𝗜𝗹 𝗥𝗶𝘀𝘂𝗼𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗖𝗼𝗻𝘀𝗮𝗽𝗲𝘃𝗼𝗹𝗲𝘇𝘇𝗮

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Sbattei un paio di volte le palpebre, osservandola con calcolata lentezza, immediatamente accorgendomi del suo insolito vestiario.

«Ti devo parlare.» affermai, assottigliando gli occhi.

«E-eh? O-ora ...?» balbettò lei, sorpresa dalla mia urgenza.

«Si.» risposi secco, senza lasciare spazio a dubbi.

Ella si schiarì la gola, cercando di mantenere la compostezza mentre batteva le mani per attirare a sé l'attenzione delle sue allieve. «Ragazze, facciamo cinque minuti di pausa.» annunciò, la sua voce leggermente tremante, facendo percepire la tensione del momento. Pochi istanti dopo mi si avvicinò con timidezza, abbassando lo sguardo prima di incrociare il mio. Mi condusse dinanzi al suo spogliatoio, aprì la porta e mi lasciò entrare. «Dimmi pure ...» mormorò, tentando di mantenere un tono neutro.

«Tieni.» le misi in mano la scatola di ohagi che le avevo preso. «So che non hai fatto colazione ...» bofonchiai poco animatamente.

I suoi occhi erano fissi su di essa, osservandone minuziosamente ogni dettaglio. «Perché?» domandò, agitandosi. «Cioè, ti ringrazio di cuore ma ... non dovevi, davvero ...»

Cercai di evitare quel suo modo di guardarmi, come se stesse cercando di capire qualcosa di più su di me. «Non farmi domande inutili.» risposi bruscamente, anche se il mio tono tradiva un leggero imbarazzo. Non ero abituato a questo genere di cose, e non sapevo nemmeno perché l'avevo fatto.

Lei si limitò a fissare la scatola per un altro istante, come se volesse aggiungere qualcosa ma non riuscisse a trovare le parole giuste. Alla fine, la appoggiò delicatamente su un tavolino accanto a noi, facendo attenzione a non rovinare l'elegante confezione.

«Grazie ancora.» mormorò. «Mi dispiace che tu ti sia scomodato, però.»

«Ma figurati.» ringhiai. «Sono solo ohagi, non è chissà cosa. Non montarti la testa.» mi voltai verso la porta, desideroso di andarmene prima che la situazione diventasse ancora più imbarazzante. Eppure, qualcosa mi trattenne: avevo la vaga sensazione che ci fosse ancora qualcosa di non detto tra noi.

Maiko rimase zitta, esaminandomi con una strana espressione, quasi come se stesse provando a leggermi dentro. Quel silenzio, così carico di domande non espresse, iniziava a irritarmi.

«Cosa c'è?» sbottai, il tono secco, forse un po' più aggressivo di quanto avrei voluto. «Hai altro da dire?»

Lei scosse la testa rapidamente, tuttavia non riuscì a mascherare completamente la sua esitazione. «No, è solo che ... non sono abituata a questo tipo di attenzioni.» confessò a bassa voce, abbassando lo sguardo per evitare i miei occhi. «Non che non le apprezzi, anzi, ma... non so come comportarmi. Scusami.»

Le sue parole mi colpirono più di quanto volessi ammettere. Non avevo mai pensato a come si sentisse, come affrontasse tutto questo. Per me, il nostro matrimonio era stato un accordo, un contratto senza molti fronzoli. Ma per lei? Infondo io ho avuto possibilità di scelta, non sapevo se la cosa fosse tale anche per quel topo.

«Non devi comportarti in nessun modo particolare.» ribattei bruscamente, cercando di evitare la vulnerabilità che sentivo crescere dentro di me. «Semplicemente ... mangia, ecco tutto.»

«Tu non ne vuoi?» chiese, sollevando il coperchio. «Ne sono tanti, prendine almeno uno ...»

La sua offerta mi colse di sorpresa. Non mi aspettavo che cercasse di condividere qualcosa con me, specialmente dopo il mio comportamento brusco. Per un attimo, fui tentato di rifiutare e mantenere la mia solita distanza, ma c'era qualcosa nella sua voce, un misto di timidezza e genuina cortesia, che mi fece esitare.

𝐁𝐥𝐚𝐧𝐤 𝐒𝐩𝐚𝐜𝐞┋𝕊𝕒𝕟𝕖𝕞𝕚 𝕊𝕙𝕚𝕟𝕒𝕫𝕦𝕘𝕒𝕨𝕒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora