𝗔𝗿𝗿𝗶𝘃𝗲𝗱𝗲𝗿𝗰𝗶 𝗧𝗼𝗸𝘆𝗼

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⚠️QUESTO CAPITOLO CONTIENE DESCRIZIONI DI PESO CORPOREO, NAUSEA E ACCENNI DI VIOLENZA⚠️

Sostavo sulla soglia della cucina, con la borsa a tracolla e entrambi manici delle valigie stretti fra le mani

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Sostavo sulla soglia della cucina, con la borsa a tracolla e entrambi manici delle valigie stretti fra le mani. La padrona di casa mi accompagnò verso l'uscita, con una smorfia indecifrabile sul volto.

«Grazie infinite per l'ospitalità. » dissi con un inchino profondo. «Mi sono trovata davvero bene e non lo dimenticherò mai.»

Lei annuì con inusuale dolcezza, che trasparì anche nel modo in cui mi sfiorò il braccio. « È stato un piacere averti qui, ragazzina. Le tue allieve sono state eccezionali e so che tornerai presto a trovarci.»

Mi girai verso il signor Igarashi, che si era avvicinato per salutarmi. Il suo sguardo era serio, ma dietro quella compostezza potevo percepire una sincera approvazione. «Grazie di tutto, signor Igarashi.» mi rivolsi rispettosamente a lui. «Sono profondamente grata per l'opportunità che mi è stata data. La palestra Ozawa è sempre aperta per te.»

Lui canticchiò, accennando un sorriso. «Hai fatto un ottimo lavoro, Maiko-chan. Sono sicuro che le ballerine avranno un futuro brillante davanti a loro anche per merito tuo.»

Dopo un ultimo inchino, mi voltai e iniziai a camminare verso la stazione, lasciandomi alle spalle quella tenuta che per qualche giorno era stata un rifugio sicuro. Quando salii sul treno, trovai un posto vicino al finestrino e mi lasciai andare contro lo schienale, stanca ma soddisfatta.

La locomotiva si mise in movimento e mi misi a guardare il paesaggio scorrere rapido al di là del vetro. La mente, però, tornava continuamente agli eventi degli ultimi giorni, come i passi di danza ormai così tanto provati da averli inglobati nel mio essere. 

Tra tutti quei pensieri, uno in particolare non mi lasciava in pace: estrassi dalla borsa la lettera di Kazuma e la rilessi per l'ennesima volta. Le parole, tracciate con la sua calligrafia ordinata, mi colpivano ogni volta come fosse la prima. Si scusava con me, a nome di Yuzuha, per non essere venuta ad assistere al debutto delle mie ragazze. Spiegava che lei era stata colpita da una tonsillite acuta e che, per quanto volesse esserci, la febbre alta e il dolore alla gola l'avevano costretta a letto.

Chiusi gli occhi per un momento, cercando di allontanare l'ansia che mi attanagliava. Sapevo che quell'uomo si prendesse cura di lei in modo esemplare; era una persona straordinariamente dolce e preparata, non avrei potuto immaginare un compagno migliore per mia sorella. Tuttavia, non potevo fare a meno di preoccuparmi. Ella era sempre stata forte, ma saperla in quelle condizioni mi faceva stringere il cuore.

«Finché è con lui devo stare tranquilla ...» cercai di calmarmi.

Il peso delle scorse settimane mi gravava sulle spalle come un grosso macigno, una sorta di promemoria costante che mi ricordava che avevo raggiunto il limite da un bel po'. L'addome continuava a darmi fastidio, inducendomi sempre al vomito ogniqualvolta che le cose cominciavano si facevano troppo complicate. In soli due giorni mi ero ritrovata a rimettere almeno cinque volte a giornata, il che – oltre ad avermi fatto perdere una quantità considerevole di peso – mi aveva ulteriormente stancata. L'unica cosa che avrei voluto fare era tornare in camera mia, letteralmente gettarmi nel futon e dormire minimo un mese intero.

𝐁𝐥𝐚𝐧𝐤 𝐒𝐩𝐚𝐜𝐞┋𝕊𝕒𝕟𝕖𝕞𝕚 𝕊𝕙𝕚𝕟𝕒𝕫𝕦𝕘𝕒𝕨𝕒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora