𝗗𝗼𝗹𝗼𝗿𝗼𝘀𝗲 𝗣𝗿𝗲𝘀𝗲 𝗱𝗶 𝗖𝗼𝘀𝗰𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮

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Insegnare la Miko Kagura era per me un atto sacro, un rito che richiedeva dedizione e precisione. Ogni gesto, ogni passo, doveva essere eseguito con una grazia che andava oltre la mera tecnica. E, quella mattina, finalmente, avevamo l'accompagnamento musicale che donava ai movimenti delle mie allieve una fluidità più naturale, rendendo il tutto leggermente più facile.

Mentre correggevo le posture delle ragazze, fermandole di tanto in tanto per mostrare loro i movimenti giusti, avvertivo una presenza che mi osservava con attenzione: Shinazugawa, in piedi ai margini della sala, seguiva ogni mio gesto con lo sguardo. Era strano averlo lì, così vicino. Dopo essersi svegliato solo pochi minuti dopo di me, mi aveva chiesto se potesse rimanere con me, con il suo solito tono acido. Non ho nessuna intenzione di stare con quel maledetto del signor Igarashi, aveva detto, quasi borbottando, né di farmi il giro della città di mattina. Nonostante il fastidio che sembrava essere trasparito dalle sue parole, c'era qualcosa nella sua richiesta che mi aveva colpito. 

Non potevo fare a meno di sentirmi un po' strana nel sapere che fosse lì, a esaminare ogni mia mossa. Non era solo la sua presenza fisica, ma il modo in cui sembrava cercare di immergersi in quel mondo che, onestamente, non pensavo nemmeno potesse lontanamente intrigarlo. Sentii crescere dentro di me l'inquietudine, una tremarella dovuta al sol pensiero di lui sul mio posto di lavoro. Eppure, in qualche modo, la sua presenza rendeva tutto più intenso, come se ogni mio movimento avesse un peso diverso, una nuova importanza.

«Pupe, occhi a me.» schioccai le dita. «Busto in questo modo, testa così ...» delineai la mia stessa mandibola. «Ora, osservate bene le mani ... mi raccomando ai campanelli e ai ventagli.» iniziai a usare movimenti circolari, lenti, che servivano ad enfatizzare le quattro direzioni cardinali. «Tutto chiaro?» domandai, rimettendomi al mio posto.

La Kagura era una danza illibata, un tramite per connettersi con i kami, tuttavia quella che ora stavo insegnando, era una rivisitazione che io stessa ero stata costretta ad imparare in breve tempo. Comprendeva cinque ragazze in seconda fila e due nella prima. I passi erano pressoché sempre gli stessi, ma un pizzico più energici e poco previdenti. In condizioni normali, verrebbe considerato uno scempio, un'oscenità da denuncia ... eppure, il semplice nome di Igarashi sulla locandina bastava ad attrarre anche i meno curiosi. La fama di quell'uomo, unita al periodo di grande sviluppo in cui ci trovavamo, faceva si che una reinterpretazione, pur mantenendo un certo decoro, non dispiacesse affatto.

«Cinque minuti di pausa!» mi allontanai dal gruppo, desiderosa di bere dell'acqua.

«Era ora che ti fermassi un po'.» commentò mio marito, avvicinatosi a me con riserbo.

Mi spaventai, non avendolo sentito arrivare, facendomi così andare l'acqua di traverso. Cercai di tossire il meno possibile, con scarsi risultati.

«Ma insomma ...» egli mi posò una mano sulla schiena, dandomi piccoli colpetti. «Nemmeno un po' d'acqua ... seriamente??»

«Mi ... hai ... spaventata ...!» replicai, finalmente riuscendo a regolare il respiro.

«Ho fatto rumore di proposito e non te ne sei comunque accorta ...» continuò, con un leggero sorriso che sembrava quasi prendersi gioco della mia concentrazione.

Mi voltai verso di lui, cercando di recuperare la calma. «Forse perché ero troppo concentrata sul mio lavoro ...»

Lui scrollò le spalle, come se la mia risposta fosse stata esattamente quella che si aspettava. «Si, beh, hai una dedizione che fa paura. È una qualità, sai? Anche se a volte potresti rilassarti un po'.» il suo tono era strano, quasi pareva nascondere qualcosa dietro l'ironia delle sue parole. 

Lo guardai per un momento, cercando di decifrare cosa stesse realmente pensando, ma i suoi occhi erano imperscrutabili. «Non tutti possono permettersi di rilassarsi ...» risposi, forse con più durezza di quanto intendessi. «Io ... non posso permettermi di sbagliare.» giocherellai con i pollici.

𝐁𝐥𝐚𝐧𝐤 𝐒𝐩𝐚𝐜𝐞┋𝕊𝕒𝕟𝕖𝕞𝕚 𝕊𝕙𝕚𝕟𝕒𝕫𝕦𝕘𝕒𝕨𝕒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora