𝗦𝗲𝗶 𝗧𝘂 𝗰𝗵𝗲 𝗦𝗮𝗹𝘃𝗶 𝗠𝗲

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Notte calata, egli portò il mio futon nella sua camera e lo posizionò a pochi centimetri dal suo. Avevamo già dormito insieme, tuttavia l'imbarazzo in me continuò a regnare sovrano. «Dormi bene ...» mormorai, spegnendo il lumino.

«Anche tu.»

Il buio avvolse la stanza, lasciando solo il leggero chiarore della luna che filtrava dalle finestre. Sentivo il suo respiro regolare accanto a me e, anche se avevamo già condiviso lo stesso spazio altre volte, la vicinanza fisica in quel momento mi sembrava più intensa, quasi tangibile. La consapevolezza che eravamo soli, sotto lo stesso tetto, senza la compagnia o la protezione di altri, rendeva tutto più reale, più intimo.

Mi voltai su un fianco, cercando di trovare una posizione comoda sul materasso. Il tatami scricchiolava leggermente sotto di me, ma non era quello a tenermi sveglia. Era la presenza di Shinazugawa, così vicina, così palpabile, che rendeva difficile il mio rilassamento. Le mie dita giocherellavano nervosamente con l'orlo della coperta, mentre cercavo di calmare i miei pensieri e rallentare il battito accelerato del mio cuore.

Mi sentivo quasi in colpa per quella tensione che non riuscivo a nascondere. Egli pareva tanto tranquillo, come se fosse la cosa più naturale del mondo che fossimo lì, uno accanto all'altra. Tuttavia, per me, c'era un turbinio di emozioni che non riuscivo a contenere: il nervosismo, l'insicurezza, ma anche una sottile gioia nel sapere che lui voleva che fossi lì, al suo fianco.

Forse sto leggendo troppo tra le righe, mi dissi, è solo per la mia sicurezza, solo per proteggermi dai demoni che infestavano le notti. Eppure non potei ignorare quella parte di me che sperava che ci fosse qualcosa di più, qualcosa che andasse oltre la mera necessità.

«Shinazugawa ...» sussurrai, quasi senza rendermene conto.

«Hm?» rispose, la sua voce bassa e roca risuonò nella quiete più totale.

Esitai, incerta su cosa dire. «... no, niente.» mormorai infine, sentendo il calore montare sulle mie guance. Era sciocco, lo sapevo, ma non riuscivo a fare a meno di sentirmi così.

Per un attimo, pensai di averlo disturbato inutilmente, ma lui non parve essersi innervosito. «Se hai qualcosa da dire, dilla.» affermò con il suo solito tono diretto, anche se c'era una leggera nota di pazienza nelle sue parole.

Ciononostante, non riuscii a esprimermi come avrei voluto. Scossi la testa, anche se sapevo che non poteva vedermi. «Davvero, niente.» ripetei, sperando che quel silenzio successivo fosse sufficiente a lasciarmi scivolare nel sonno.

L'abbiocco, però, non arrivò e mi ritrovai a rimanere sveglia per svariato tempo. Arrivata a quel punto, non sapevo nemmeno che ore fossero. Restai distesa lì, con gli occhi spalancati nel buio, mentre la mia mente vagava senza meta. Mi chiesi se lui si fosse già addormentato o se, come me, stesse lottando contro i propri pensieri. Avrei voluto trovare il coraggio di parlargli, di dirgli quello che sentivo, ma ogni volta che provavo a mettere insieme le parole, queste si dissolvevano, lasciandomi con solo il silenzio.

Perché è così difficile? Mi chiesi, stringendo il lenzuolo con più forza. Non era solo il timore di rivelare troppo, ma anche la paura di rovinare quel fragile equilibrio che avevamo costruito. Avevo paura di scoprire che cosa pensasse realmente di tutta quella situazione, del matrimonio, di noi.

Sospirai, provando a trovare un po' di pace, tuttavia un suono improvviso mi fece sobbalzare. Un mormorio basso e agitato proveniva dal futon accanto al mio. Rimasi immobile, tentando di capire cosa stesse succedendo.

«No ...» la voce di Shinazugawa si alzò appena, come un sussurro strappato dalla notte. Mi girai verso di lui, confusa e preoccupata. «Aspetta ... perché?» sentii la tensione nella sua voce, come se stesse lottando contro qualcosa. Un'ondata di preoccupazione mi travolse. «Non voglio ... non posso ...» continuò a borbottare, il suo tono tremante. «Non te ne andare ... non essere così ... mamma!» il mio respiro si fermò per un istante e una morsa di tristezza mi strinse il cuore. Realizzai che stava avendo un incubo, qualcosa di profondamente doloroso, che lo stava tormentando anche nel sonno. Senza pensarci due volte, mi mossi verso di lui, il mio istinto mi spinse ad alleviare quel dolore, anche se non sapevo come.

𝐁𝐥𝐚𝐧𝐤 𝐒𝐩𝐚𝐜𝐞┋𝕊𝕒𝕟𝕖𝕞𝕚 𝕊𝕙𝕚𝕟𝕒𝕫𝕦𝕘𝕒𝕨𝕒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora