NILS"Aurelia", le mie mani scivolano sulle sue ginocchia divaricandole le gambe, posiziono il mio torso in mezzo alle sue gambe. Lei non mi ferma, il che non mi piace affatto. Le sue mani si spostano dietro di lei sul piumino e si appoggia su di essi. Mi guarda, no, mi sfida, no, non riesco a capire a cosa sta pensando. La sua magia è più forte della mia e faccio molta fatica a leggere le sue emozioni. Mi faccio avanti con mani prendendola per la vita, non si muove, la tiro giù per la vita fino a farla sbattere contro il mio petto.
"Ahh", scappò dalle sue labbra, un fottuto gemito, credo. Cazzo, non può gemere. Il mio sguardo scivola su tutto il corpo della ragazza, cazzo. Non mi ero accorto che aveva un vestito. Cazzo. Cazzo, ero così impegnato a sostenere il suo sguardo che non mi ero accorto del danno che avevo fatto. La ragazza dei miei sogni mi stava sfidando con lo sguardo. Non stava affatto badando al vestito che ormai si era tirato su e le sue mutande di pizzo nero semi trasparenti stavano premendo contro il mio petto. Strinsi la presa attorno alla sua vita. Il suo respiro si fece affannoso. Sono fottuto. Il suo respiro è pesante, un'improvvisa ondata di calore dal suo basso ventre arrivo al mio petto facendomi rizzare i capelli sulla nuca. Ecco cos'era quello sguardo che facevo fatica a decifrare, era lussuria. Brutta stronza malata. E io sono fottuto."Cosa stai facendo?", sorrisi con l'angolo della bocca, accarezzando con i pollici la sia vita stretta.
"E tu cosa stai facendo?", stava giocando, la sua paura si è trasformata in qualcosa in più. Credo che è perché riesce a percepire ciò che provo per lei. Ossessione. Scorro il pollice lungo la sua pancia, arrivando quasi al punto giusto per darle piacere. Non appena il mio dito sfiorò le mutande Aurelia inarcò la schiena facendo scivolare il suo bacino in giù. Il mio dito rimase fermo a qualche centimetro dal suo clitoride. Sento il suo punto pulsare leggermente contro il mio petto. Mi voleva. E si stava dando a me. Ma questa sera io non la prendo tutta. Voglio che si ricordi il mio tocco, voglio che desideri solo il mio tocco. Voglio che cerchi solo le mie dita.
"Che cosa vuoi?", la mia seconda mano scese alla sua coscia afferrandola."Parla, Aurelia", il mio pollice iniziò accarezzare l'interno della coscia. Inarcò un'altra volta la schiena cercando di far spostare la mia mano. Avrei dovuto pensare che volesse che smettessi, ma non era affatto così, voleva di più.
"Nils...", mormorò lei lasciando cadere la testa all'indietro.
"Si?", un sorrisino si allungo sulle mie labbra. Le mie mani stavano vagabondando sul suo corpo snello. La sua pelle morbida e calda mi fa venire voglia di affondarle dentro i denti.
"Nils, ti prego", i miei occhi incontrano i suoi per un istante e giuro di aver visto le fiamme dentro, come se le sue pupille diventassero arancio, color fuoco. Non è per niente una cosa comune per una tregua solitaria e semplice.
"Hmm?" distolsi lo sguardo, evitando qualsiasi cosa stesse succedendo, "Che cosa vuoi?" , tornai a guardare il suo viso, il rossore si diffuse sulle sue guance. "Dimmi", la incoraggiai. Volevo che dicesse di smettere, così sarebbe stato più semplice a convincermi di non toccarla.La mia testa si abbasso vino a sfiorarle l'interno coscia con il respiro, "Dimmi di smettere, Aurelia", la implorò. Lei rimase fissa a guardarmi mentre respiravo contro il suo corpo.
"Toccami", disse lei, "Toccami, ti prego", m'imploro. Cazzo. Mi chinò in avanti senza mai distogliere i miei occhi dai suoi. Quel arancio fiamme mi fa girare la testa.
"Cosa?", la stuzzicò dandole un lieve bacio sulla stoffa che avvolgeva la sua vita.
"Nils...", mormorò affannata, e pure non le avevo ancora fatto niente per farla respirare così pesantemente. Che brava bimba, la voglio sempre così con me.
"Aurelia, dimmi cosa fare", sapevo perfettamente che lei non aveva fatto molto con nessuno, mi sono preso cura personalmente di questo, volevo che me lo dicesse lei. Stasera mi sento in vena di fare il bravo, di fare ciò che vuole lei.
"Toccami, per favore"".
"Dove?", mi piace giocare con lei, mi piace vederla imbarazzata.
"La giù", disse e si sistemo meglio.
"La giù dove?", la mia bocca si sposto verso le sue mutande e le accarezzo il clitoride con il respiro, "Qui?", sfiorò leggermente con le labbra il tessuto dove si nascondeva il suo punto debole.
"Si", prese una boccata d'aria, mentre continuavo ad accarezzare leggermente con le labbra.
"Così ti basta?", sorrisi contro il tessuto sottile.
"No", rimase ferma, "Di più", disse spingendo il bacino contro la mia bocca, appoggio le labbra sul tessuto. "Ah", un gemito sfuggi dalle sue labbra "Nils...", mormorò. "Per favore", m'imploro. Che brava.Spostai lentamente il tessuto che copriva il suo punto dolorante. "Fammi guardare", il mio pollice si fece strada verso la sua entrata mentre stavo ammirando la sua carne rosea, ha un aspetto così bello, ci posso scommettere che il suo sapore ne sarà ancora più dolce di quel che sembra. Raccolsi l'umidità che aveva attorno all'entrata e mi porsi il dito alla bocca mettendolo dentro. Lei gemette.
"Sei così bagnata, inutile creatura", lei non rispose. "Tutta per me", affondò la mia testa tra le sue gambe. Afferrò l miei capelli con una mano mentre con l'altra si reggeva ancora su. Iniziò a disegnare con la lingua contro la sua pelle calda. Il suo sapore è così...buono...vorrei mangiarla ogni giorno.
"Ah", gemette, mentre io lavoravo ancora di più sulla sua pelle facendola agitare sotto di me. Cazzo.Mi sveglio tutto sudato col cazzo che pulsa. I ricordi di quella notte mi perseguitano, sia la parte buona che la parte brutta. Non mi ricordo più nulla dopo il quel punto, e nessun incantesimo di recupero dell memoria sta funzionando. Rivivo il momento solo fino a quel punto, sapevo che quel occhi arancio fiamma erano inizio di qualche incantesimo oscuro e potente, cerco di andare avanti.
Come ogni mattina afferrò il mio telefono dal comodino. Aurelia si è svegliata qualche giorno fa. Sono felice – ma ha perso la memoria, e non va bene. Non avrò alcuna risposta. Apro l'applicazione e apro le videocamere. Sta avendo una conversazione con mio padre nel salotto."Pensa davvero che stia facendo questo? Che faccio finta di non ricordare?", dice Aurelia accigliata. Mio padre le ha appena detto che mente. Che si ricorda, un pezzo di merda. Se Aurelia si ricorda tutto allora perché non è qui accanto a me.
Lancio via il telefono e mi alzo, oggi va a scuola, e io la seguo. Prendo lo zaino e la maschera nera dal comodino, la infilo nello zaino. Sono pronto.
Aurelia ha la lezione di chimica, e mi fissava.
Aurelia ha scoperto di avere dei poteri, ha mandato il tempo indietro, è più sveglia di quel che pensavo.