𝗦𝗽𝗲𝘁𝘁𝗮𝗰𝗼𝗹𝗼

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⚠️​Linguaggio volgare, scene di violenza, problemi col cibo? (non DCA) nausea⚠️​

⚠️​Linguaggio volgare, scene di violenza, problemi col cibo? (non DCA) nausea⚠️​

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I pensieri si accavallarono nella mente ancora in subbuglio. Non mi aspettavo che qualcuno – mio marito – bussasse. Il suono della sua voce, profonda e ferma, fu in grado di far scattare in me mille campanelli d'allarme. M'immobilizzai, il cuore che batteva all'impazzata, il respiro che si faceva affannoso. Iniziai a sentire le guance bruciare, come se il mio corpo credesse di star venendo malmenato, opprimendomi con una paura così intensa da intensificare la nausea.

«Oi ...» il modo in cui iniziò a parlare risuonò di nuovo, più insistente. «Tutto bene qui dentro? Posso entrare?» il terrore mi paralizzò.

Le gambe diventarono pesanti come piombo, la salivazione si fece eccessiva. Immaginai scenari orribili, il suo sguardo colmo di rabbia, le mani pronte a colpirmi. Il tremore non mi abbandonò nemmeno per un secondo, costringendomi a chiudermi maggiormente a palla. Mi morsi un unghia nella speranza di calmarmi, tuttavia qualsiasi gesto parve vano.

« ... ti ho portato da mangiare.» sentii il rumore di un qualcosa che veniva poggiato a terra. «Non puoi restare digiuna ... g- ... grazie per aver pensato comunque a me, prima. Uh ... vado ... vado in camera.» e, senza lasciarmi il tempo di replicare, vidi la sua sagoma scomparire da dietro la carta di riso.

Rimasi ferma sul posto, priva di parole. L'eco delle sua voce rimbombava nella mia mente: non c'era traccia di rabbia, solo un'incertezza inusuale. Tentai di processare quanto appena successo; mi aveva portato del cibo? E mi aveva anche ringraziata?

Dopo qualche minuto, presi coraggio e mi sporsi leggermente in avanti, gattonando sino alla porta, aprendola lentamente per guardare cosa avesse lasciato. «Huh ...» notai una ciotola di riso e tonno scottato. Il semplice gesto, così lontano dalla sua solita aggressività, mi fece sentire ancora più confusa. Era come se una parte di lui, nascosta dietro una maschera di durezza, stesse cercando di emergere.

Le mie mani raggiunsero la scodella, il profumo familiare che mi avvolgeva. Non avevo fame, il solo pensiero di mettere qualcosa sotto i denti mi disgustava, tuttavia mi costrinsi a non rifiutarmi: Mi sedetti sul tatami – le gambe ancora tremanti – e portai un boccone alle labbra. Il sapore era delizioso, confortante in un modo che non avrei mai immaginato.

«Che buono ...» pensai, gli occhi fissi sul pasto. «Chissà come ha imparato a cuocere così bene il pesce ...» nonostante i problemi di stomaco, finii in breve tempo di mangiare.

Arrivata a quel punto, qualcosa in me si mosse e, senza ulteriori indugi, mi diressi verso la stanza in cui si era ritirato, con il cuore ancora martellante. Bussai lievemente, avente con me il mio usuale timore. «Posso entrare?» chiesi, la voce appena udibile.

Sentii un tenue rumore dall'altro lato, poi la porta si aprì lentamente. Egli mi guardò, un misto di sorpresa e qualcos'altro che non riuscii a decifrare.

𝐁𝐥𝐚𝐧𝐤 𝐒𝐩𝐚𝐜𝐞┋𝕊𝕒𝕟𝕖𝕞𝕚 𝕊𝕙𝕚𝕟𝕒𝕫𝕦𝕘𝕒𝕨𝕒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora