La carica elettrica che scorre nelle vene e il meraviglioso senso di positività che mi hanno accompagnata durante il primo giorno da comì, diventano delle preziose alleate per un mese intero. Non ho più paura – o meglio ce l'ho ma riesco a gestirla e non me la faccio più sotto alla vista di un tagliere – so di potermi fidare del tutto dei miei colleghi ed è molto importante, se non addirittura rassicurante. Raramente mi sono sentita così viva e soddisfatta di me stessa. Forse solo quando da adolescente tornavo a casa e mostravo ai miei genitori la pagella piena zeppa di voti eccellenti, gonfia di fierezza.
All'inizio del secondo mese del nuovo incarico, lo chef Allen mi chiede nuovamente di rimanere in cucina dopo l'orario di chiusura. È sera inoltrata, i clienti se ne sono andati da un pezzo così come la maggior parte dei componenti dello staff. Sento il disperato bisogno di fare una doccia e sdraiarmi sul letto per riposare le gambe, ma l'euforia e la curiosità sono più forti di qualunque altro bisogno fisico.«Migliori a vista d'occhio, Amelia.» Allen si toglie il cappello, mostrando i capelli leggermente bagnati da piccole perle sudore. Il suo commento mi fa inarcare le labbra verso l'alto, devo mordere le guance per trattenere un urlo di soddisfazione e bloccare il respiro per frenare i battiti del cuore. «Sono molto contento.» conclude, sorridendo.
Cavoli, questa sì che è una soddisfazione!
Con una pacatezza che riesco a mantenere per miracolo, porto le mani dietro la schiena esibendomi in un lieve inchino. «La ringrazio, chef.» ti salterei addosso per stritolarti in un abbraccio vorrei aggiungere ma preferisco tacere.
In sua presenza non sento più quel disagio lacerante che nemmeno trenta giorni fa mi stringeva la gola e mozzava il respiro, tuttavia non posso prendermi certe libertà.
Purtroppo.La nuova postazione mi ha permesso di comprendere meglio i suoi scatti d'ira dovuti alla mal riuscita di un piatto, capire cosa significa arrabbiarsi se qualche pietanza torna indietro o viene mangiata solo a metà, cosa che accade raramente ma ahimè anche i migliori sbagliano. Quando facevo la lavapiatti me ne fregavo, anzi, lo vedevo come un impiccio perché c'era da pulire ancora di più.
Adesso percepisco l'amarezza del fallimento.
Ora so come ci si sente: ti butta giù ma allo stesso tempo ti fa alzare la testa, con il desiderio ardente di dare il massimo e fare ancora meglio rispetto la volta precedente.
Non mi sento una pari di Allen Bearly, non oserei mai, ma è come se in qualche modo mi sentissi più vicina a lui.«Ho una cosa per te.» si incammina verso gli spogliatoi, riportandomi alla realtà con un rapido gesto della mano. «Seguimi, ti dispiace?» domanda retorico.
E me lo chiedi?
Okay, confesso che ci sono ancora momenti in cui sono totalmente a disagio in sua presenza. Tipo adesso... Come può pretendere che io resti tranquilla e serena mentre siamo soli, con lui che mi chiede di seguirlo nello spogliatoio? Praticamente è come se avesse dato il via alla mia immaginazione sfrenata, che lo inquadra nelle più improbabili delle situazioni.
Una volta arrivati, si toglie velocemente la giacca, rimanendo in maglietta. Non ha un fisico perfetto, dopo tutto assaggi a destra e a manca e qualche bicchiere di vino gli hanno donato una piccola pancetta che, comunque, non posso fare a meno di reputare maledettamente sexy.
Distolgo lo sguardo imbarazzata, anche se dentro la testa stanno partendo così tanti film che in confronto i registi di Hollywood sembrano dei pivelli.«Tieni.»
Alzo lo sguardo su un libro dalla costa molto spessa, sulla copertina dallo sfondo bianco sono disegnati dei cubi di gelatina rossa su cui sopra vi è scritto il titolo: Un giorno a elBulli.
Se prima ero stata brava nel mantenere la calma, ora non riesco a trattenere l'entusiasmo: «Ferran Adrià!» esclamo a voce così alta che rimbomba sulle pareti della stanza. Si tratta di uno dei migliori chef che abbia mai camminato sulla Terra. Ho guardato i suoi video su internet fino allo sfinimento, cercato inutilmente di emulare i suoi piatti e, inutile dirlo, sperato più volte di mangiare qualcosa preparato dalle sue mani. È uno degli uomini più influenti al mondo – non è solo un modo di dire, è stato seriamente inserito nella lista del Times nel 2004 - maestro innovatore della cucina molecolare ma soprattutto ha iniziato la sua carriera esattamente come me: da lavapiatti. Non è solo un modello, ma un esempio da seguire.
A quest'ultima considerazione non credo più che si tratti di un caso, il fatto che lo chef abbia voluto darmi proprio un suo libro.
Allen sorride per poi mettermi una mano sulla spalla, il contatto con la sua pelle mi incendia anche se a dividerci c'è la mia giacca logora. Mi sento avvampare ma lui non si scompone, anzi, mostra una fila di denti bianchi perfetti che non fanno altro che peggiorare la situazione. «Leggilo tutto entro un paio di settimane, okay?»
L'entusiasmo viene meno con la stessa velocità con cui è arrivato, Allen ha spento l'incendio che ha appiccato buttandoci sopra un'intera ghiacciaia. «Cosa?!» Lo guardo mentre compiaciuto indossa una felpa nera sopra la maglietta a maniche corte, con nonchalance, come se mi avesse chiesto di preparare un'insalata mista. «Ma saranno almeno cinquecento pagine!» gli faccio notare, buttando per un istante in un angolo l'imbarazzo e il rispetto nei suoi confronti.
«Cinquecentoventotto, indice compreso.» mi fa l'occhiolino. «Buono studio»
Alla faccia dei film a sfondo erotico che avevo girato in testa! Quando lo trovo il tempo per leggere tutta questa roba?
Guardo lo chef uscire dallo spogliatoio così da dare modo anche me di cambiarmi in completa privacy.«Se può aiutarti, ci sono ancora i miei riassunti a fine di ogni capitolo!» esclama, ora è la sua di voce a rimbombare per il corridoio. «Puoi farcela.»
«Sarà...» sussurro piano osservando il tomo poggiato su una sedia, nella speranza che basti questo per inglobare ogni singola nozione contenuta all'interno.
Accidenti, mi sembra di essere tornata al liceo e ho la pessima impressione che prendere A, questa volta, non sarà così semplice.
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Macaron Love - Gerini Alice (racconto)
Short StoryAmelia Caufield ha un sogno: vincere la prestigiosa gara culinaria Course des Chefs e venire eletta la migliore apprendista chef del mondo. C'è solo un problema: attualmente è "solo" una lavapiatti, anche se nel ristorante di uno dei cuochi più in v...