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Ettore aveva ormai quindici anni, e a quell'età i bambini, quasi inevitabilmente, iniziavano a dare sempre più retta ai Tentatori, ignorando del tutto noi Custodi. Era una fase critica, lo sapevo fin troppo bene, eppure non ero mai davvero pronto ad affrontarla. Gli adolescenti, con le loro ribellioni e il desiderio di sfidare ogni limite... Erano terreno fertile per l'influenza dei demoni. Alex, ovviamente, non perdeva occasione per insinuarsi nei suoi pensieri, per alimentare quelle insicurezze e quelle piccole trasgressioni che sembravano davvero molto allettanti.
Vederlo avvicinarsi a Ettore mi faceva arrabbiare davvero tanto. Sapevo che era il suo compito, ma non riuscivo a non arrabbimi quando il bambino cedeva alle sue orrende tentazioni.
Ma la verità era che, a quindici anni, i ragazzi pensavano di sapere tutto. E spesso, il ruolo del Custode diventava quello del nemico, la voce della ragione che loro non volevano mai ascoltare. Alex lo sapeva bene e giocava proprio su questo, spingendo Ettore sempre più lontano da me e più vicino a quella ribellione che avevo paura lo portasse sulla cattiva strada.

Erano le tre del mattino, il bambino -che ormai era un ragazzo- avrebbe dovuto essere a letto già da tre ore, ma non era nella sua camera, era per strada insieme a un gruppo di sconosciuti incrociati poco prima. Il ragazzo era ubriaco fradicio e la colpa era tutta del suo demone tentatore. Se mi avesse ascoltato sarebbe stato in camera sua al sicuro, ma no, ascoltiamo sempre quello più figo. Sospirai al mio ennesimo fallimento.
«Che c'è? Triste perché il ragazzo ha ascoltato me e non te?» Alzai gli occhi al cielo e neanche gli risposi. «Dai angioletto, il ragazzo ha bisogno di uscire e sentirsi libero.»
«Forse si, ma non con degli sconosciuti e cinque litri di birra in corpo.» Gli risposi, abbastanza arrabbiato.
«Non gli succederà nulla, sa cavarsela da solo.» Proprio in quel momento uno dei ragazzi -che, tra parentesi, avevano tutti sui diciannove anni- spintonò Ettore, facendolo cadere per terra. Il ragazzo subito si alzò e l'altro, senza neanche esitare, gli tirò un pugno, mandandolo di nuovo a terra.
«Alzati e ricambiagli quel punto.» Lo tentò Alex. Era arrabbiato con quei ragazzi, ma cercava di non darlo a vedere.
«Non dire idiozie, lo ammazzerebbero. Ettore, alzati e va via.»
«Non è un codardo. Non può scappare.»
«Si che può.» Alex si avvicinò a me, minaccioso, ma non mi spaventava per niente. «Non puoi mettere in pericolo la sua vita solo perché devi dimostrare che i tuoi bambini sono forti. A volte bisogna scappare e salvarsi la pelle.» Il demone sospirò e, proprio in quel momento notammo entrambi una cosa. Ettore stava pian piano indietreggiando, i suoi occhi erano sgranati e le sue mani tremavano. Il suo respiro era irregolare e gli occhi erano lucidi e pieno di lacrime pronte a uscire. Stava avendo un attacco di panico e il suo Custode non stava facendo assolutamente nulla, anzi, stava perdendo tempo litigando con il suo Tentatore.
Il silenzio che seguì tra me e Alex era carico di tensione. Entrambi capivamo che la situazione era più seria di quanto avessimo pensato. Mi sentivo in colpa per aver perso tempo a discutere, quando avrei dovuto essere concentrato su Ettore e su come aiutarlo. Sapevo che i demoni non si preoccupavano davvero degli esseri umani, ma in quel momento Alex sembrava quasi... preoccupato? No, non poteva essere.
Ettore, con il viso pallido e gli occhi pieni di terrore, continuava a indietreggiare. Ogni passo era incerto, e i ragazzi intorno a lui ridevano, incapaci di comprendere la gravità della situazione. Mi avvicinai a Ettore, cercando di infondere un senso di calma. Dovevo farlo calmare prima che fosse troppo tardi.
«Ettore.» Mormorai, cercando di essere la voce gentile e rassicurante che una volta ascoltava. «Respira. Prendi un respiro profondo e pensa solo a mettere un piede davanti all'altro. Uno alla volta. Andrà tutto bene.» Alex rimase silenzioso per un attimo, poi lo vidi voltarsi verso Ettore con un'espressione che non riuscivo a decifrare.
«Forse stavolta ha ragione il tuo angelo, ragazzo.» Sussurrò, quasi controvoglia. «Non è il momento di dimostrare nulla. Scappa. Vai via da qui.»
Ettore tremava visibilmente, ma qualcosa nel tono delle nostre voci sembrò raggiungerlo. Con uno sforzo enorme, si girò e iniziò a correre. Le risate dei ragazzi erano sempre più lontane. Ettore corse via, inciampando una volta, ma senza fermarsi. Correva come se la sua vita dipendesse da questo, e forse era proprio così.
Arrivò a casa e, facendo il minor rumore possibile, si mise a letto, ormai calmo, e si addormentò.
In quel momento io e Alex eravamo liberi di fare ciò che ci pareva fino al suo risveglio. Potevamo mischiarci tra gli umani, oppure potevamo benissimo tornare nei nostri regni e aspettare che Ettore aprisse gli occhi. Io presi questa scelta e ritornai da ragazzo e dal suo Tentatore soltanto alle sette del mattino seguente, quando il primo si svegliò per la scuola. Alex era stranamente silenzioso, ma poco me ne importava. Arrivati alla struttura, Ettore passò davanti al gruppo di ragazzi con cui aveva passato la notte precedente. Erano tutti feriti. Chi aveva un occhio nero, chi qualche scottatura, chi, invece, portava dei tagli sul viso. Mi chiedevo cosa fosse successo ma ebbi subito la risposta quando guardai Alex e notai il ghigno che gli si era creato sul volto. Era stato lui.

Angolo autore
vi droppo questa hit alle 22:20 insieme a questo:

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ascoltatela se vi va

comunque, vi piace la nuova copertina? quella vecchia a me faceva abbastanza cagare...

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