Prefazione

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All'origine c'era solo caos. Gli uomini vivevano nel disordine, non vi era morale, non vi era armonia o empatia o gioia. I giorni e le notti si susseguivano in un intreccio infinito di tempo che scorreva senza uno scopo. Era un'epoca buia: la vita non aveva valore, la morte non faceva paura. Si esisteva e si smetteva di esistere, semplicemente.

Seraphiel fu inviato per fare qualcosa: sarebbe stato suo il compito di vegliare sugli umani della Terra. Divenne il Custode delle leggi eterne che determinavano la vita e la morte, ma ancora di più colui che, leggendo l'indole delle anime che nascevano, determinava fin dall'inizio la storia e il destino di ogni umano sulla Terra. La sua autorità e le sue scelte erano ineluttabili: una volta stabilite, le vite dei mortali potevano solo essere guidate dal volere dei Divini, i suoi figli, che manovravano quelle singole esistenze al fine ultimo di rispettare la volontà precedentemente espressa dal padre. 

Era così che doveva andare. Giusto o sbagliato, la fortuna e la disgrazia dovevano essere in equilibrio, altrimenti si sarebbe nuovamente sprofondati nel disordine e il disordine era la fine di ogni cosa: il compito dei Divini era quello di impedirne l'avvento.

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