Incontro - 5

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Erano trascorsi diversi mesi dal loro primo incontro e l'anno scolastico volgeva oramai al termine. I tre ragazzi avevano dunque avuto modo di entrare più in confidenza tra loro e conoscersi meglio tra i banchi scolastici, non che Satoru avesse avuto problemi di alcun tipo da questo punto di vista.
  Il loro posto favorito era vicino ai distributori automatici in cui generalmente si poteva godere di una temperatura sempre mite e piacevole. Anche quel pomeriggio, Shoko fumava la sua solita sigaretta di metà giornata mentre i due compagni aprivano le lattine che erano riusciti a strappare dalle grinfie del malfunzionante distributore.
  «Da quanto fumi?» Le chiese Suguru con curiosità.
  «Da quest'anno. Precisamente da quando vi conosco... Che coincidenza» scherzò la ragazza con ironia, spegnendo la sigaretta a terra per poi raccoglierne il mozzicone.
  Satoru sogghignò allegro, bevendo qualche sorso della propria bevanda frizzante. «Ambientalista e ipocrita? Ambo!»
  Shoko alzò le sopracciglia e, prima che potesse ribattere quanto l'unica spazzatura in giro di cui preoccuparsi fossero loro due, le squillò il cellulare nella tasca della divisa. La ragazza lo prese in mano, incominciando ad allontanarsi dai compagni per rispondere. «Torno subito. Non metteteci nei guai».
  I due ragazzi si scambiarono un'occhiata e l'albino ghignò malizioso, ignorando completamente il lungo sospiro di Suguru che lo fece ridere di nuovo. Il moro lo guardò sorridere ed improvvisamente gli tornarono in mente le parole con cui lo aveva sprezzantemente definito al loro primo incontro: una divinità inumana, un dio tanto lontano dal mondo terreno da non riuscire neanche a comprenderne quei problemi che nemmeno lo sfioravano. Egoista, cinico e crudele.
  Solo adesso il moro aveva compreso quanto fosse stato lontano dalla dura realtà dei fatti. Divinità? Certamente il clan Gojo aveva sempre trattato come tale il loro talentuoso pupillo, ma ciò non significava che Satoru non fosse umano. Ad essere completamente sincero con sé stesso, il ragazzo era molto più umano di molte persone che Suguru aveva incontrato nel corso della sua esistenza.
  La sola differenza era che fino al suo arrivo alla Jujutsu High, nemmeno Satoru aveva mai avuto l'occasione di scoprire e vivere la propria umanità. Quell'anno aveva finalmente giocato nella prima neve invernale che fin da bambino si era limitato ad osservare da dietro un vetro, aveva sbaragliato i suoi compagni tra le colorate luci dell'arcade e la sua gioviale risata aveva rimbombato in tutto il locale. Aveva provato a fare un giro in bicicletta assieme al moro e aveva persino mangiato dell'economico soba come se fosse tra le pietanze più squisite che avesse mai assaggiato, finendo per chiedere il bis con ancora la bocca piena.
  Satoru era rumoroso e comunque rimaneva fastidioso, ma Suguru aveva capito che dietro i suoi modi da bambino non si celasse alcuna malizia. Solo una disperata ricerca dell'attenzione che in quanto persona in carne ed ossa non aveva mai ricevuto.
  L'unico aspetto disumano erano i suoi occhi, splendenti zaffiri con cui neanche la più bella delle stelle avrebbe retto lo schiacciante confronto. Gli occhi che lo fissavano proprio nell'istante in cui realizzava come desiderasse accompagnare Satoru alla scoperta della sua umanità mai vissuta, stringendogli la mano semmai avesse avuto paura delle fragilità lungo la strada. Ed era sicuro che camminare assieme lungo questa via avrebbe fatto meno paura ad entrambi, perché Satoru era nientemeno lo specchio in cui Suguru poteva a sua volta scoprirsi.
  «Ehi Suguru, vuoi altro?» Domandò improvvisamente l'albino con qualche tintinnante moneta tra le mani.
  Suguru si limitò a scuotere la testa, declinando con un sorriso come a scusarsi di essersi distratto tra i propri pensieri. Era sicuramente troppo presto per rivelargli che finché sarebbero stai insieme, aveva già tutto ciò che avesse mai potuto desiderare.
  Quel giorno, Suguru accettò di realizzare quanto fosse doloroso innamorarsi di una stella: meravigliosa, lontana, irraggiungibile.

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