3 GIORNI DOPO L'ESILIO
Apro gli occhi e avverto subito una strana sensazione alla testa. Sento le tempie pulsare e un cerchio stringere intorno alle meningi. Porto le mani nel punto dove avverto fastidio e premo con decisione. Sarà questo il "mal di testa" di cui sentivo spesso soffrire gli umani? La sensazione mi è completamente nuova. L'ultimo ricordo che ho è lo sguardo deluso di mio padre e il suo schioccare le dita dopo la mia scelta. Dopo di questo, il nulla. Per quanto avrò dormito? E dove mi trovo?. Mi alzo in piedi dall'angolo della stanza in cui dormivo seduto e inizio a guardarmi intorno. Sono circondato da pareti chiare e l'ambiente è poco arredato. Vedo una grande libreria con pochi testi riposti, decisamente un salto indietro rispetto a quella che mi vantavo di avere nella mia stanza sul Cosmo.
Mi avvicino agli scaffali e prendo il primo libro che ho davanti, strano, hanno tutti la stessa identica copertina, nera in pelle. Guardo frontalmente il libro, sulla copertina in caratteri maiuscoli dorati leggo "LAW OF DESTINY". Apro il libro per sfogliare le pagine: sono tutte bianche. Insolito, penso. Prendo il testo vicino e noto che è identico al primo, anch'esso bianco, anche su questo la stessa scritta. Uno dopo l'altro tiro fuori tutti i diari. Sono esattamente uno la copia dell'altra.
Mentre passo l'indice sulla rilegatura in pelle borchiata dell'ultimo diario, scorgo con la coda dell'occhio una figura sulla parete alla mia sinistra. C'è qualcun altro in questa stanza? Saprà da quanto tempo sono arrivato?.Mi avvicino allo sconosciuto, sul suo volto vedo lo stesso sguardo inquisitore che sento portare io.
"Chi sei?" Chiedo all'uomo di fronte a me. La sua bocca si muove in sincrono con la mia. Non è uno sconosciuto: è un riflesso. Quell'uomo sono io. Porto la mano sul mio volto, stento a riconoscermi. I miei occhi color zaffiro sono ora di un verde intenso, la mia eterea carnagione chiara ora è più ambrata. Quello che mi lascia più interdetto sono i miei capelli: al posto dei miei lunghi capelli biondo platino vedo ora un taglio decisamente "umano": sono più corti, arrivano scalati e leggermente spettinati fino alla base del collo. Sono di un castano scuro.
Mi allontano dal mio riflesso per osservare lo spazio che mi circonda. Noto subito quella che gli umani chiamano cucina: uno spazio per preparare pietanze utili al loro sostentamento, e un piccolo tavolo rotondo e bianco. Nella nostra forma di Divini non proviamo il senso della fame o altri impulsi e bisogni umani, ma temo che dal mio esilio anche io avvertirò queste necessità. Guardando meglio sopra il tavolino scorgo una busta chiusa, mi avvicino e la rigiro tra le mani cercando qualche scritta. In basso a destra, in una calligrafia ordinata, leggo il mio nome. La apro e trovo al suo interno numerose banconote, insieme ad una lettera:"Ho abbandonato la Sala non appena nostro padre ha deciso di prendere provvedimenti nei tuoi riguardi chiedendo ai nostri fratelli delle proposte. Prima della tua convocazione e della tua scelta, ho fatto il possibile per trovare un'opzione meno drastica, proponendo un accordo a nostro Padre. Ti spiegherò tutto il prima possibile.
Ps. Ti lascio dei contanti, ti serviranno sulla Terra. Sono 10000 dollari, potranno bastarti inizialmente, ma dovrai trovarti presto un lavoro.
Mi dispiace, Kal.""Kal", solo una persona mi chiama così: Laila. Chi altro poteva prendersi cura di me se non lei. Richiudo la lettera lasciando i contanti al suo interno e mi avvicino alla finestra. La giornata é grigia e uggiosa, nell'aria aleggia il profumo della pioggia. Decido comunque di scendere di sotto e prendere aria, fare un giro per le vie della città e cercare informazioni su in quale dei 10 Stati io sia finito.
Le strade sono deserte, le saracinesche dei negozi abbassate. Che strano, é pieno giorno e normalmente agli umani piace passeggiare. Sento un rumore metallico alle mie spalle e vedo una ragazza racchiusa in un avvolgente cappotto marrone, di una taglia piuttosto grande per lei, abbassare la serranda di un negozio che leggo essere un alimentari. La ragazza di guarda intorno, alza il bavero del cappotto e prende a camminare in tutta fretta.
Mi avvicino rapidamente finché non riesco quasi a raggiungerla, quando dal vicolo che incrocia la strada presa dalla ragazza non compare un altra figura: un uomo sulla trentina, piuttosto mal ridotto e con abiti logori addosso, che le punta quello che mi sembra un coltello alla pancia.
"Dammi tutto quello che hai velocemente e nessuno si farà male" lo sento dire alla ragazza. Devo intervenire, mi affretto a raggiungerli iniziando a correre "Ehi tu!" Urlo al ragazzo. Questo mi vede, strappa la collana e la borsa alla ragazza, la spinge in malo modo facendola cadere e inizia a correre via, lasciandola tremante e con le lacrime agli occhi.
"Tutto bene, signorina? Le ha fatto del male?" Chiedo in affanno per la corsa. Decisamente non sono abituato. Aiuto la ragazza ad alzarsi da terra e noto subito come si pone una mano sul ventre.
"Grazie al cielo c'era lei, chissà cosa avrebbe potuto fare". Di istinto mi abbraccia. Sta tremando. La lascio fare seppur il suo gesto spontaneo mi lascia interdetto, non ricambio l'abbraccio e la ragazza si discosta scusandosi e schiarendosi la voce.
"Io sto bene, ma ha rubato tutto l'incasso che avevo prelevato dal mio supermarket e la collana che mi ha regalato il mio fidanzato Mark prima di partire. Potrebbe essere l'ultimo ricordo che ho di lui." Continua la ragazza dopo essersi accarezzata il capotto per stirare le pieghe.
"L'ultimo ricordo che ha di lui? In che senso? Non é il suo fidanzato?"
"Giovanotto, mi stupisce che anche lei non sia già in viaggio. Non é stato arruolato?."
"Arruolato? Mi dispiace, temo di non capire."
"Lo stato 10 ci ha dichiarato guerra l'altra sera. Tutti i giovani di etá consentita sono stati arruolati e sono dovuti partire senza poter obiettare. Mark é uno di questi." Continua la ragazza abbassando lo sguardo e puntandolo ai suoi piedi. Lo stato 10 ci ha dichiarato guerra, ripeto nella mente. Quindi il piano di mio fratello é stato attuato, e secondo quanto detto al Consiglio questo dovrebbe essere lo Stato 9. Inizierà dunque una guerra?.
"Venga, la accompagno a casa, se é d'accordo. Non é sicuro camminare da sola in queste circostanze. Mi chiami Kal. Come si chiama lei, signorina?" Chiedo, eludendo la domanda sulla chiamata al fronte. Passa qualche secondo in cui scruta i miei occhi, chiaramente domandandosi se si possa fidare di me.
"Margaret.", risponde.
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The Law of Destiny
RomanceIn un regno oltre il tempo e lo spazio, i Divini governano il destino degli esseri umani, prescrivendo il percorso di ogni anima che scende sulla Terra. Kal, primogenito di Seraphiel, il Padre dei Divini, si distingue per la sua empatia verso gli u...