10. Emma

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Dopo lo scontro tra Noah e Finn, abbiamo ritenuto opportuno lasciare la caffetteria per evitare le occhiate che gli altri studenti continuavano a rivolgerci. Ci siamo seduti sul prato del cortile a consumare ciò che avevamo ordinato, dopodiché abbiamo seguito le altre tre ore di corsi: io e Noah genetica umana e Abeline psicologia infantile.
Alla fine delle lezioni, io e Noah aspettiamo la nostra amica vicino al portone di ingresso dell'ateneo. Siamo rimasti d'accordo di trovarci qui per andare tutti insieme a trovare mio fratello e passare un po' di tempo con lui, se le sue condizioni lo permettono.
Arrivata Abeline, saliamo sulla Jeep di Noah, e mi accomodo dietro per lasciare loro più vicini. Dopo averla difesa davanti a tutti, la mia amica guarda Noah con occhi diversi. Alla fine é quello che nel profondo e inconsciamente desideriamo tutti: qualcuno che ci protegga.
Il mio telefono inizia a squillare. Nonna sta chiamando per avvisarmi che oggi chiude prima il negozio per poter venire a trovare Alex con noi in ospedale e che ci saremmo trovati direttamente là.
La aspettiamo fuori dal grande ingresso del Saint Patrick Hospital e, non appena la vedo scendere dagli scalini del pullman, mi avvicino per salutarla e darle un abbraccio.
"Ciao Noah, Abeline!" La nonna saluta i miei amici che conosce ormai da anni e i ragazzi ricambiano affettuosamente. Loro dicono che nonna Margaret si fa volere talmente bene che la considerano un po' come se fosse anche loro nonna e io non posso essere più che d'accordo con loro. É sempre stata una donna forte e decisa, ma di una delicatezza e dolcezza unica. Ha dovuto crescere la mamma da sola e affrontarne sempre da sola la perdita, si é presa carico di me e mio fratello che avevamo solo quindici e nove anni e si é sempre data da fare per cercare di non farci mancare nulla.

Mio padre, Josh Keller, non lo vedo da dopo la morte della mamma. Non é mai riuscito a superare la sua perdita e distrutto dal dolore ha iniziato a bere, diventandone dipendente. A nulla sono serviti i tentativi di nonna di aiutarlo. Così, una mattina di novembre, ha semplicemente raccolto le sue cose ed é sparito. Ricordo ancora il momento in cui é uscito di casa. Svegliata dal rumore che manco si accorgeva di star facendo, ubriaco come era, ero scesa al piano di sotto dalla mia camera per vedere se avesse bisogno di aiuto, rimanendo immobilizzata sull'ultimo gradino quando l'ho visto con in mano i bagagli. Riuscì a dirmi solo "mi dispiace", prima di chiudersi la porta alle spalle . Il suo volto era ormai irriconoscibile, dell'uomo bello e affascinante di cui la mamma si era innamorata non rimaneva nessuna traccia. E così la nonna, come se non bastasse aver perso una figlia e il marito ancora prima che nascesse, ha dovuto far crescere da sola anche me e Alex. Provo un affetto e una stima ineguagliabile per lei.

Per mio padre invece non riesco a provare nulla. Nemmeno più la rabbia e la delusione. Semplicemente ho capito col tempo che chi ti ama davvero fa di tutto per rimanere al tuo fianco, lotta per te e sacrificherebbe addirittura se stesso, se necessario. Evidentemente io e mio fratello non contavamo nulla per lui.

Raggiungiamo la camera di Alex che ci accoglie a braccia aperte, felice di rivedere persone a lui care. A differenza di ieri, gli hanno posizionato un nuovo tubicino al di sotto delle narici, collegato ad una bombola di ossigeno che produce un rumore di sottofondo costante.
"Guarda nonna, questo non lo avevo l'ultima volta che ci siamo visti! Si respira da Dio così, vuoi provarlo?" Chiede ridendo Alex dopo che la nonna lo ha stretto in un abbraccio, stritolandolo un pochino. "Se non fosse solo per questo tubo gigante che fa un rumore talmente fastidioso da non riuscire a dormire!" Continua di buon umore.
Siamo tutti rincuorati dal vederlo sereno e lo ammiriamo per la forza di riuscire a scherzare anche delle difficoltà.
"Sono sicura che con questo nuovo compagno di stanza starai meglio. Questa é una camera fortunata, lo sai? É la stessa in cui tanti anni fa ho superato un brutto incidente e ho dato alla luce vostra madre. Sono certa che anche tu riuscirai presto a lasciarti tutto questo alle spalle e tornerai a casa con noi. C'é troppo silenzio là dentro senza di te!" Risponde la nonna scompigliando i suoi capelli.
Passiamo il resto del pomeriggio a fare compagnia a Alex, ridendo tutti insieme per gli aneddoti raccontati da Noah e Abeline fino quando l'infermiera anziana e gentile dell'altro giorno entra per avvisarci che l'orario delle visite é finito. Nonna la ringrazia e la saluta con confidenza, raccontandoci di aver conosciuto Kaitlyn sempre in ospedale molti anni fa, quando aspettava la mamma e il nonno era partito per la guerra, e di essere rimasta in contatto con lei nel tempo.
Salutiamo Alex e usciamo tutti insieme. Io, Noah e Abeline ci incamminiamo verso l'ascensore per chiamarlo, mentre la nonna e Kaitlyn rimangono dietro di noi in disparte per parlare. Nonostante la distanza che hanno volontariamente mantenuto e il tono basso e discreto dell'infermiera, riesco a sentire cosa domanda alla nonna.
"Me lo sono sempre chiesta, Margaret. Dopo quel giorno in ospedale l'hai più rivisto? Ricordo che gli avevi lasciato un biglietto." La nonna abbassa lo guardo ed esita un attimo prima di sollevare lo sguardo verso di me e rispondere in tono assorto.
"No, mai più."

Non le ho mai domandato a chi si riferisse.

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