When everything is changed

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Selene pov

Mi perseguita. Come un dannato incubo che torna ogni sera. Un incubo di cui ormai conosci ogni dettaglio, dove andare e quando tornare indietro. Eppure che cambia ogni volta pur di farti restare la vittima.

Vederlo, ieri, in classe di fianco a me con quel sorriso beffardo sul volto consapevole di quanto stia riuscendo nel suo scopo di tormentarmi. Come se non avesse mai smesso, ma una domanda rimane sempre nella mia mente.
"perché è uscito così presto dalla prigione."
Doveva rimanerci per almeno cinque anni. Mia madre si era assicurata di tutto. Eppure neanche due anni che l'hanno scagionato.

Lui vive per tormentarmi.

Evie mi parla al mio fianco, eppure sento la sua voce così distante. Come se avessi perennemente le orecchie tappate. La vedo gesticolare e muoversi in preda alle crisi per via della sua uniforme di cui non trova la cravatta, la mia camera di colpo è diventata uno di quei grandi magazzini che pullulano di vestiti. Ha messo tutto a soqquadro, la mia camera, la sua. Eppure della sua cravatta nessuna traccia. Il mio sguardo peró rimane fisso sul pavimento di camera mia. La sento infastidirsi e così mi da uno scosse.

"Selene, aiutami!"

Dice irritata. Io scuoto la testa e mi volto verso di lei accennando una risata assente. Successivamente annuisco.

"Hai provato a Chiedere ad Aveline?"

Vedo il suo volto illuminarsi così sorride ed esce dalla mia camera dirigendosi verso quella di Aveline. Sento le due iniziare a bisticciare leggermente. Line ha preso confidenza con Evie già da tempo, è ormai per lei un altra sorella maggiore. Io sbuffo una risata sentendole e successivamente mi alzo dirigendomi verso lo specchio per sistemarmi. A volte truccarmi, o magari farmi i capelli mi aiuta a non pensare perché mi concentro solo sul fare bene il trucco o il parrucco.

"C'è l'aveva lei e la stava usando fingendosi una segretaria. Line a volte sa essere davvero fastidiosa."

Mi volto verso di lei fissandola per qualche secondo per poi annuire e rivoltarmi verso lo specchio continuando a mettermi il mio mascara. Lei finisce di pettinarsi e successivamente scendiamo al piano inferiore. Siamo in ritardo, Già di un'ora. Aveline ha deciso di non andare a scuola inventandosi una scusa. Non ne capisco il motivo ma ho deciso di non indagare, Mamma invece è andata nel suo ufficio già da un po'. Io ed Evie usciamo di casa e io salgo in macchina, ovviamente dal lato del guidatore, è una volta che anche lei è salita metto in moto e partiamo. Arriviamo a scuola e corriamo dentro alla nostra classe. Chiediamo scusa al professore e ci muoviamo a metterci a sedere cercando di non dare troppo nell'occhio.

In classe però vi sono quattro posti vuoti. E di Ares, Elizabeth, Matthew ed Ian neanche l'ombra. Ma la mia attenzione si sposta sulla porta dell'aula che viene aperta nuovamente. Kendrick fa la sua entrata facendo un cenno al professore che però lo sta sgridando. Senza ascoltarlo però si mette a sedere dietro di me. Il mio sguardo guizza immediatamente su Evie. Le cosce si stringono istintivamente e il piede inizia a battere nervosamente sul pavimento. Sento Evie che cerca la mia mano e la stringe provando ad aiutarmi. Lei sa tutto. Il giorno prima mi aveva aiutato a distrarmi ma lui non abbandonava mai la mia testa. Lo sento muoversi dietro di me, sento il suo sguardo addosso come un dannato ferro incandescente. La bocca diventa secca e mi si forma un blocco in gola. Mi mordo le pellicine del labbro inferiore fino a farle sanguinare. Non mi volto a guardarlo, ma sono sicura che lui ha quel suo solito ghigno addosso, e che la sua mente vedendomi davanti a lui fa i suoi  vari viaggi. Lo odio, riesce a farmi sentire sporca, orribile e piccola solamente guardandomi.

Evie, di fianco a me, preoccupata vedendomi così fa del suo meglio per aiutarmi a calmarmi. Ma l'uniforme inizia a starmi piccola, la cravatta inizia ad essere troppo stretta e il cuore inizia a pompare sangue fin troppo velocemente. Lui non fa nulla, ma fa tutto. Riesco a sentire ancora le sue mani addosso a me, le lacrime che mi rigano il volto e le mie preghiere silenziose, i miei occhi restano aperti. Perché anche solo un momento di buio potrebbe portare a vedere ciò che cerco di dimenticarmi da due fottutissimi anni. Ma un rumore mi porta lontano da quel mondo. la canzone "Nightmares" dei Palaye Royale iniziare a salire lentamente. Le allarmi delle macchine nel parcheggio che suonano tutte insieme, ruomori di vetri rotti e urla.

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