Capitolo 6

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È notte.

Un leggero brivido mi attraversa.

Il camino è spento.

Non vedo nulla.

Mi copro con il sottile piumino ed il sonno mi riavvolge.

Sembra sia arrivato il chiarore del mattino, invece il buio più assoluto.

Una benda mi copre gli occhi.

Cerco di levarla ma due mani mi afferrano i polsi.

"Cammina!"

È l'unica cosa che riesco a capire, tra il vocio e le risate.

È una voce a me sconosciuta, vado nel panico, sto per parlare, ma nessuna frase riesce a farsi strada fuori dalla mia bocca.

Poi una mano mi riassicura toccandomi la spalla.

È ferma e sicura.

"Sta tranquilla, è solo la procedura."

Credo sia l'iniziazione, o almeno, lo spero.

Mi alzo e delle mani mi accompagnano.

Adesso che non vedo, gli altri sensi si stanno amplificando.

Le voci, mi spaccano i timpani, mi sento confusa, troppo.

Sento ogni cosa intorno a me.

Percepisco in che punto della camera mi trovo.

Il pavimento freddo sotto i piedi.

Le strette ai polsi.

Il tessuto della benda.

Ed il profumo, il profumo di Hades.

Pini e neve fresca.

Non so se la cosa mi renda più o meno rassicurata.

Da una parte credo sia normale lui assista all' iniziazione, dall' altra, mi sento a disagio.

La porta si apre, e condotta da loro, cammino per il castello.

Sono scalza, perciò sento il pavimento che a mano a mano inizia a diventare più freddo.

"Siamo quasi arrivati, Faye."

Mi sento chiamare per nome.

Ancora non riesco a parlare o a porre domande, perciò mi ripeto solo di stare calma, fino a quando una brezza fredda, gelida e appuntita mi colpisce in pieno volto.

Siamo fuori, ed io ho addosso solo una veste sottile.

Passano i minuti ed i miei piedi sono indolenziti, so che siamo lontani.

Le pietre, i legnetti, le foglie, la neve.

Tendo a scivolare, ma non cado fortunatamente.

La stretta ai miei polsi è sempre ferma, rude, non mi ha mollato neppure un attimo.

Mentre il vocio di poco prima è andato a calare.

Per un attimo penso di dimenarmi e scappare via, ma credo sia solo peggio, perciò aspetto, subendo ciò che la procedura impone.

Mi sento sottomessa, sto accettando ciò che non mi sarei mai fatta fare.

Sento la corteccia di un albero contro la schiena seminuda.

Sto battendo i denti per il freddo.

Con rabbia qualcuno mi poggia una pelliccia sulle spalle.

Una risata giunge al mio orecchio.

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