Felicità

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(Mi scuso davvero per la prolungata assenza, ma purtroppo mi sono ammalata e non ho potuto dedicare alla storia il tempo che avrei voluto. Avevo promesso un capitolo un po' più corposo degli altri, ma a scrivere sono lenta e non volevo lasciarvi senza nulla per altro tempo.
Quindi, ecco a voi il continuo e buona lettura a tutti! <3
)

Quando Satoru si allontanò delle labbra di Suguru qualche secondo dopo, sui volti di entrambi era dipinta sorpresa ed incredulità.
  Satoru non riusciva a credere a ciò che aveva appena fatto e Suguru, nonostante la dichiarazione a quanto pare di successo, si sfiorò le labbra esterrefatto mentre i suoi occhi rimasero inchiodati a quelli dello stregone.
  «Non posso credere di averlo fatto» mormorò Satoru mentre il moro lo fissava ancora sbalordito. Non sapeva cosa si fosse mai aspettato, ma certamente non era pronto come pensava: oramai era chiaro che il termine 'amici' non fosse più qualcosa di appropriato, a meno che non stesse leggendo in quel bacio qualcosa che esisteva solo nella propria immaginazione. Ma in che altro dannato modo si sarebbe dovuto interpretare un bacio?
  «Potremmo solo rifarlo» disse infine Suguru, cercando con lo sguardo l'approvazione di Satoru. «Le domande dopo».
  L'albino approvò l'idea in tacito silenzio e questa volta fu il moro ad avvicinarsi al suo viso, unendo con delicatezza le loro labbra sotto la tenue luce serale. Il bacio adesso fu più dolce, entrambi assaporarono appieno quel timido momento per poi guardarsi negli occhi ricolmi di vulnerabilità.
  «Quindi hai una cotta per me. Imbarazzante».
  «Non rovinare il momento» contestò Suguru con le orecchie rosate.
  «Ok ok, che permaloso! Può essere che anche tu mi piaccia. Poco però, non allargarti troppo».
  Il moro sbuffò mentre Satoru rise compiaciuto, non riuscendo a mascherare quanto per la prima volta in vita sua si sentisse maledettamente felice. Entrambi stavano vivendo qualcosa di nuovo ed era comprensibile fossero spaesati, sebbene più contenti che mai.
  «Quindi che cosa...?» Azzardò poi l'albino, lasciando cadere la frase nel pesante silenzio della notte.
  «Non lo so. Vorresti...» Suguru inspirò, anche lui non potendo credere a ciò che si stava ritrovando a dire. «Vorresti uscire con me?»
  «Dipende. A quante lo dici al mese?»
  «Sei la prima» sorrise lo stregone, ricevendo un 'touché' da Satoru che si allungò per riprendersi gli occhiali. Perché sarebbe bastato leggergli negli occhi e la risposta sarebbe stata pateticamente innegabile, sebbene la luna celasse parzialmente quanto il viso gli si fosse completamente arrossato.
  «Se proprio mi tocca».
  L'albino lo guardò furbesco, poi appoggiandosi contro la spalla del ragazzo per continuare a stuzzicarlo. «Allora, da quant'è che ti piaccio? La prima volta che mi hai visto avrai pensato che fossi bellissimo e affascinante. E chi l'avrebbe mai detto che sotto sotto avessi fatto colpo sullo studente modello! Lo studente modello che ti prende in giro solo perché in fondo gli piaci. Alla fine non siamo un po' scontati?» Continuò mentre Suguru borbottava di rimando quanto ritirasse la dichiarazione, sebbene si tenessero timorosamente la mano senza ancora avere il coraggio di guardare.
  Satoru riportò il moro nella propria stanza offrendogli un gentile passaggio, poi dondolandosi giocoso sul traverso della finestra. Proporgli di rimanere in camera gli era passato per la mente, ma allo stesso tempo avevano entrambi bisogno di metabolizzare l'accaduto e scartò presto l'idea. «È ora che lo studente modello rispetti il coprifuoco?»
  «Non dovrei nemmeno essere qui, siamo sempre ad un passo dall'espulsione» precisò il moro a braccia conserte.
  «Come se potessero».
  «Comunque, non testiamolo» concluse Suguru, poi addolcendo lo sguardo nel guardare il ragazzo. Gli pareva un cucciolo deluso. «Buonanotte Satoru. A domani».
  «Noioso. A domani».
  Il giovane lo salutò sospingendolo fuori dalla camera per nascondere i propri pensieri, sebbene fosse a dir poco inutile. Non appena la porta venne chiusa, l'albino si buttò sul letto per poi affondare il viso paonazzo nel cuscino: non era ancora sicuro di non star sognando, o tantomeno se non fosse un incubo dato che era piacevolmente terrorizzato dalla situazione.
  I suoi sentimenti non erano affatto cambiati, perché qualunque fosse stato il futuro voleva solo che Suguru fosse al proprio fianco. Egoistico forse, ma in una vita condannata a servire l'umanità, Satoru aveva appena deciso che forse di un briciolo d'amore ne fosse meritevole.

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