IX

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Alex's pov

Volevo sapere qualcosa sul vecchio me, sulla mia famiglia e anche sulla causa della mia morte. Lo volevo sapere e l'avrei scoperto. Avevo già contattato qualcuno che, all'insaputa di Satana e degli altri scassa cazzo, sapeva come recuperare la memoria e, proprio in quel momento, quel demone si stava accomodando sulla panchina accanto a me. Era abbastanza alto, i suoi capelli erano metà rossi e metà neri e i suoi occhi castani.
«Ciao, Nicola.» Lo salutai, voltandomi verso di lui.
«Ciao Alex.» Mi sorrise. Avevo cercato di informarmi sul suo conto, ma, a quanto pare, nessuno aveva informazioni su di lui, non sapevano chi era e cosa aveva combinato nella sua vita. Era strano? Si. Credetemi, all'inferno farsi i cazzi degli altri è un lavoro vero e proprio. Era una cosa che mi avrebbe dovuto insospettire subito, ma non mi importava. Avevo bisogno di ciò che prometteva.
Quel demone mi aveva chiesto un pagamento di cinquecento anime umane -no, non sono vere e proprie anime, soltanto il nome della moneta infernale- che sarebbero all'incirca seicento euro, ma non mi feci tante domande, d'altronde il suo era un lavoro abbastanza importante.
«Hai le mie informazioni?» Gli domandai.
«Ovviamente. Sono qui, in questa busta.» Mi porse una busta scura, semplice. Niente sigilli, niente simboli strani, solo una busta anonima. Stavo per aprirla quando lui mi bloccò.
«Meglio che tu la apra quando me ne sarò andato, va bene?» Il tono era strano, come se volesse evitare qualcosa. E per un attimo mi chiesi cosa stesse cercando di nascondere. Ma ero troppo impaziente per farmi domande inutili, perciò annuii e lo ringraziai con un cenno. Nicola si allontanò e, appena fu abbastanza lontano, aprii la busta. Tirai fuori il foglio con la voglia di sapere tutto ciò che riguardava il mio passato, ma… Era completamente bianco. Fronte e retro, assolutamente vuoto. Rimasi immobile per un attimo, incapace di capire. Mi girai verso Nicola, che ormai era sparito. Quel bastardo mi aveva fregato, e io c’ero cascato come il coglione che ero. Avevo pagato per nulla, per un fottutissimo pezzo di carta bianca. Una truffa perfetta. Il problema non era tanto il denaro, quanto il fatto che mi aveva preso per il culo. Non potevo fare nulla, però, Ettore si stava svegliando e, anche se avessi avuto altro tempo, non sapevo un cazzo su quel demone, non sapevo neanche se Nicola fosse il suo vero nome. Accartocciai il foglio pieno di rabbia e arrivai a casa del bambino. Lì, ad aspettarmi, c'era Giorgio, che, da brava maestrina, lo stava aiutando con i compiti.
«Che scena meravigliosa, la mammina e il figliolo che fanno i compiti assieme. Potrei vomitare.» Gli dissi ma non ebbi risposta dal mio dolce angelo. Mi sedetti accanto a loro e continuai a parlargli. «Che c'è? Sei arrabbiato con me? Non mi parli più?» Volevo dargli fastidio, il mio scopo era più che altro quello. «Dai angioletto, facciamo pace, su.» Giorgio mi lanciò che, se avvesse potuto, mi avrebbe ucciso. «Dai Giorgino, ti darò anche un premio molto succo-»
«Ok, smettila.» Mi interruppe, per poi tornare a concentrarsi sui compiti. Stavo per riaprire bocca quando, dopo essersi voltato verso di me e avermi guardato ancora più male, mi zittì. «Prova a dire un'altra sola sillaba e giuro che ti rimando all'inferno a furia di calci nel sedere.» Ghignai, amavo quella parte nascosta del mio tenero angioletto, volevo continuare a istigarlo per far si che uscisse del tutto e, chissà, forse questa parte del suo carattere l'avrebbe portato a diventare un angelo caduto. Mi eccitava molto l'idea di poter vedere Giorgio all'inferno, chissà cosa avremmo potuto fare se fossimo stati assieme là sotto.

𝒜𝓃𝓰ℯ𝓁𝒾𝒸 𝒽ℯ𝒶𝓇𝓉 ~Thebadnauts~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora