𝗤𝘂𝗶 𝗖𝗼𝗻 𝗠𝗲

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La tensione di pochi istanti prima – fortunatamente – scomparve, alleggerendomi l'animo in un modo che non riuscii a descrivere. Mio marito era lì, dinanzi a me, che guardava il pavimento con sguardo attento, scrutatore, oserei dire.

«Ehi ...» il signor Igarashi, ancora tremante come una foglia, si avvicinò alla sottoscritta, guardandolo. «Non ti convien- ...»

Il pilastro del vento lo interruppe bruscamente, il suo tono era gelido e fermo. «Tu stai zitto. Non hai idea di cosa stia succedendo qui, eppure ti intrometti come se avessi qualcosa da dire.» sbraitò, allibendomi.

L'altro si irrigidì, sorpreso dalla durezza delle parole. «C-com'è che ti permetti di parlare in questo modo?»

«Non accetto consigli da nessuno, tantomeno da un cagasotto seminudo come te.» affermò, successivamente incontrando – per errore – i miei occhi. La mia espressione imbarazzata, anzi, intimorita, venne colta nell'immediato, poiché egli abbasso lo sguardo, vacillando un secondo, riprendendo a mettere all'interno dell'apposito contenitore il terriccio benedetto della padrona di casa senza più proferire parola.

Avrei voluto difendere l'uomo alla mia destra, tuttavia ricordi passati si manifestarono nella mia mente come il mal di testa dopo una nottata insonne, bloccandomi.

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«No!» urlai, frapponendomi tra mia sorella e mio padre. «La prego, le sta facendo male ... non picchi mi- unghh-...» le sue grosse mani strinsero il mio collo con forza. La vista divenne in breve tempo offuscata, ciononostante le svariate vene ingrossate sulle braccia e sui dorsi, mi risultarono più nitide che mai. «Ah!» strillai dal dolore quando mi scaraventò contro il muro della stanza, facendomi sbattere il lato destro della faccia con violenza.

Rimasi a terra, intontita e dolorante. Yuzuha mi corse incontro come una furia, la sentivo parlare ma non capii cosa stesse dicendo. Mi aiutò ad alzarmi e, in quel momento, percepii un saporaccio amarognolo e sgradevole in bocca, tale da portarmi a sputare.

«M-ma ...» lei spalancò gli occhi. «Quello è un dente ... Maiko, hai perso un dente!» strillò in preda al panico, abbassandomi il labbro destro che grondava di sangue.

«Bastardo, guarda che cazzo hai combinato! Mi ha sporcato il tappeto!» nostra madre, che era stata a guardare la scena senza dire nulla, si animò solo quando le rovinai uno dei suoi preziosi "cuccioli". «Costa più di te e le tue figlie messi insieme, stronzo!» gli inveì contro, colpendolo con il suo ventaglio preferito.

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Fissai il giovane uomo che, con movimenti precisi e rispettosi, aveva cominciato a raccogliere il prezioso materiale e a rimetterlo nel barattolo. La luce della lampada creò ombre danzanti sulle pareti, mentre egli lavorava con determinazione, il volto e il corpo piegato sul compito che si era prefissato. D'un tratto, il rumore di passi echeggiò nel corridoio e la vedova irruppe nella stanza. I suoi occhi, colmi di rabbia e stanchezza, si posarono su di lui, intanto che la sua figura rigida si stagliava contro la fievole luminosità.

«E tu chi credi di essere per metterti a toccare le mie cose?!» scattò, avvicinandosi con passo deciso.

Lui si voltò, un'espressione tranquilla e rispettosa sul volto. «Sono Shinazugawa Sanemi. Ho preso l'iniziativa di sistemare il terriccio benedetto, per rimediare al danno che è stato causato dal demone. È importante per il suo rituale.» fece un inchino. «Sono mortificato, sarei dovuto arrivare prima. Mi dispiace anche per la carta di riso, gliela ripagherò.»

Ella si fermò, il suo sguardo si ammorbidì quando vide il barattolo di terriccio ormai quasi pieno. La sorpresa attraversò il suo volto, mescolandosi con un accenno di gratitudine. «Oh.» mormorò, il suo tono cambiando gradualmente. «Non me l'aspettavo. Avevi un motivo nobile per il tuo gesto.» annuì. «Non devi pagarmi nulla, ho una scorta di rivestimenti per le shoji.»

𝐁𝐥𝐚𝐧𝐤 𝐒𝐩𝐚𝐜𝐞┋𝕊𝕒𝕟𝕖𝕞𝕚 𝕊𝕙𝕚𝕟𝕒𝕫𝕦𝕘𝕒𝕨𝕒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora