4. Emma

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50 ANNI DOPO LA GRANDE GUERRA

Noah dovrebbe arrivare a minuti, controllo il telefono per leggere i messaggi ricevuti e noto subito la notifiche: Abeline mi ha mandato un messaggio per chiedermi se dovesse passare a prendermi lei per andare alla lezione di danza. La lezione, cavolo! Inizia tra venti minuti, spero di fare in tempo. Con la crisi di Alex di poco fa e il mio sonnellino non previsto, ho perso la cognizione del tempo.

Danzo da quando ho sei anni. Ricordo ancora quel pomeriggio di settembre in cui, passando davanti al negozietto di articoli sportivi, intravidi un paio di scarpette rosa cipria che catturarono subito la mia attenzione. Passeggiavo con la mia mamma, Annabeth, che mi seguiva sorridente mentre la trascinavo tirandola per la mano e provai il forte impulso di fermarmi di fronte alla vetrina. Non so spiegarlo, era come se una vocina nella mia testa mi avesse guidato fino là. Posai entrambe le mani sul vetro mentre un grande "ooh" di meraviglia usciva dalla mia boccuccia. La mamma mi scompiglió i capelli e disse che era il momento di tornare a casa.
Il giorno del mio sesto compleanno, il 10 luglio, esattamente una settimana dopo il mio incontro con quelle scarpette, trovai un pacchetto sul tavolo nella cucina al mio risveglio. Papà era già uscito per il lavoro, ma mamma era già vicino ai fornelli ad attendermi.
"Buon compleanno, dolce bambina mia".
Scartai il regalo domandandomi cosa contenesse all'interno e quando lo aprii rimasi senza parole: un paio di scarpette rosa cipria del mio numero, un po' più consumate rispetto a quelle viste quel giorno nella vetrina, erano nella scatola di fronte a me. Guardai mia mamma con le lacrime agli occhi, il suo sorriso carico di dolcezza scaldava ogni cosa intorno a noi.
"So che non sono nuove ed esattamente quelle che avevamo visto insieme, ma spero possano piacerti lo stesso." Disse accarezzandomi il volto.
"Sono perfette". Le risposi dandole un grande abbraccio e corsi a provarle.

Sto stringendo la collanina che mi ha lasciato mamma quando il suono del clacson mi risveglia dai ricordi, facendomi tornare al presente. Noah, dall'alto della sua Jeep nera linda e splendente, mi apre dall'interno la portiera del passeggero, invitandomi a salire.
"Ehi, grazie per essere arrivato." Lo saluto con abbraccio sporgendomi verso di lui, che ricambia.
"Giornataccia, eh?" Mi chiede sciogliendo la stretta e dandomi un leggero buffetto sul naso.
"Non una delle migliori, in effetti." Rispondo scrollando le spalle. "Devo chiederti un altro favore, ho la lezione di danza tra poco, ti scoccia darmi uno strappo fino alla scuola?".
"Agli ordini, capo!" Risponde mimando il saluto militare. Sorrido e mi ricordi di rispondere ad Abeline, per comunicarle che ci troviamo direttamente in classe.
"Come sta Alex? Cos'hanno detto le infermiere?"
"Il solito, come sempre non si dilungano troppo in dettagli. La sua é una malattia rara d'altronde, la stessa della mamma, non si sa ancora molto su come possa svilupparsi e quale sia la cura migliore."  Rispondo rassegnata guardando fuori dal finestrino. Ci fermiamo ad un semaforo e in lontananza mi sembra di scorgere una figura osservarmi. Strano, penso, sicuramente mi sbaglio.
"Terra chiama Emma!" Noah agita la mano di fronte ai miei occhi per catturare la mia attenzione.
"Scusa, non ho sentito la domanda." Rispondo guardandolo e abbassando la mano che si muove di fronte al mio viso.
"Ti ho chiesto a che ora finisci e se hai bisogno che venga a prenderti dopo lezione. Se ti va possiamo cenare insieme da me: pizza e film come piace a noi." Risponde sorridendo guardando la strada. Apprezzo i suoi tentativi di tirarmi su il morale per cui acconsento dopo avergli riferito che avrei finito per le 19.45.
Entro nella scuola di danza dopo aver salutato Noah, mi reco negli spogliatoi e trovo subito Abeline intenta a cambiarsi, come sempre é raggiante. I suoi lunghi capelli castani sono raccolti nello chignon richiesto dalla nostra insegnante, il fisico slanciato e con le giuste forme già fasciato nei collant e nel body, il viso piccolo e ovale con i suoi grandi occhi castani poco truccato. E' sempre bellissima é così di classe, penso.
"Ehi Em, pensavo non arrivassi più!" Corre a salutarmi mentre poso la tracolla con i libri dell'università sulla panchina vicino alle docce.
"Ho tardato in ospedale Abe, ma sono riuscita a fare in tempo. Ho esattamente due minuti per cambiarmi." Mi affretto ad aprire il mio armadietto per prendere le scarpette, il body, i collant e gli  scalda muscoli. Riproduco la stessa acconciatura della mia amica cercando di domare i miei lunghi e lisci capelli ramati, mentre ripeto le stesse informazioni sulla salute di mio fratello date poco prima a Noah, alla richiesta di novità di Abeline. Stringo il copri spalle di lanetta rosa chiaro incrociando i nastri di raso sotto al seno, sistemo la collanina con la perla bianca ed esco dallo spogliatoio con la mia amica per recarci in aula. Ogni volta che danzo é come se avvertissi vicino la presenza della mamma.
Parte la musica per il riscaldamento, e tutti i miei pensieri finalmente tacciono mentre mi concentro sulla sequenza dei passi.

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