Al riparo

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Finalmente, ogni preghiera fu accolta ed una pioggia inaspettata si abbatté sulla torrida città di Tokyo.
  I tre avevano appena concluso di vedere la pellicola e si ritrovarono dinnanzi ad un acquazzone da non sottovalutare, rimanendo al riparo sotto la tettoia dell'uscita del cinema mentre osservavano la pioggia infierire sulle strade. Satoru commentò l'imprevisto con un sonoro sbuffo infastidito, o almeno fino a quando Shoko non incominciò a tirare fuori dalla sua borsa un ombrello portatile color porpora.
  «Cosa?» Chiese la ragazza con assoluta tranquillità di fronte allo sguardo del compagno, sebbene si sentisse perfettamente la sfumatura di provocazione. «Lo avevano detto che avrebbe piovuto».
  «E io l'ho sempre detto che in realtà fossi una strega. Suguru, immagino che anche tu-»
  Satoru si voltò verso il moro aspettandosi sostegno, immaginando che nemmeno lui avesse consultato le previsioni di quella serata e che fossero dunque nella stessa condizione. Tuttavia, ogni sua speranza si sgretolò nel momento in cui vide che anche Suguru si fosse portato dietro un ombrello.
  «È da una settimana che lo ripetono» sottolineò Suguru, evidentemente compiaciuto dalla spiacevole situazione dell'amico.
  «E quando pensavate di rendermi partecipe?!»
  «Non lo abbiamo mai pensato» rispose Shoko con un sorriso, aprendo l'ombrello ed iniziando a camminare da sola verso l'istituto. «Non sai da quanto aspettavamo un'occasione come questa. Ciao Satoru».
  «A domani Satoru».
  Suguru gli dedicò uno dei suoi falsi sorrisi cortesi per poi seguire l'amica, quasi marcando ogni passo per far sì che il compagno lo udisse meglio. Il giovane fissò i due traditori con la mascella contratta ed indeciso sul da farsi: un'idea poteva essere quella di attivare il Minimo Infinito, ma certamente non sarebbe passato inosservato agli occhi della gente e niente gli garantiva che i due non avrebbero spifferato tutto al professor Yaga. Aspettare che spiovesse era invece altrettanto rischioso, dato che non sapeva quando il tempo avrebbe accennato a rasserenarsi.
  Satoru scosse la testa, infine agendo d'impulso come suo solito e correndo determinato verso gli amici per nulla sorpresi dal suo gesto.
  «Non ci provate!» Esclamò deciso, aggrappandosi al moro con nessuna intenzione di lasciarlo andare. Specialmente perché di Shoko aveva in fondo troppa paura per fare una cosa simile.
  «Dai, fammi spazio Suguru! Ci stringiamo vicini vicini~!»
  «Satoru-!»
  «Non fare l'egoista!»
  Nonostante l'opposizione, Satoru riuscì finalmente a conquistarsi un riparo al di sotto dell'ombrello a seguito di numerosi tentativi di sfratto. Come di consueto invece, Shoko si rifiutò di essere coinvolta nel battibecco e si mantenne a debita distanza di sicurezza durante il tragitto verso la loro scuola.
  Suguru fu costretto a rassegnarsi alla prospettiva di camminare con la maggior parte della spalla sinistra sotto la pioggia, già percependo l'acqua impregnare il tessuto della sua maglietta mentre un brivido di gelo lo fece visibilmente sobbalzare.
  Il moro socchiuse gli occhi infreddolito quando, d'un tratto, Satoru spostò di più l'ombrello verso la sua parte in modo da coprirlo al meglio.
  «Potevi dirmelo» bofonchiò Satoru senza guardarlo negli occhi, sentendosi protetto dai propri occhiali a specchio che lo nascondevano dallo sguardo di Suguru.
  Il ragazzo lo osservò stupito per qualche istante, poi abbandonandosi ad un lieve riso di scherno per l'inattesa preoccupazione dell'amico. Eppure, in quel sogghigno da volpe vi era la stessa amabilità con cui pronunciava il suo nome e Satoru si sentì profondamente riscaldato da quella sincera risata.
  «Dov'è la tua commuovente gratitudine? Dovrò rubarti l'ombrello per insegnarti un po' di riconoscenza».
  «Provaci Satoru».

SatoSugu | Jujutsu KaisenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora