Ho solo quattro mesi per prepararmi alla gara culinaria più importante della vita, per dimostrare al mondo di che pasta sono fatta. So di esserne in grado perché al fianco non ho una persona qualunque. Percepisco una strana elettricità, così potente che a malapena riesco a trattenerla. Ho paura? Certo che sì, sarebbe da sciocchi non provarne, sono consapevole di tutte le difficoltà che dovrò affrontare e delle possibili conseguenze, ma questo è un treno che passa una sola volta e ho intenzione di percorrere tutto il tragitto, scendendo solo al capolinea.
Sono tornata a casa dopo il pranzo con Allen, le ali ai piedi e a malapena ricordo come sono finita sul letto, oggi il tempo scorre a velocità tripla. Ho avvisato i miei genitori e gli amici più stretti, in bilico tra il dirlo a tutti i numeri salvati in rubrica o solo a coloro che condividono davvero la mia felicità. Ho scelto la seconda opzione, anche un po' per scaramanzia.
Non ho affatto sonno perché una domanda rimbomba nella testa e mi impedisce di dormire: quali pietanze preparerò per stupire i giudici? Non ne ho la minima idea e questo, nonostante la carica e l'elettricità che scorre nelle vene, è decisamente un pessimo punto di partenza.
Dopo avere riposato pochissimo, torno in cucina al SeaSide con l'intenzione di chiedere qualche suggerimento ad Allen, magari a fine servizio. Non ha detto nulla a nessuno della mia partecipazione alla Course des Chefs, ma da come Zack mi lancia certe occhiate deduco che lui sa qualcosa. Non sono sguardi di odio, men che meno di scherno, vedo nelle sue iridi lo stesso fuoco che accende le mie e questo non può che farmi piacere.
Allen, beh, si comporta come il titolare che è sempre stato. Ancora non mi sembra vero che ieri ho pranzato assieme a lui, in casa sua, e che mi abbia stretta tra quelle braccia forti e possenti. Se non fossimo a lavoro sono sicura che si comporterebbe in maniera diversa. Cerco il suo sguardo ma lo trovo raramente e ancor più sporadici sono i sorrisi che abbozza quando riusciamo a guardarci. Vorrei di più ma va bene così, avrò modo di godere ancora della sua stretta, ne sono sicura...Magari vincendo proprio quella gara!
Conclusa la mattinata sono proprio i due, chef e sous chef, a chiedermi di restare dopo il servizio. Una volta congedato il resto della squadra, ci accomodiamo su uno dei tanti tavolini della sala. Allen porta con sé un quaderno ad anelli mentre Zack un vassoio con tre bicchieri pieni zeppi d'acqua e menta, l'ideale per rinfrescarsi dopo una mattinata di fuoco.
È lo chef a prendere parola per primo, ora che non c'è la tensione del lavoro a gravargli sulle spalle sembra non solo molto più rilassato, ma anche più disponibile nei miei confronti, infatti non riesce a trattenere un sorrisetto. «Come ben sai, alla gara si iscrivono centinaia di giovani cuochi che verranno selezionati da una giuria secondaria. Solo in dodici raggiungono la competizione vera e propria, quest'anno si terrà il venti di ottobre in una stanza riservata nella reggia di Versailles, a Parigi.» esita qualche istante come a volermi dare tempo per assimilare queste informazioni, poi scocca un'occhiata al suo vicino di posto. «Per fare pratica puoi usare la cucina del locale, ovviamente quando non è in servizio. Zack è a conoscenza della tua candidatura, sarà sempre qui a darti una mano, specialmente quando io non ci sarò.»
«Stiamo pensando di non farti venire al lavoro, sarebbe troppo massacrante e hai bisogno di tutte le energie possibili.» gli dà man forte il collega proseguendo la spiegazione.
Okay, non sarò in vacanza ma l'idea di poter gestire gli orari non è affatto male. Cavoli, più questa storia va avanti più mi sembra di vivere un sogno.
Allen mi riporta con i piedi per terra ancor prima di iniziare a fantasticare «Dovrai creare una portata che ti farà accedere alle selezioni e altre dodici che ti permetteranno di vincere una gara dopo l'altra, per un totale di tredici e mi raccomando, devono essere tutte diverse.»
Annuisco debolmente. «Una specie di menù.»
«Sì, più o meno.»
Oh beh, ma è grandioso. Come glielo dici che non hai mezza idea di cosa inventarti e non sai da dove cominciare?
«Se non sai cosa fare, ti aiuteremo noi.» spiega Zack che sembra avermi letto nel pensiero. «Tuttavia preferiremmo che facessi tutto da sola.»
«Se hai bisogno di un po' di ispirazione, qui ci sono alcune sperimentazioni mie e di Zack.»
Finalmente ho tra le mani il quaderno ad anelli tenuto tanto gelosamente da Allen. Sfoglio qualche pagina ed è una vera e propria enciclopedia di ricette, annotazioni scritte così velocemente da risultare illeggibili, disegni astratti che dovrebbero ricordare gli impiattamenti delle pietanze. «Grazie.» sussurro abbozzando un sorriso. «Lo terrò come un tesoro.» stringo la copertina come a volere sottolineare il concetto, resistendo alla tentazione di sfogliare e studiare ogni singola pagina qui e ora.
Allen annuisce debolmente, si alza stiracchiandosi un po'. «Bene, se non c'è altro...»
Questa volta scuoto il capo a destra e sinistra, ho tantissime domande ma non vorrei fare subito la figura dell'inetta, così mi limito a dire un «Grazie ancora!» così squillante che rimbomba tra le pareti della sala
Prima di andarsene, lo chef si gira verso di me con tanto di occhiolino e ovviamente io mi sento avvampare dalla testa ai piedi. Volevo un atteggiamento un po' più intimo? Eccomi accontentata.
«Cerca di non deluderlo.» le parole di Zack mi fanno voltare in sua direzione. Ha lo sguardo fermo e deciso, come se sulla porta di ingresso ci fosse ancora Allen ad ascoltarci. «E ricorda, se non dovessi superare la gara non viverla come un fallimento, almeno ci avrai provato.»
«Non fallirò.» affermo risoluta, forse più per convincere me stessa che lui.
«Me lo auguro per te.» si alza, scola l'intero bicchiere d'acqua e inchioda lo sguardo sul mio. «Se hai un sogno allora buttati, perché "all'altezza" non esiste. Ricordalo sempre.»
I suoi occhi sempre brillanti ed euforici vengono attraversati da una leggera patina di tristezza. Per un istante, guardarlo è come osservare un campo di battaglia da lontano, posso persino sentire le urla della sua lotta interiore. Si congeda con un cenno della mano, lasciandomi con dei dubbi e con un tesoro tra le mani.
Bene, è ora di tornare a casa e studiare.
Torno allo spogliatoio, mi cambio e quando esco la prima cosa che faccio è telefonare a mia madre, giusto per aggiornarla sugli ultimi sviluppi. L'entusiasmo suo e di papà – che ascolta la conversazione da lontano – mi riempie il cuore di gioia. Vada come vada, avrò sempre loro dalla mia parte e questo nessuna gara culinaria potrà mai togliermelo.
Una volta tornata nel mio piccolo appartamento e chiusa la telefonata, poggio il prezioso quaderno sopra al tavolo della cucina, smaniosa all'idea di imparare ogni singola parola scritta lì dentro.
Guardo il mio riflesso allo specchio prima di entrare in doccia, dentro di me sento avvampare quella sconosciuta determinazione che fa accelerare i battiti del cuore.
"Se hai un sogno, buttati."
"Voglio che tu sia il macaron più buono e più inimitabile al mondo."
Prendo un respiro così lungo da far male, ho un aspetto trasandato e ho bisogno di una bella dormita, eppure non mi sono mai sentita così in forma. I miei occhi bruciano, come quelli di Allen prima di ogni servizio.
Finalmente ho il suo stesso sguardo.
«Io sono Amelia Caufield.» scandisco ad alta voce.
E sarò la vincitrice di quella gara a qualunque costo.
![](https://img.wattpad.com/cover/372404444-288-k298524.jpg)
STAI LEGGENDO
Macaron Love - Gerini Alice (racconto)
Short StoryAmelia Caufield ha un sogno: vincere la prestigiosa gara culinaria Course des Chefs e venire eletta la migliore apprendista chef del mondo. C'è solo un problema: attualmente è "solo" una lavapiatti, anche se nel ristorante di uno dei cuochi più in v...