14. The Festival Of The Nightmare

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Non rovinare mai il tuo presente per un passato che non ha futuro.

                -William Shakespeare

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6 Dicembre

Ho sempre pensato che la notte mi appartenesse.
Nel senso letterale della parola.
Il mio nome stesso derivava da un ipotetico pianeta, che 4,5 miliardi di anni fa entrò in collisione con la Terra.
Dai suoi frammenti nacque la Luna, il suo satellite naturale, ma questo fenomeno è sempre stato dettato in linea puramente ipotetica.

Mio padre mi spiegò, quando ancora ero ricoverata in ospedale, che Heléna era stata un'appassionata di astronomia.
L'etimologia del nome non ha radici, però, legate al pianeta, bensì alla titanide Teia.

Teia, sorella e moglie di Iperione.
Madre della Luna, del sole e dell'aurora.
Dal mito antico deriva il nome del pianeta.

Ho sempre provato una certa attrazione per ciò che si trova al di sopra di tutti noi;
Sono sempre stata affascinata dalla bellezza disarmante del cosmo.

Potevo capire Heléna e la sua passione sfrenata per l'astronomia.
Quando volevo un po' di pace mi bastava alzare gli occhi sul cielo la notte.
Le stelle esprimevano calma e tranquillità.
La consapevolezza di essere un puntino in mezzo a una cosa così grande come l'universo, mi faceva capire quando fossi in realtà insignificante.

Mi piaceva immaginare che Heléna fosse lì in mezzo, tra le stelle.
Mi guardava da lì, immersa da ciò che l'aveva più affascinata da tutta la vita.

Tra esattamente ventiquattro giorni avrei potuto dire addio ai miei ventitré anni e aggiungere un numero più alto davanti a quel due.
Invece, tra esattamente diciannove giorni, sarebbero passati ben nove anni dal giorno in cui tutta la mia vita cambiò.
A quando nacqui per la seconda volta.
A quando Dio mi punì per tutto ciò che avevo fatto in un passato di cui non ricordavo l'esistenza.

Ma grazie a quel giorno io avevo dato vita a due ricordi differenti;

Il primo era il ricordo sfumato di qualcosa che non mi apparteneva più.

Il secondo era il risultato di una scelta che mi avrebbe segnato a vita.

Il terzo, invece, era la conseguenza di entrambi.

Quei ricordi erano i miei romanzi.

E io, a causa di un intoppo tra i primi due, mi ero ritrovata costretta a svegliarmi alle sei di mattina solo per organizzare il mio stand al festival della casa editrice per cui lavoravo.

In due anni che pubblicavo per loro, e ripeto; mai, mi sarebbe passato per la mente di partecipare.
La ritenevo una cosa stupida, mi sbattevo già abbastanza con tour per i firma copie, figuriamoci se fossi stata felice di quella stronzata.

Generalmente l'avrei considerata una perdita di tempo, ma odiavo quando qualcuno si metteva in mezzo ai miei piani rovinando tutto, e lei l'aveva fatto.
Per questo mi trovavo lì, per mettere in primo piano me stessa e far in modo di essere al centro dell'attenzione, oscurare lei e il suo libro del cazzo.
Non ho mai amato esserlo, al centro dell'attenzione, ma se farlo voleva dire avere vendetta, allora avrei potuto fare un eccezione.

Sistemai attentamente le due pile di libri sul tavolo, alla mia sinistra.
Avevo approfittato dell'essere la prima arrivata, così avrei potuto sistemare tutto prima dell'arrivo delle altri autrici, evitando il rumore eccessivo prima dell'inizio del festival.

Avevo organizzato tutto secondo uno schema ben preciso;

A destra si trovavano quattordici copie del mio primo libro, divisi in due colonne da sette.
A sinistra la stessa cosa, solo che lì si trovavano le copie del secondo libro.

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