Capitolo 10

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Non faccio in tempo che la sua mano libera mi afferra in una coda i capelli che tengo sciolti sulle spalle.

Gemo ma cerco di trattenermi.

Il pugnale è adesso ai nostri piedi.

Si alza e torreggia davanti a me.

Tira ancora i miei capelli, questa volta per farmi alzare il volto verso di lui.

Cerco di liberarmi, usando le mani, ma sembra non mi voglia lasciare andare.

Dovevo aspettarmelo.

Stupida.

Non ti avrebbe reso le cose così semplici.

L'apparente potere non mi ha fatta riflettere sulla surreale situazione che adesso, solo adesso sto esaminando.

Ha premeditato tutto, ogni singola mossa.

Mi ha dato un po' di autorità, il massimo per farmi sentire importante e poi come se niente fosse me l'ha strappata via, facendomi inginocchiare ai suoi piedi.

Sadico.

Uno stronzo sadico.

"Potresti ripetermi perché devo ringraziarti?"

Rimango il silenzio.

Ma questa volta non abbasso gli occhi, mantengo il contatto visivo.

"il gatto ti ha mangiato la lingua?"

Vorrei urlargli contro, dimenarmi, ancora e ancora, ma sembra che qualcosa mi obblighi a stare ferma adesso.

"Ero curioso sai...? volevo vedere fino a dove ti saresti spinta."

Sgrano gli occhi, cercando di capire quale fosse il suo intento.

D'istinto rispondo.

"Se mi avessi lasciata finire." rispondo sicura di me, anche se sto di star mentendo.

"Sai anche tu che non avresti fatto nulla, la codardia precede il tuo bisogno di vendetta."

Scommetto che anche adesso sta scegliendo le parole accuratamente, per farmi perdere le staffe.

Vuole che io mi alteri, che gli faccia vedere cosa sono in grado di fare.

Vuole che gli urli in faccia, che lo prenda a pugni, che faccia qualcosa di straordinariamente cattivo.

Mi spinge al disastro.

Ma non mollo.

"Scommetto che mi legherai di nuovo ad un albero adesso."

Controbatto cercando di non far capire che le sue parole mi fanno infuriare, non perché mi importi degli insulti, ma perché so che è solo un modo per farmi traballare e farmi agire.

"Forse, ma se fai quello che ti dico...potrei anche chiudere un occhio."

La sua presa su miei capelli si fa più stretta e tende a tirarmi verso il basso.

Non posso che assecondare i suoi gesti.

Serro le mascelle, e adesso lo guardo dal basso, mentre con caparbia mi scruta.

Penso di issarmi e sono quasi pronta a farlo quando anche lui si china leggermente su di me, poggiata al suolo con le ginocchia.

"Fa ciò che avresti voluto fare a me e che non hai fatto, ma sulla tua persona."

Un'espressione di confusione appare sul mio volto, non capisco cosa voglia.

"Vuoi che te lo spieghi con parole più esemplari?''

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