Il mio tramonto

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Un po' perché si stava bene e un po' per rimandare il momento del ritorno, Suguru propose inaspettatamente di rimanere in spiaggia fino al tramontare del sole. Satoru, già di suo poco incline ad andarsene, accettò volentieri la proposta e Shoko non ebbe nessun'altra scelta se non rimanere assieme a loro e prolungare l'uscita.
  La brezza marina incominciava adesso a farsi frizzante, costringendo Satoru a rimettersi la maglietta mentre osservava la camicia hawaiana dell'amico svolazzare al vento assieme alla sua chioma. In quell'istante, Satoru si perse ad ammirare la figura del moro che si stagliava dinnanzi alla luce del sole mentre l'aria marittima gli riempiva appieno i polmoni: al ragazzo pareva di non aver mai visto niente di più splendido ed i suoi occhi di vetro si persero a contemplare il capolavoro che per lui Suguru era, come se il tempo si fosse improvvisamente fermato per permettergli di apprezzare ogni singolo dettaglio di quell'opera inimitabile.
  Il suo cuore riprese a ribellarsi dolorosamente, come se fosse in una situazione di estremo pericolo di fronte ad una contorta maledizione. Suguru era sempre stato qualcuno di profondamente irresistibile, dai saldi ideali ed un pizzico di curiosa enigmaticità che lo rendeva ancora più affascinante: in fondo, Satoru era cosciente che in verità non avesse potuto fare a meno di esserne attratto sin dall'esatto momento in cui i loro sguardi si erano incontrati.
  Forse, il suo cuore lo stava proprio avvisando che fosse al cospetto di una minaccia. Lo stava avvertendo che fosse ai margini di un buco nero che rischiava di inghiottirlo e da cui mai avrebbe più fatto ritorno, che era troppo vicino a quella volpe dai favolosi occhi dorati che gli avevano invaso la mente. 
  «Satoru!» La voce del moro lo richiamò alla realtà, sebbene il suo sorriso gli avesse ancora una volta alleggerito il cuore. «Hai bisogno di un riavvio?»
  Satoru sbuffò, scuotendo la testa mentre l'amico gli si sedette affianco per ammirare il panorama. «Non pensavo fossi un tipo sentimentale Suguru, mi stupisci. Il tramonto?»
  Il giovane rise lieve, a questo turno accettando la presa in giro. «Il tramonto. Ne hai mai visto uno?»
  «Ma certo. Non vengo dalle caverne!»
  «Ne hai mai guardato uno?» chiese poi Suguru con improvvisa serietà ed incatenando i loro sguardi, in verità certo della risposta.
  Chissà quando, nella sua vita, Satoru aveva mai avuto l'occasione di apprezzare la semplicità delle bellezze che il mondo aveva da offrire. Suguru si era ripromesso che gliele avrebbe fatte scoprire, ammirare, sfiorare con mano e che gli avrebbe insegnato a vivere come aveva il pieno diritto di fare.
  Suguru accennò un sorriso di fronte al chiaro silenzio dell'amico, poi tornando a volgere l'attenzione al panorama mozzafiato di luci e colori che si riflettevano sulla placidità del mare. «Come pensavo».
  Satoru deglutì silenziosamente, posando il mento sulle proprie ginocchia rannicchiate al petto. Magari non aveva mai guardato un tramonto, ma era sicuro di aver guardato lui. Lui ed i suoi capelli sciolti che gli ricadevano lungo la schiena, il suo scaltro sorriso ed i suoi occhi capaci di fargli vacillare le mere fondamenta del proprio essere. Completamente perso in questi pensieri, il ragazzo nemmeno si accorse di Shoko e si spaventò a morte nel momento in cui la compagna gli mise le mani sulle spalle.
  L'urlo fu certamente mascolino e degno del portatore dei Sei Occhi, nonché lo stregone che avrebbe dovuto proteggere l'umanità intera dalle maledizioni più malvagie e spietate.

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