di quel periodo ma forse è meglio sorvolare, non vorrei toccare dei tasti dolenti e rischiare di distruggere ciò che sto costruendo con tanta fatica.

«Però a volte ci si possono trovare ricette interessanti» affermo in mia difesa. Mi piace guardare i piatti preparati dai vari concorrenti e, perché no, provare a riprodurli a casa.

Lui scuote la testa, quando inchioda gli occhi sui miei sono fermi, decisi e di fuoco, tanto che sento gli organi interni sciogliersi. «Chiudi gli occhi e apri la bocca.» sussurra.

...Ecco una frase che non si dovrebbe mai, mai, pronunciare di fronte a una donna con un'immaginazione parecchio fervida.

Tesoro, ti apro quello che vuoi.

Il sangue si rimescola nelle vene, deglutisco a vuoto ed eseguo l'ordine.

Non ho tempo per pensare alle mie perversioni poiché in bocca sento arrivare un sapore inizialmente acre, che vira sul dolciastro. Questo è facile, anche perché è impossibile confonderlo anche solo dall'odore. «Mandarino.»

«Giusto» gli sento dire, mentre armeggia con chissà cos'altro. «Questo?»

Di nuovo un sapore acre, questa volta però tendente al sapido e al grasso. L'untuosità del prodotto gira in tutta la bocca dando conferma di cosa sto mangiando. «Oliva.»

«Non basta. Di che tipo?»

«Verde. E grazie per averla data denocciolata.»

Passiamo non so quanto tempo in questo modo, riesco ad elencare quasi tutto il cibo che mi capita sotto i denti, fatta eccezione per la polpa di ricci di mare, che non avevo mai mangiato, le ostriche d'Irlanda e altri pesci esotici che al chilo potrebbero costare quanto l'affitto mensile del mio appartamento.

Apro gli occhi, di fronte a me Allen sorride radioso. «E brava Amy.»

Sono colpita, non aveva mai usato tanta confidenza nei miei confronti. «G-grazie.» balbetto come una ragazzina di fronte alla sua cotta.

Il mio nome non è mai sembrato così bello, una musica dalle note particolari e irripetibili suonata dallo strumento musicale più incredibile che sia mai stato creato: le labbra della persona amata.

I nostri sguardi si intrecciano, si abbassano, si inseguono e i sorrisi prima spensierati ora assumono una forma imbarazzata. Le guance di Allen si colorano leggermente, il visibile movimento della sua gola suggerisce che ha appena deglutito.
Santo cielo, possibile che anche lui...

No, ma come ci pensi! È Allen Bearly, potrebbe avere chiunque al suo fianco!

Schiarisce la voce scuotendo appena la testa, come risvegliato da un incantesimo. «Finisci di studiare i libri che ti ho dato, presto avremo molto da fare.» sentenzia fermo e deciso, ma senza quel tono lapidario che lo contraddistingue mentre lavoriamo.

«In che senso?» domando curiosa.

Per la prima volta da quando lo conosco, Allen si comporta come un qualsiasi ragazzo della sua età, senza i muscoli tesi e lo sguardo duro. Sorride portando l'indice alle labbra con fare quasi adolescenziale, ammiccando. «Sarà una sorpresa.»

"Anche Allen è molto diverso da come appare, prima o poi te ne accorgerai"

Zack aveva ragione. Mi ritrovo a sorridere con dolcezza, sempre più grata per essere capitata al fianco di una persona tanto poliedrica quanto straordinaria.

Macaron Love - Gerini Alice (racconto)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora