capitolo 11

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Krim sulla soglia della camera mi osserva, come preoccupato, senza esitare si chiude la porta alle spalle.

Con la sua solita armatura d'argento ed i capelli biondi ben sistemati.

Mi avvicino a lui, anche io preoccupata a causa della sua espressione.

Un sorriso improvvisamente gli riempie il volto.

Un respiro di sollievo.

"Stai bene, Faye? Quando ti ho vista cadere, davanti a tutti...mi sono sentito morire."

Mi afferra le spalle in una stretta e senza rispondere lo guardo.

In un attimo, ho la faccia contro di lui, contro il corpo di cui non ho ancora sentito il calore.

Lo abbraccio, non sapendo cosa fare.

Non mi dispiace, il contatto di qualcuno, ma non posso perdermi in queste cose, se non per aiutarmi a scappare.

Non posso chiedergli di aiutarmi esplicitamente, ma al massimo, guadagnarmi il suo aiuto.

La parte più spoglia del suo corpo è il collo, con le labbra mi avvicino e lentamente lo bacio.

La sua mano mi avvicina a lui sempre di più, tenendomi dal fianco.

Si distrae un attimo, richiamo la sua attenzione, poi capisco, sta guardando la nostra figura allo specchio che sosta alla nostra destra.

In un istante, mi volta, facendomi guardare il mio riflesso ed il suo alle mie spalle.

Mi passa una mano tra i capelli e li sposta davanti.

Sento le sue dita tra il nastro del corsetto.

"posso vedere...?"

Capisco subito che parla del simbolo che ho sul corpo.

"non sai già qual è il simbolo del tuo popolo?"

Ridacchia.

Accenno un sì con la testa e lascio che sleghi il fiocco.

Rimango nuda davanti i suoi occhi, ma sembra che non mi abbia spogliata per osservare il mio corpo, ma ciò che in partenza mi aveva chiesto di poter vedere.

Lo guardo chino su di me.

I suoi polpastrelli sono caldi e li sento sfiorare la cicatrice.

Mi sento con l'affanno, come se avessi corso, invece è solo il suo tocco che mi provoca questa reazione.

Quando rialza lo sguardo, mi sento abbastanza a mio agio, perché i miei seni sono coperti dai capelli lunghi e bianchi.

Mi giro verso di lui, e lo bacio, di nuovo, ma sulle labbra e con più passione.

Mi sento insignificante sotto di lui, che rispetto a me sembra sappia cosa fare.

Sono confusa, non so dove mettere le mani, così improvviso, portandole tra i suoi capelli e serrando le dita tra le ciocche corte.

Ho paura possano aprire la porta.

Ho paura di cadere in qualcosa di più complicato dello sfruttare la sua bontà e il suo volermi.

Ho paura lui capisca che lo faccio non perché lo voglio.

Ho paura perché sono qui.

Ho paura perché ho troppe domande,

Ho paura perché la mia esistenza è appesa al filo di un rasoio.

Ho paura perché sto rivalutando la mia visione iniziale, quella di sperare mi uccidano pur di vivere sapendo di essere costretta.

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