Quando mi sveglio, sento il calore della camera in cui sono abituata a passare le giornate ed il materasso sotto di me.
Ma il suo volto è vicino al mio.
Krim, con i suoi capelli biondi e l'aria preoccupata.
"Krim..." sussurro confusa.
Sorrido, o almeno ci provo.
Sono contenta di vedere lui, chiunque, basta che non faccia parte della famiglia reale.
"Così mi offendi..."
Quel poco che riesco ad elaborare è che la voce non è quella del ragazzo gentile che qualche ora prima mi ha baciata.
Cerco di sfregarmi gli occhi, ma vengo fermata dalla mano della persona che ho davanti a me.
"È andata peggio di quanto mi aspettassi e va bene così, è ciò che ti meriti per essere così ingrata.
Mi sfrego gli occhi e tutto si oscura per un attimo.
Quando la luce sembra essere tornata, la prima cosa che mi colpisce è la lucentezza dei suoi occhi blu.
Hades, mi osserva.
Guardo in basso, il lenzuolo che ho addosso sta quasi scivolando via, lo lascio cadere così da avere entrambe le mani libere.
"Siete folli." sussurro una volta.
La successiva invece esordisco la stessa frase ad alta voce.
"Sei tu la creatrice delle tue sventure." La sua riposta è netta.
"E suvvia sappiamo entrambi che finirai per autodistruggerti, quindi non dare la colpa a noi, come minimo puoi ringraziarli per averti dato quel poco potere, che a mio parere non ti meriti."
Non cadrò nel suo gioco, autodistruzione e sadismo non mi riguardano.
Mentre, ricordo il pugnale che porta in tasca.
Colgo l'occasione.
Mi avvicino a lui come per sfidarlo.
Sono abbastanza vicina da prendere il coltellino che tiene in tasca.
Penso di prenderlo e puntarglielo contro, ma quando la mia mano è vicina alla sua tasca, vedo i suoi occhi abbassarsi su di essa.
Lesta infilo la mano e lotto per afferrarlo.
Rotoliamo uno sull'altro svariate volte, attorcigliandoci tra le lenzuola.
Impreco mentre la sua presa mi blocca sotto di lui.
Lo osservo mentre sosta seduto sopra di me.
"continua così e marcirai presto...divorata dall'odio e dall'impulsività. Ma d'altronde...non è ciò che meriti?"
Sorrido sentendo l'elsa del pugnale tra le dita.
Sfrutto la sua mancata presa delle mie mani.
Confuso per la mia reazione non fa in tempo a comprendere che la lama è già a pochi centimetri dal suo volto.
Gli punto la potenziale arma addosso.
E lo costringo ad alzarsi.
Senza dargli le spalle afferro una sedia e la piazzo al centro della stanza.
Mentre, strappo dal lenzuolo una fascia.
Il suo solito sorriso arrogante mi fa quasi perdere le staffe.
Si alza e così anche io.
Continuo a puntargli la lama contro.
"Siediti o ti taglio la gola."
Detta da me pare essere una presa in giro, e anche io so che non potrei mai tagliargli la gola e fargli del male, non sarebbe vantaggioso per me e manderebbe a rotoli la fiducia che lentamente mi sto guadagnando dal re, ma minacciarlo forse basterà per fargli capire, che alle fine dei conti non scherzo.
Per ora crede io stia giocando, ma va bene, sfrutterò la cosa.
Lo obbligo a sedersi, mentre con determinazione gli punto l'oggetto lucente al volto.
Mi ascolta, senza indugi e con aria seria.
Sento di poter fare ciò che voglio adesso.
Gli lego le braccia dietro lo schienale della sedia.
Torno a lui, posizionandomi davanti al suo corpo, che sembra essere teso.
Sogghigno ancora.
"quindi, manipolatrice?"
"Quindi...resterai qui fino a quando non mi pregherai di liberarti."
Mi abbasso su di lui, avvicinando il mio volto al suo, mentre, tengo la lama puntata verso la sua gamba, e lentamente poggio la punta del pugnale su di essa, ma lui continua ad essere indifferente.
La cosa mi fa impazzire e lui, lo sa.
Come sa che sono una brutta persona.
"Crudele e sadica, come me."
Ha ragione anche sul resto, un altro motivo per cui ancora non l'ho toccato è dovuto alla mancata approvazione di qualcuno.
L'approvazione che nessuno mi ha mai dato e che nessuno mi darà.
"Fallo."
Una sola parola.
Mi colpisce come un pugno.
Mi si fredda il sangue dentro le vene.
"Me lo merito o no? Hai bisogno dell'approvazione di qualcuno...giusto? la mia non ti basta per farti conficcare quel coltello nella mia gamba?"
Sono sconvolta, senza parole, non capisco dove lui stia andando a parare, ma la cosa mi fa ribollire il sangue, così come il non saper leggere tra le righe, i suoi occhi, i suoi capelli, la camicia semi sbottonata che da dove sono io da libero accesso alla visuale del suo petto, dell'addome e delle tante collane che indossa, perfetto nel suo buio groviglio di sadismo, narcisismo e arroganza.
Mi mette quasi in soggezione, ma non perdo il controllo.
Non voglio e non devo fargli nulla, questo è certo, ma lui ciò che voglio fare, o almeno, non voglio fare, non lo sa.
Sfrutterò la cosa.
"Quindi il tuo problema di rabbia repressa non deriva dalla mancata approvazione di qualcuno...deriva dalla paura."
Sta zitto.
Chiudi quella bocca.
Penso più e più volte.
Poggio le mani allo schienale della sedia, accanto le sue spalle, serro un attimo le mascelle e rispondo con calma, mi stupisco di me stessa per quanto serafica sono in questo momento.
Lo guardo dritto negli occhi.
"Non ho paura, specialmente di conficcarti questa lama sino al midollo, devi solo ringraziare la mia compassione nei tuoi confronti e verso i tuoi multipli tentativi di farmi perdere il controllo."
Non è vero, o almeno, in parte, provo compassione sì, ma non lo faccio solo perché manderei tutto a puttane.
Sorrido, ma più che sorridere credo di star ghignando.
Mi si sposta una ciocca davanti il volto e prima che io possa metterla dietro l'orecchio le sue dita la afferrano e attorcigliano tra gli anelli argentati.
Ed è in quel momento che realizzo.

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Bull Bones'
FantasiFaye è una manipolatrice, dotata di un dono raro ma anche pericoloso, con la sola forza del pensiero può comandare i movimenti altrui. Da sempre in fuga per non cadere nelle mani di chi vorrebbe solo sfruttarla per raggiungere le vette più alte dell...