21. Un motivo per combattere

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Yoichi sentì quelle parole e tacque, abbassando lo sguardo: tutta quella gente che aveva conosciuto nella Resistenza del Nord era morta, per causa sua.
Quel pensiero si stava annidando nella mente come un parassita; il senso di colpa lo stava corrodendo pian piano, piantando le radici in quel cuore puro, rendendolo pesante.
'È disposto a tutto per riportarmi a sé...' sgranò gli occhi, quelle parole corrodevano la lucidità della mente di Yoichi 'Ho perso la ragione? Cosa mi è saltato in mente?'.
Iniziò involontariamente a battere velocemente il piede sinistro sul pavimento.
'Tutti moriranno per colpa mia!'
Il respiro si fece più corto, rumoroso, mentre con la mano stringeva la maglia bianca vicino al cuore.
'La Resistenza brucerà per colpa mia!'
Il battito accelerò, in un palpito troppo veloce.
'Kudo morirà per colpa mia!'
Il tempo sembrava essere più spedito, il ritmo del piede sembrava inarrestabile.
'Lui ottiene sempre tutto quello che vuole. Ha sempre ottenuto quello che voleva'.
Il corpo iniziò a tremare, non riusciva più a sentire nulla.
'Lui mi avrà di nuovo.'.
Le orecchie cominciarono ad emettere un fischio lungo continuo; lo sguardo vacuo lo stava estraniando dalla realtà.
'Non è possibile per me essere libero. Perché mi illudo? Ritornerò nel buio'.
L'inquietudine lo stava assorbendo nel baratro della paura e disperazione.
Ogni parola era un suono soffuso e incomprensibile, ogni immagine sembrava sbiadita di fronte a sé: non metteva a fuoco neanche quel volto familiare dai capelli rossi di fronte a sé.

"Yoichi. Sono qua.".
Il tono serio ma rassicurante di quella frase lo svegliò da quella specie di trance, mentre in modo impercettibile provava ad afferrare qualcosa...
E sentì un contatto, una mano calorosa gli stava tenendo la mano sinistra. Vide chiaramente un paio di occhi color cremisi.
"Sono qui per aiutarti. Siamo qui per aiutarti.".
Quel tono sincero stava scaldando e calmando il ritmo serrato del cuore.
"Lui non c'è. Lui non è qua. Lui non ti avrà. . ."
Il piede sinistro smise di battere sul pavimento.
"Respira con me... Inspira... espira..."
Ci volle un po', però il respiro divenne regolare.
"Sei in un posto sicuro..."
Tutto divenne calmo... tutto ritornò alla normalità: Yoichi si svegliò da quella specie di trance, realizzando che stava stringendo la mano di Kudo.
Era ancora seduto sul letto e mormorò piano "Cos'è successo? Io-".
Bruce sussurrò alla radio "Non serve più.", per poi abbandonarsi sulla sedia e tirare un respiro di sollievo "Ragazzino, sei di nuovo con noi".
Kudo era appoggiato con le ginocchia al pavimento, aveva ancora l'aria preoccupata e chiuse gli occhi, mordendosi il labbro "Un mio errore.".
Si alzò, piano, per poi sedersi sul letto.
"Bruce, lasciaci soli."
"Ma-" protestò Bruce "Cosa faccio del nuovo arrivato?"
"Sai le procedure. E sai che toccherà a te un giorno gestire tutto questo. E quel momento sarà prossimo. Non resterò a guardare.".
Bruce impallidì e si alzò, scuotendo la testa "Non puoi... perché...?".
Vide Yoichi, si morse il pugno, mormorando "No. Quello stronzo... L'hai capito prima di me.". Poi, annuì "Si, Leader. Lo introduco alla Resistenza".
Diede un calcio sullo stipite della porta dalla rabbia e uscì fuori.
Avevano sentito entrambi quelle parole del ragazzo dai capelli bianchi proferite durante quella trance. Quelle due singole parole "NON TOCCARMI!".

Kudo chiuse la porta e porse una tazza di cioccolata calda a Yoichi, per poi introdurre uno degli argomenti più delicati che avrebbe mai fatto in vita sua "Ti devo parlare di una cosa...".
Sospirò "Tuo fratello non si limitava soltanto... con le minacce verbali. Si spingeva oltre... Ho indovinato?"
Yoichi soltanto annuì, fissando un punto vuoto di quella tazza rossa.
Un lungo discorso privato si tenne in quella camera... tra pianti e disperazioni, nessuna di quelle confessioni e risposte lasciò mai quelle quattro mura.
Non l'avrebbe mai sentito nessuno, se non Kudo, il quale seppe cosa fare una volta lasciata la stanza: Era trascorsa mezza giornata, quando venne chiamato per una missione e stava indossando il giubbotto mimetico.
Girò lo sguardo al suo interlocutore, il quale stava mangiando una mela, avvolto da una coperta, con gli occhi che avevano ormai perso il gonfiore e il rossore delle lacrime.
"Devo andare..." disse piano "Ricorda. Hai la radio. Se stai chiuso in camera, sappi che devi mandare a ogni ora la frase 'Sono qua'."
Si avvicinò e sospirò "Avrei voluto darti di più. Aiutarti di più... Non voglio lasciarti solo... Questa missione durerà quattro giorni. E so che non-".
Yoichi gli accarezzò il viso, la voce era meno smorzata rispetto qualche ora fa "Mi hai fatto sfogare... tutto. Ora sono... non so... ma mi sento bene."
Chiuse gli occhi, sorridendo "Ho questo benessere incancellabile. Non ti preoccupare per me e vai in missione. Io preferisco restare qua oggi. Ti prometto che domani provo ad uscire dalla stanza e andare in infermeria dal mio mentore... ci vediamo al tuo ritorno.".
Kudo prese il proprio zaino, per poi sorridere "Combattiamo da sempre per la libertà di tutti. Anche per la tua, Yoichi. E non ci arrenderemo mai. È una promessa la mia.".
Chiuse la porta, lasciandosi alle spalle lo sguardo verde pieno di stupore e un sussurro "Mio eroe...".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 19 ⏰

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Light Behind Darkness [Kudoichi]. An untold hero taleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora