IV

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Giorgio's pov

Convivere con Alex era, a mia sorpresa, tranquillo. Nonostante la sua natura demoniaca, non era così insopportabile come mi aspettavo. Certo, cercava di intralciare la maggior parte del mio lavoro, ma a volte sapeva essere sorprendentemente gentile. Aveva dei limiti, delle linee che non oltrepassava mai, e questo rendeva la convivenza più sopportabile di quanto avrei immaginato. Se non mi avessero detto che era un demone, avrei potuto pensare che i piani alti avessero commesso un errore, assegnando a Ettore due Custodi anziché uno.
Non parlavamo molto, io e Alex. A volte ci scambiavamo qualche parola, ma erano per lo più monosillabi, frasi spezzate che non si trasformavano mai in una vera conversazione. Era come se ci fosse una specie d'accordo tra noi: mantenere le distanze e sopravvivere a questa strana routine fatta di convivenza forzata e piccoli scontri quotidiani.
Eppure, nonostante tutto, c'era qualcosa di stranamente equilibrato in questa situazione. Un equilibrio che funzionava in qualche starno modo. Mi sorprendeva scoprire che, alla fine, riuscivamo a coesistere, come se ci fosse una sorta di rispetto reciproco, per quanto strano e stupido potesse sembrare.
Alex mi stupiva spesso con i suoi atti di gentilezza improvvisi, ma anch'io non ero da meno. Mi sorprese più volte a fumare alcune delle sue sigarette -cosa assolutamente vietata a un angelo- o a ridere dopo che io stesso fallivo. Lui non era contro queste bizzarre azioni, anzi, spesso mi incitava e io, come un idiota, ci cascavo e facevo tutto ciò che non avrei dovuto fare. Il paradiso avrebbe dovuto punirmi, o almeno, si dice che punisca chiunque vada contro le regole, ma stranamente non venni punito.

Gli anni passavano, Ettore cresceva, e quella nostra silenziosa convivenza era ormai diventata la normalità. Ognuno faceva il suo lavoro, come se quella strana dinamica che si era instaurata tra me e Alex fosse diventata parte integrante del nostro compito. Era sorprendente quanto ci fossimo adattati l'uno all'altro, senza nemmeno rendercene conto. Gli scontri quotidiani, che una volta erano pieni di tensione, ora sembravano più simili a un gioco, una sorta di sfida tra due esseri che avevano imparato a conoscersi fin troppo bene.
Non c'erano più solo le piccole trasgressioni, come fumare le sue sigarette o ridere dei miei fallimenti, quelle erano diventate quasi routine. Ma c'era dell'altro, qualcosa di più profondo che si era radicato col passare del tempo. Cominciavo a fidarmi di Alex, in un modo che non avrei mai creduto possibile. Era una fiducia strana, contorta, ma reale.
Il Paradiso avrebbe dovuto punirmi, eppure, la punizione non arrivava mai. Mi chiedevo spesso perché. Forse lassù sapevano qualcosa che io ignoravo, o forse mi stavano solo mettendo alla prova, aspettando il momento giusto per intervenire. Ma, qualunque fosse la ragione, il fatto che non fossi stato punito mi faceva pensare che, forse, c'era un margine di errore, un’area grigia che potevo esplorare senza temere le conseguenze immediate.
Con il tempo, la linea tra il nostro dovere e il nostro strano legame cominciava a sfumare. Alex, con il suo sarcasmo e la sua natura provocatoria, era diventato fondamentale. E per quanto fosse assurdo, avevo iniziato ad apprezzare la sua presenza.

𝒜𝓃𝓰ℯ𝓁𝒾𝒸 𝒽ℯ𝒶𝓇𝓉 ~Thebadnauts~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora